IL CORTILE SSB

01/10/2009 | TRE MINUTI CON...

Iole Manetti Bakhos

Mi chiamo Iole Manetti, nata a Beirut il 11/04/1956 da genitori italianissimi. Sono sposata con un Libanese ed ho un figlio, Matteo di 31 anni. Ho smesso di lavorare nel 1987 e da allora faccio la House Manager.

Ho frequentato la scuola di Don Bosco a Beirut dal 1969 al 1974.
Attualmente vivo con mio marito a San Gimignano.

 

1. Com’era Beirut ai tuoi tempi e quali sono i tuoi ricordi più importanti di allora?

Beirut 40 anni fa era un bel paese. In Libano la vita era dolce, il modo di vivere, le belle località, le montagne, il mare, i mercatini, gli odori di spezie, il clima ideale con lunghe estati ventilate ed inverni miti.

Poi c’è stata la guerra, ma dopo tanti anni di sofferenze, Beirut ed i libanesi sono sempre uguali. Nelle strade di Beirut non si respira aria di disperazione, anzi gli anziani hanno sguardi fieri, e i giovani sono orgogliosi del loro bel paese.

Per me la differenza fra 40 anni fa e oggi è il traffico un po’ più caotico, tanti centri commerciali, più cinema e discoteche, amici che purtroppo non ci sono più, ma Beirut è una città con un’anima, qui si vive e si respira umanità e solidarietà che hanno ancora un valore profondo per tutti i libanesi.

Si passa da una strada all’altra e si trova un’attitudine culturale diversa, e quest’insieme di strade è semplicemente il Libano, Lebnen.

2. In che modo pensi che gli anni di scuola a Beirut abbiano influenzato la tua vita successiva?

Credo, anzi sono sicura che la mia vita sarebbe stata diversa.

Certo le privazioni e le difficoltà della guerra non sono minimamente paragonabili a quelle che ho affrontato quando ho lasciato il Libano, ma di sicuro a differenza della vita in Europa, nel Libano avrei sempre avuto un sostegno o una parola gentile o anche un semplice caffè offerto da un vicino di casa. Tfadale.

3. Con quali persone di allora sei rimasto in contatto in questi anni?

Sopratutto con la Kikka e la Manuela Bucalo ma dopo il 2007 ritrovo con piacere altri degli ex-allievi, dispersi un po’ dappertutto.

4. Saresti rimasto a Beirut dopo aver finito la scuola? E pensi che la tua vita sarebbe stata diversa?

Si, sicuramente. Lasciare il libano non è stata una mia scelta, ma la guerra e le circostanze hanno deciso per me.

5. Pensi un giorno di ritornare in Libano? E se si o no, perché?

La mi vita è iniziata nel Libano ed è lì che vorrei finisse, il più tardi possibile, certo. Mi sento straniera in tutti i paesi del mondo, compresa l’Italia, ma a Beirut mi sento a casa.

6. Sei interessato/a a partecipare a riunioni future di ex-allievi? Cosa ti è piaciuto o non piaciuto in quelle degli ultimi anni? Quali sono i tuoi consigli in merito?

Premetto che io alla prima riunione degli ex allievi nel 2007, non ci volevo partecipare. Poi mi sono lasciata convincere e non me ne sono pentita. Ho rivisto facce e persone che nel bene e nel male hanno fatto parte di una fetta importante della mia vita.

Alla seconda riunione ero piena d’entusiasmo e impazienza, ma grande delusione perché per tante persone, a parte gli assenti giustificati, la seconda riunione non l’hanno nemmeno presa in considerazione.

Io comunque ho ritrovato degli amici con i quali sono in conttato al di là delle riunioni di ex allievi.

Non saprei cosa suggerire per eventuali future riunioni, eccetto forse per il posto: perché no a Beirut.

7. Cosa pensi di questo sito web e come lo vorresti?

Il sito mi sta bene come e più di prima.

IOLE MANETTI BAKHOS

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