IL CORTILE SSB

05/02/2010 | TRE MINUTI CON...

Paola “Globetrotter” Roncaglia

Siamo orgogliosi di presentarvi oggi, anche se non c’é più bisogno di presentazioni, l’intervista della Paola Roncaglia ormai diventata uno dei pilastri di questo sito con i suoi racconti e storie che ci ha lasciato in eredità.

1. Com’era Beirut ai tuoi tempi e quali sono i tuoi ricordi più importanti di allora?

La Beirut dei miei tempi era una citta’ in evoluzione che non voleva cambiare…essenzialmente c’era il Centro citta’, la Hamra , la Corniche e poi tutto quello che era “fuori” Beirut cioe’ Daoura, e il suo famoso Rond-point, Jounieh, le montagne, il sud, I Cedri! Senza dimenticare Harissa e la mia adorata mamma che mi aiutava per le tante scale della Madonna!
Quando abitavo Beirut e che ancora non guidavo, il mio universo era limitato alle strade che percorrevo a piedi, Il dedalo della zona Hamra/Rue Bliss era ben conosciuto con tutti i vicoli e le stradine che culminavano in piccoli passaggi attraverso i muri dei vari giardini. Tante volte il bucato abbondante ci nascondeva da queste scorciatoie e altre volte passsavamo con la benedizione degli inquilini.
I giardini di Sanayeh erano il mio “giardino” e con il triciclo e i pattini e la manina in quella di mio papa’, passavo dei bellissimi pomeriggi a gironzolare con tanti altri bambini. Quando cominciai ad andare dai Salesiani ero gia’ in terza media…allora la guerra non era cominciata, si usciva spesso benche’ non ero spesso invitata alle parties e se lo ero , timida mi mettevo in balcone a guardare le coppie che ballavano. Il mio primo slow lo ballai al suono dei Beatles, una delle mie canzoni predilette “Imagine”…che ballo’ un anno fa  mia figlia col suo papa’ dopo la cerimonia del suo matrimonio in Virginia. La canzone fu scelta da me senza esito…ancora te Beirut che non mi lasci mai il pensiero!

2. In che modo pensi che gli anni di scuola a Beirut abbiano influenzato la tua vita successiva?

Non essendo cresciuta in una casa dove c’erano fratelli, di trovarmi in classi dove le ragazze erano pochissime, devo dire che e’ stato un grande shock all’inizio. Mi ricordo che i “maschi” stavano in un grande cerchio in cortile e vicino c’era un cerchio minuscolo di “femmine” e i due cerchi si guardavano con sospetto, un po’ di paura (molta?), soggezione. In classe non bisognava neanche sedersi fra di “loro” (dipende da che prospettiva si parla). Le femmine dietro cosi’ non ricevevano nei capelli le pallottoline di carta ( si’ Mario Corsini sei te il colpevole!) o i bisbigli da tutte le parti… come si fa questo problema…? (Si’ Mario ancora te!)…
I Don erano li’ perche’ tutto funzionasse armoniosamente…ed evitare i sotterfugi…pero’ inevitabilmente succedevano alcune cosette… che adesso mi fanno sorridere!
Quello che mi e’ sempre rimasta impressa e’ l’innocenza con la quale esistevamo…ed e’ sempre stato un elemento molto importante perche’ tutte le esperienze che rimangono attaccate a quegli anni mi han aiutata a mantenere schietto il mio approccio alla vita personale e professionale.  Credo sempre nella bonta’ e la positivita’ delle persone…anche quando la squadra di basketball si faceva sterminare dall’ACS, tutti cantavano e facevano baldoria assieme…sentirsi tristi non era nella nostra natura di allievi di Don Bosco!
Finche’ ci si alza dalla caduta c’e speranza!

3. Con quali persone di allora sei rimasto in contatto in questi anni?

Attraverso gli anni ho ritrovato tante persone, ma con alcune sono sempre rimasta in contatto: Rita Toiani e famiglia, Bice e Umbero Corsini e la loro mamma Anna-Maria. Le nostre vite si son intrecciate dall’inizio:
Rita era sempre da me e io da lei e Bice e’ andata all’AUB con me. Berta Araman, Rita Cataldo, Pia Dandolo…anche loro erano sempre li’ e costituivano le amicizie indelebili dell’epoca (Talvolta non ci si scrive tanto ma una volta a Beirut uno si riconnette subito con tutti, e’ normalissimo!). Carla e Marina Loria le vedevo quando tornavano da Roma.  Flavio Battaglia l’ho rivisto a Roma, Claudio Cordone a Philadelphia. Allora non c’era internet, ma ci si sentiva per telefono o per posta per quelli che eran lontani. Per gli altri, i “locali”, si andava direttamente a casa da loro. Non c’era bisogno di parlarsi per telefono. Con le bombe fuori uno se ne stava a casa o senno’ si giocava nel cortile delle scuole e delle chiese del quartiere.

