I nostri ricordi con don Franco…
Don Franco Pirisi ci ha lasciato. Dio lo ricompensi di tutta una vita spesa per LUI e per i giovani. Festeggerà con Don Bosco in paradiso…

© Foto del 2007 con don Pirisi in mezzo a tutti noi…
Carissimi tutti, qui di seguito quanto mi ha inviato don Nicola dopa la scomparsa di don Franco Pirisi nel pomeriggio del 19/01/2022 :
Ciao Gianni, mando quanto ho inviato or ora a John Farhad Sadreddin che mi chiedeva dei nostri ricordi con Franco.
Istanbul 20 gennaio 2022 ore 11.45
Con don Franco ci siamo incontrati la prima volta nel settembre 1960 a Mirabello Monferrato, nella casa salesiana fondata da don Bosco, la prima da lui fondata fuori di Torino e dove il primo direttore era stato don Michele Rua. Lui frequentava la prima media, io la seconda media.
Nel 1963 da Mirabello sono state mandate a Ivrea le classi IV e V ginnasio, e a Ivrea abbiamo trascorso ancora un anno insieme, poi io sono partito, il 16 ottobre 1964 per il Medio Oriente (El Houssoun in Libano, dove ho fatto il noviziato e ho concluso gli studi con l’esame di maturità scientifica sostenuti nella nostra scuola salesiana di Beirut).
Franco ha finito la V ginnasiale e anche lui, l’anno seguente è venuto in Libano e così ci siamo ritrovati insieme ancora per tre anni, fino al 1968. Io sono poi andato in tirocinio alla nostra scuola di Beirut, e lui è rimasto a El Houssoun ancora un anno, ha concluso gli studi con il diploma di maturità scientifica (60/60) nel giugno 1969, e dopo qualche mese è partito per il tirocinio a Tehran, insieme con Bro. James e Bro. John. Nel 1972 è venuto in Terra Santa per gli studi di teologia a Cremisan e così per tre anni siamo di nuovo stati insieme.
Io sono stato ordinato sacerdote a Gerusalemme nel 1976 e poi sono partito per Tehran. Lui è stato ordinato sacerdote nel 1977 sempre a Gerusalemme, nella basilica del Gethsemani, e quindi è venuto a Tehran dove ha avuto l’incarico di consigliere scolastico incaricato del Dabestan con circa 900 alunni… io invece aiutavo don Bedini e insegnavo al Rahnama’i.
A Tehran, all’Andisheh, abbiamo trascorso anni felici con voi ragazzi, tra studio e attività ricreative. Specialmente d’estate davamo sfogo a tante belle iniziative con lo sport, la musica, il teatro, le nuotate nel Mar Caspio e le passeggiate nella foresta. Poi è arrivata la rivoluzione, e dall’11 febbraio 1979 le cose sono andate sempre peggio. Siamo riusciti a finire l’anno scolastico consegnando a tutti le loro pagelle perché siamo riusciti a far frequentare almeno il minimo richiesto, e nonostante tante difficoltà (manifestazioni, chiusura di scuole…) l’anno scolastico non è andato perso.
Siamo anche riusciti a fare i turni di vacanze al Mar Caspio, per l’ultima volta!
L’anno seguente le scuole erano già condizionate dalle regole del nuovo regime, tuttavia si è terminato l’anno scolastico con successo. Poi dal 1o luglio al 29 agosto l’Andisheh è stata occupata dai pasdaran, e in quel periodo don Franco e don Bedini erano in Italia per le loro vacanze e sarebbero dovuti ritornare per l’”ordugah”… ma non e stato possibile, e non ostante si fossero fatte già le iscrizioni, il regime ci proibì qualsiasi attività con i giovani. Abbiamo chiamato i genitori, spiegando la situazione e abbiamo restituito loro i soldi che già avevano pagato.
Intanto, avendo saputo che noi a Tehran eravamo agli arresti domiciliari, Franco e Bedini sono andati in Vaticano e hanno informato Mons. Capucci della nostra situazione. Infatti Mons. Capucci volò subito a Tehran e si interessò al nostro caso e grazie a lui il nostro processo non fu fatto dall’ershad-e melli ma passò al ministro della giustizia Ali Quddusi che inviò due persone per ascoltarci e per presentarci le accuse a nostro carico: accuse che abbiamo confutato con molta facilità, e infatti al termine dell’inchiesta ci dichiararono pienamente innocenti.
Ricordo che quando riferirono al vice ministro dell’Ershad-e Melli Mr. Behzadniah, che non c’era alcuna consistenza nelle accuse e che noi eravamo innocenti, lui rispose seccato «Il fatto che voi non siete stati capaci di provare la loro colpevolezza non vuol dire che sono innocenti! …»
Tra loro c’era stato uno scambio di parole agitate…
Comunque Mons. Capucci ottenne che dopo la nostra espulsione don Franco e don Freddy sarebbero venuti a Tehran (dove sarebbero rimasti don Antoniazzi, don Frigo, don Fernandes e don Martini). Avendo dovuto lasciare l’Andisheh, i confratelli si sono dovuti sistemare tutti alla “Consolata”…
Don Antoniazzi si era spostato a Sant’Abramo da dove erano dovuti partire i PP. Domenicani. Poi l’anno seguente, nel 1981, è ritornato don Bedini che stava alla Consolata con don Franco e don Martini, mentre don Frigo andò a Bandar Abbas come cappellano mentre don Fernandes a Sant’Abramo.
