… In questo contesto drammatico, come Salesiani continuiamo ad operare con serenità e determinazione e con tutti i mezzi a nostra disposizione, come segno di solidarietà e condivisione …
Caro Diego e carissimi ex-beirutini, in allegato l’ultima nota con realistica analisi dell’attuale situazione in Libano, preparata per organismi e persone che ci aiutano o ci possono aiutare.
Un caro saluto
La crisi multidimensionale esplosa in Libano nell’ottobre del 2019 continua ad aggravarsi nei suoi vari aspetti agli inizi del 2022, cioè a oltre due anni da quando è scoppiata.
Se l’aspetto sociale ed economico-finanziario è quello che interessa direttamente e maggiormente la popolazione, perché ne tocca la vita quotidiana e il portafoglio, è l’aspetto politico che è all’origine di tutto. Il Paese è governato da un’oligarchia politica, – formata in parte fino ad oggi da ex “signori della guerra” (1975-1990) – spesso incompetente, miope e corrotta, chiusa in interessi faziosi, favoriti dalla struttura confessionale del sistema politico che non riesce ad evolvere verso uno Stato civile e laico (nel senso positivo del termine), benché sempre più numerose siano le voci a favore di queste evoluzione, delicata e graduale, ma necessaria. Il defunto patriarca maronita, Nasrallah Sfeir, fine conoscitore della realtà libanese, soleva dire, a ragione, che “prima di cambiare le strutture, bisogna cambiare le mentalità”. E queste evolvono lentamente, mentre la classe politica continua a far leva sul confessionalismo e il conseguente clientelismo.
Un’altro elemento della crisi politica è il potere egemonico e l’agire incontrollato di Hezbollah che sconvolge gli equilibri interni, condizionando la funzionalità dello Stato a un suo progetto proprio che intacca l’identità specifica e storica del Libano, paese che funzionava abitualmente sulla prassi della democrazia consensuale (tra le varie comunità), diventata oggi pura utopia, anzi paralizzante.
Da due anni a questa parte, il popolo ha scoperto che le casse dello Stato erano ormai vuote, che il debito pubblico era salito alle stelle, che le banche, – fiore all’occhiello del sistema finanziario libanese – stavano fallendo, che la valuta locale diventava di giorno in giorno carta straccia, avendo perso quasi il 100% del proprio valore (da 1500 lire libanesi per un dollaro a 33.000 in questi giorni), con conseguenze catastrofiche sui salari e sul reddito, che i risparmi depositati in banca erano svalutati e spesso inaccessibili, che l’inflazione stava diventando a tre cifre, che i prezzi lievitavano di giorno in giorno in modo vertiginoso e spesso incontrollato… La tragica esplosione del 4 agosto 2020 e la successiva ondata di contagi da Covid-19 hanno ulteriormente aggravato la situazione.
Lo Stato è praticamente assente e incapace di iniziative coraggiose e indispensabili, perché ingolfato in beghe e lotte politiche che ne paralizzano l’azione, mentre la popolazione ne paga il prezzo e chi può lascia il Paese. Insomma, il Libano, da paese-messaggio, quale sognato e presentato dal papa san Giovanni Paolo II, è quasi diventato un paese-paria, dal quale stare alla larga e quasi aborrito da parte di tanti suoi cittadini.
La vita normale della gente è sconvolta, tanto più che era abituata a uno stile di vita rilassato ed agevole, spesso al di sopra dei propri mezzi, perché favorito da politiche di sovvenzione ai prodotti di base, quali generi alimentari, medicinali, carburanti, elettricità, ecc., nonché da una una politica fiscale piuttosto blanda. Ora invece, che lo Stato ha tolto quasi del tutto ogni sovvenzione, la maggior parte della popolazione si è trovata improvvisamente allo scoperto, impoverita e incapace di provvedere alle esigenze di una vita normale, dovendo rinunciare non solo al superfluo, ma pure al necessario. Ad esempio, come mantenere la famiglia con salari improvvisamente svalutati e con potere d’acquisto azzerato? Come recarsi al lavoro, se mancano i servizi pubblici e non si hanno i mezzi per far funzionare la propria auto? Come vivere oggi senza elettricità, se si vuole che la macchina produttiva continui a funzionare? E come accedere ad internet per l’insegnamento a distanza, reso spesso indispensabile per la chiusura delle scuole, a motivo del dilagare della pandemia?
È vero che la presenza di centinaia di migliaia di generatori elettrici privati, – con conseguenze disastrose sulla qualità dell’aria – supplisce in parte alla mancanza della corrente pubblica, ma come farli funzionare se manca il carburante o se mancano i soldi per acquistarlo o per pagare la fattura?
Se l’intraprendenza dei libanesi ha loro permesso di superare in passato altre crisi, quella attuale è troppo grave, perché tocca tutti i settori della vita pubblica e privata. Senza un massiccio e urgente intervento di aiuti internazionali, finora bloccati dalla paralisi del governo e dalla conseguente mancanza di riforme, la situazione continuerà ad aggravarsi. Ne sono prova il progressivo disfunzionamento dei servizi pubblici, scioperi e manifestazioni a ripetizione, con chiusura delle principali arterie stradali, incremento della criminalità, disturbi psichici in adulti e giovani (suicidi), forte emigrazione (ad esempio, circa il 40% dei medici e degli infermieri), ecc.
In questo contesto drammatico, come Salesiani continuiamo ad operare con serenità e determinazione e con tutti i mezzi a nostra disposizione, come segno di solidarietà e condivisione, soprattutto con i più deboli o emarginati, e sono tanti, troppi: bambini e giovani del ceto popolare, rifugiati (siriani e iracheni), famiglie…, senza distinzione alcuna di religione, mediante l’educazione favorita da borse di studio, il sostegno psicologico e materiale (distribuzione di viveri, medicinali, articoli di igiene e pulizia ecc.), la vicinanza.
Ogni aiuto che ci permette di continuare la nostra missione è quindi apprezzato e benvenuto. Senza di esso, ci sentiamo bloccati. Con esso, anche a nome vostro, possiamo fare tanto.
Grazie.
Rabbrividisco per il “nostro” Libano, seconda patria che ci regalò una spensierata gioventù, ma non riesco ad allontanare il pensiero che fra pochi mesi anche noi italiani saremo nella stessa situazione.
Il mantra “andrà tutto bene” ripetuto ossessivamente nei primi mesi di lock-down ha lasciato il posto alla rassegnazione ed alla più cupa preoccupazione per lo tsunami economico che si sta preparando.
Caro Don Bosco, vieni in nostro aiuto.