Del Mistro e la tromba di don Gianni

Non mi resta che rovistare tra quelle che ho in Sardegna e mandare quelle che possono interessare il nostro sito…

Una Foto Un testo

Non ci pensavo neanche più e poi, come quasi un segno dalla Turchia carrozzata Istanbul, mi arriva un mail da parte di don Nick, con la storia a proposito della foto che state scoprendo. Una foto ed una storia come quelle di una volta…

Diego

Er Webmaster..., SSB

Carissimo Diego, con riprovevole e quasi ingiustificato ritardo mi decido a rispondere alla tua mail del 30 maggio scorso, e non sto ad elencarti le scuse che mi hanno fatto ritardare… ce ne sarebbero alcune, sempre in primis legate proprio ai condizionamenti imposti dal coronastrunz come politically incorrectly ma objectively lo chiami meritatamente tu, e poi per tanti altri motivi che mi hanno bloccato impedendomi di rispondere subito.

Te ne dico uno: volevo abbinare alla foto in questione un’altra simile a quella e scattata se non lo stesso giorno almeno nello stesso periodo di spensieratezza dei giorni del Libano … non è molto preciso il riferimento a tempo  e spazio, dato che a El Houssoun ho trascorso quattro anni, e due a Beyrouth (!), per fortuna un po’ spensieratamente, il che aiutava a vedere tutto roseo con enorme vantaggio del fisico e dello spirito.

Nella foto pubblicata da te siamo don Gianni ed io, don Gianni con la tromba acquistata non molto tempo prima grazie all’accondiscendenza di don Del Mistro… L’altra foto di cui parlo riproduceva un gruppetto attorno all’Ispettore don Francesco Laconi venuto a visitarci. Eravamo il gruppetto della piccola banda musicale, o orchestrina, da non molto costituita: mi pare di ricordare che nella foto ci fossero Gianni e Abboud Gharghour con la cornetta o tromba, Orlando Cangià con la batteria ed io con la fisarmonica… solo che non riesco a ritrovare questa foto, credo di averla a casa in Sardegna.

Don Del Mistro ci aveva bonariamente permesso e incoraggiato per darci da fare con la musica e aveva autorizzato che si comprasse qualche strumento. La fisarmonica invece era un regalo di mia nonna materna che mia madre mi portò e consegnò a Damasco il 21 dicembre 1965. In quel periodo eravamo anche riusciti a scovare in soffitta due altri strumenti musicali a fiato uguali all’apparenza e di questi ho una foto insieme con don Giammaria Gianazza: io, premendo un quarto pistone extra che permetteva di allungare il circuito dell’aria insufflata rendendo il suono più grave, ottenevo un suono da “basso tuba”, invece Gianmaria, senza premere quel quarto pistone extra lo suonava come “bombardino”, dal suono baritonale più o meno equivalente a quello del trombone a pistoni o a tiro o a coulisse… Poi era arrivato un clarinetto che suonava Adriano Moro, (attenzione: il soggetto, caso nominativo, è Adriano Moro, il complemento oggetto, accusativo, è il clarinetto!), e un sassofono che suonava Angelino Rugolotto (anche qui attenzione ai nominativi e agli accusativi!)

Ho accennato al 21 dicembre 1965, a Damasco… Ti chiederai cosa ci facessi (mi piace il congiuntivo e lo uso, a dispetto di chi gli fa guerra!) il 21 dicembre 1965 a Damasco!?!… Il fatto è che un pellegrinaggio di una quarantina di persone con pellegrini in massima parte del mio paese (e di don Gianni) erano partiti in torpedone da Milano per andare, via terra, in Terra Santa e trascorrere il Natale a Betlemme. Attraversato il Nord Italia, la Jugoslavia (oggi bisognerebbe spiegare ai giovanissimi che paese era la Jugoslavia), la Bulgaria, la Turchia, la Siria, la Giordania… sono arrivati poi a Gerusalemme e Betlemme che allora appartenevano alla Giordania. Ma torniamo a Damasco.
Don Del Mistro da El Houssoun ci portò in macchina (era la Vauxhall, non so se si scrive così, caso mai correggi tu lo spelling), me, Gianni e il sig. Cavalieri che doveva poi proseguire per conto suo per andare a Betlemme… L’appuntamento col gruppo del nostro paese era al Semiramis Hotel … e qui apro una parentesi, perché una trentina di anni dopo, mentre ero ospite a casa del nostro dentista (siriano e cattolico latino) in Tehran, ho incontrato il padre di lui che era venuto a trovarlo da Damasco… Conversando, gli dissi che ero stato a Damasco nel ‘65, al Semiramis Hotel … e lui, il padre del dentista, mi disse che in quel periodo lui (sempre il padre del dentista) era a Damasco, proprio al Semiramis Hotel, di cui era il direttore!… Interessante, quanto tempo e spazio siano piccoli!

Avevamo fatto pranzo tutti insieme, con i miei compaesani, nel Semiramis Hotel, e ricordo che quando ci servirono alla fine del pranzo il caffè turco, istintivamente le donne mettevano non meno di tre cucchiaini di zucchero nella tazzina del caffè, girando vigorosamente… ma appena assaggiatolo qualcuna esclamò, vedendo una bevanda nera torbida e densa : “pucci pucci, mancu su gaffè ischin fàghere in custu logu!” (…neanche il caffè sanno fare in questo posto). Prima di tornare a El Houssoun, mia madre mi consegnò la fisarmonica nella sua bella custodia, prezioso regalo di mia nonna e la caricammo nella Vauxhall (?)… Settimane prima avevo scritto a don Francesco Laconi informandolo che mia nonna intendeva regalarmi una fisarmonica e chiedevo se potevo accettare. Don Laconi mi rispose di sì, ma esortandomi a metterla anche a disposizione di altri che volessero imparare o che potessero usarla, cosa che ho sempre fatto.

Per ritornare alla fotografia, e altre simili, non mi resta che rovistare tra quelle che ho in Sardegna e mandare quelle che possono interessare il nostro sito. Per ora, se non mi son fatto vivo prima, abbimi evangelicamente per iscusato e ricevi un mucchio di cari cordiali saluti da spartire tra quanti incidentalmente avranno occasione, voglia, coraggio e piacere di arrivare a leggere fin qui!

d. Nick(ola)

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