Dal 1981 don Franco cominciò a prestare servizio alla Nunziatura Apostolica, e la sua presenza era grandemente apprezzata, per la conoscenza della lingua e cultura persiana, oltre la conoscenza dell’inglese e del francese, e faceva da interprete regolarmente al Nunzio Aopostolico con le Autorità iraniane. Quando successe il fatto delle torri gemelle, fu chiamato dal governo iraniano a fare da interprete, per telefono, al dialogo che si svolse tra Papa Giovanni Paolo II e il Presidente Khatami.
In occasione del terremoto di Bam si trovò a organizzare i rapporti tra le varie Caritas e il governo iraniano, curando la spedizione di diversi convogli di aiuti per i terremotati. Questo lavoro caritativo non era solo cosa di un momento, ma è proseguito per mesi e mesi, trovando collaboratori e collaboratrici tra i nostri parrocchiani e vari amici che generosamente lo assecondavano.
Nel 2004 io ho lasciato l’Iran, i Superiori mi hanno mandato a Betlemme in Palestina che era sotto il controllo di Israele e da allora non ho più avuto rapporti con l’Iran pe via che sarebbe stato pericoloso e compromettente comunicare con i miei amici iraniani da Israele che era considerato dal governo iraniano il “piccolo satana”….
Con don Franco mi sono incontrato a Roma, in Egitto, in Giordania e in Sicilia, a Monteortone in occasione di Capitoli ispettoriali… Poi il 12 settembre 2019 è arrivato in Turchia, destinazione Iskenderun, ma faceva parte della nostra comunità di Istanbul, dove veniva una volta al mese per circa una settimana o poco più o poco meno per prendersi cura della piccola comunità di neofiti e catecumeni di lingua iraniana qui presenti. E questo era solo una parte del suo lavoro perché oltre che a Iskenderun andava a visitare altri gruppi a Erzurum, Samsun, Trabzon, Smirne…
Quando veniva da noi erano giorni di festa e il clima “salesiano” si vivacizzava. Le conversazioni a tavola e in sala della comunità erano una vera “ricreazione”. Venivano a trovarlo gli amici iraniani con i quali aveva lunghi incontri, celebrava per loro la messa, e molto tempo lo passava al telefono o al computer sempre comunicando a distanza (per es. via zoom) con ex allievi e gruppi di altre città.
Ha manifestato ogni volta il piacere di ritrovarsi tra noi, e si disponeva, ultimante, a traslocare da Iskenderun a Trabzon dove pure si trovava molto a suo agio. È partito per l’Italia il 3 agosto, è passato da Bologna per visitare Mons. Bedini e poi è andato a casa a Ittiri. Prima di partire aveva fatto una “tac” il cui risultato forse non è stato letto bene, o non tenuto molto da conto, secondo quanto lui stesso ci aveva detto.
Il persistente mal di testa, che all’inizio lui pensava fosse da attribuirsi a effetti collaterali del primo vaccino, era invece causato da altro. Era stato rilevato un “chordoma”, un tumore che interessava la zona della testa e sommità della colonna vertebrale (cerco di ripetere quello che lui ci ha comunicato) e non ostante le cure il male non cessava. Sentiva stanchezza e sonnolenza. Le medicine gli avevano causato rigonfiamento e pesantezza… molti amici cercavano di contattarlo, ma i medici consigliavano fortemente che non lo si stancasse con messaggi, conversazioni e visite.
In famiglia ha avuto un’attenzione molto premurosa, e in particolare il fratello Gianni ha gestito nel migliore dei modi questi difficili momenti. Il nostro Ispettore è stato a fargli visita verso la seconda metà di novembre, insistendo che venisse a stare ın una casa salesiana, ma di fronte alla volontà della famiglia e di don Franco stesso aveva desistito.
Nelle ultime settimane è arrivata dall’Iran Laurence che era la segretaria presso la comunità salesiana della Consolata, ed è stata una benedizione perché la sua presenza delicata, premurosa, efficiente e incoraggiante ha dato sollievo in primis a don Franco e alla famiglia tutta.
Don Filippo Dore è stato di immenso aiuto con le sue visite, con il tenerci informati e darci preziosi consigli, con la sua disponibilità ad accogliere il nostro Ispettore e accompagnarlo da don Franco…
Ieri sera (19/01/2022) abbiamo ricevuto la notizia che don Franco ci ha lasciato.
Numerosi messaggi di condoglianze, di rimpianti, di ammirazione continuano ad arrivare. Questo pomeriggio il nostro Vescovo Mons. Massimiliano Palinuro, il nostro direttore don Jacky e il confratello don Simon partiranno per unirsi alla celebrazione della messa esequiale e far visita alla famiglia. Credo che dopo Mons. Bedini sia io ad aver trascorso più lungo tempo con don Franco.
Ma avremo poi un’eternità per continuare a ricordare questi brevi eppure tanto bei momenti trascorsi con tanti amici su quest’anticamera chiamata pianeta terra.
Pasa in paghe, Fra’, e…a nos torrare a bider sanos cando Deus l’hat a cherrer.
He was our priest in iran in consolata church. Such a good heart which the world lost. He was priest of my parents marrige. And however i still go to the dominican cnurc st.abraham but its never told me once why you dont come to consolata?cause he understood from my childhood i was going to that church. And all of the prists(not just sulessians) of iran i remember always scared of himevenonskingor bedini. Cause in sundays i’ve go consolata for cathism classes with another salessian fr and i always medttjng him every sunday.