4. Saresti rimasto a Beirut dopo aver finito la scuola? E pensi che la tua vita sarebbe stata diversa?

Ho lasciato per un anno e ho fatto la quarta liceo dalle suore Francescane del Cairo. Poi tornai a Beirut per andare all’AUB. Mi eran stati proposti altri luoghi ma io non vedevo l’ora di tornare da “me” e cioe’ la mia Beirut. Oramai guidavo, c’era la guerra e mi sentivo invincibile. Ero una “big girl”, sempre abitando con mamma e papa’ e sorellina Cristina, ma la mia prospettiva della citta’ era cambiata. L’Universita’ offriva un campus molto internazionale, e spesso parlavo l’Italiano, con Bice e con alcuni giovani dell’Eritrea che avevano vinto delle Borse di Studio. Quando lasciai Beirut la prima volta nel 76 era traumatico: la Sesta Flotta ci porto’ tutti ad Atene e da li’ andammo al Cairo dove io rimasi per completare gli studi. Mi raggiunse Rita Toiani e li’ fummo interne per un anno dalle suore. La seconda volta fui evacuata con la Nave Caorle da Jounieh…stavolta ero con mia sorella, Bice e sua madre. Andammo a Cipro e da li’ un volo Alitalia ci porto’ in Italia. La prima volta che tornai al Libano fu nel 93…11 anni dopo la mia partenza…e da allora ci son tornata in media ogni due anni!

Se fossi rimasta a Beirut dopo aver finito l’AUB nell’82 senza dubbio penso che sarei stata la stessa Paola: avventurosa, innamorata della vita a tutta velocita’, ma  non avrei potuto trovare le mie ali…gia’ partivano tutti…non so se mi sarebbe piaciuto ritrovarmi senza i miei amici i sabati sera….venendo agli Stati Uniti mi son abituata a vivere con le distanze e a diventare estremamamente indipendente, di allevare due figlie che lo sono ancor piu’ di me e alle quali la vita americana in tutta la sua difficolta’ e fierezza che siano, ci ha offerto opportunita’ bellissime e continua a farlo. Ma il mio cuore e’ sempre diviso in due…la meta’ sta qui e l’altra e’ sempre al Libano, per cui ritrovarlo e’ sempre una gioia immensa.

5. Pensi un giorno di ritornare in Libano? E se si o no, perché?

Penso che sentiro’ sempre l’attrazione inevitabile della mia cara Beirut ma per tornarci a vivere sarebbe un po’ difficile. 6 mesi alla volta forse, includendo l’estate…il caos che tollero quando vado per qualche settimana mi fa sorridere, ma di dover viverlo e di dover combattere la burocrazia no, penso che da vera “american woman” sarei insopportabile e mi butterebbero fuori!

6. Sei interessato/a a partecipare a riunioni future di ex-allievi? Cosa ti è piaciuto o non piaciuto in quelle degli ultimi anni? Quali sono i tuoi consigli in merito?

Non sono ancora stata partecipe alle riunioni: c’e sempre stato un motivo valido, ma vorrei tanto organizzare una riunione al Houssoun per l’estate del 2011! Se ci mettiamo tutti dentro ad una stanza virtuale e cominciamo a mettere giu’ certe date e idee si potra’ fare! Poi ho gia’ spiegato a Sergio che dobbiamo schierare due squadre di pallacanestro quando saremo li’…Gli Angeli e i…Santi???

7. Cosa pensi di questo sito web e come lo vorresti?

Nulla da cambiare! Sono molto onorata di aver contribuito gia’ parecchie volte e ringrazio Diego, il mio editore in chief e boss supremo che ha avuto sempre tanta fede in me.

Un abbraccio a tuttiiiiiiii
PAOLA

PAOLA GLOBETROTTER

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