LIBANO 2020 : Situazione che rischia di diventare tragica per troppi
Foto © Al Jazeera
Caro Diego e carissimi ex-allievi, vi allego un mio breve articolo scritto qualche giorno fa, su richiesta dei miei superiori.
Data la situazione meno grave per il coronavirus, qualcosa incomincia ad allentarsi (in 5 tappe, fino all’8 giugno, quando dovrebbe riaprire l’aeroporto).
Per le scuole, si attendono disposizioni ministeriali, ma gli esami di Stato sono mantenuti, in forma semplificata e in data da stabilirsi.
Statemi bene e un caro saluto.
Libano 2020
Da mesi, la crisi socio-economica e finanziaria del Libano ha oltrepassato il livello di guardia e continua la sua corsa senza freni verso il basso. La lira libanese sta subendo un crollo vertiginoso che rende vani i ripetuti tentativi di bloccarlo, mentre cresce la diminuzione del suo potere d’acquisto di fronte a un carovita fuori controllo.
Alla disoccupazione cronica che, ormai da anni, colpisce soprattutto una gioventù qualificata e intraprendente, costretta ad emigrare, si sta aggiungendo la chiusura progressiva di piccole e medie imprese le quali, pur nella loro relativa scarsa rilevanza sul PIL, permettevano ad alcune migliaia di libanesi di avere un lavoro, anche se scarsamente retribuito. L’ormai irrilevanza del settore turistico ha messo in crisi una rete di ristoranti e di alberghi di alto profilo, con altre migliaia di nuovi disoccupati. Il settore agricolo, già disatteso per investimenti in settori più redditizi a breve termine, ha portato il paese ad importare l’85% di ciò che consuma, con uno squilibrio esorbitante sulla bilancia dei pagamenti, aggravato dall’attuale mancanza di valuta pregiata per pagare le importazioni. E la lista nera potrebbe continuare…
Di fronte a questa situazione in rapido peggioramento negli ultimi mesi, la popolazione ha avuto un soprassalto di dignità nazionale, lanciando, a partire dal 17 ottobre scorso, una rivoluzione popolare, per lo più non violenta, ma radicale nella sua pretesa di fare piazza pulita di una classe politica, ritenuta globalmente corrotta e incompetente.
La novità di questo movimento di rivolta è quella di aver mobilitato insieme cittadini delle varie componenti comunitarie che formano la struttura socio-religiosa del Libano, sancita dalla Costituzione. È vero che un nuovo governo, apparentemente indipendente dalle forze politiche e formato da persone più integre e competenti, ha visto la luce, ma non sembra rispondere alle attese della gente e appare lento nel procedere alle riforme promesse, per cui, dopo una pausa dovuta all’acuirsi della pandemia da coronavirus, le manifestazioni stanno riprendendo con nuovo vigore.
Proprio l’arrivo del virus a febbraio e il lodevole, ma non sempre tempestivo intervento delle autorità con tante misure restrittive, hanno dato il colpo di grazia a una economia che era già esangue. La paralisi di tutte le attività commerciali non essenziali ha moltiplicato in modo esponenziale il numero di coloro che, vivendo alla giornata per mantenersi e mantenere la loro famiglia, sono venuti a trovarsi senza alcuna indennità da disoccupazione e quindi in situazione di estrema povertà.
Se le statistiche parlano ormai del 40% della popolazione minacciato dalla fame, si stanno moltiplicando casi di vera disperazione, come immolarsi con il fuoco o dichiarare apertamente che morire di coronavirus è meglio che morire di fame. Ed ecco allora che le violazioni delle restrizioni si fanno più frequenti e provocatorie. L’intervento dello Stato che, pur con l’erario in rosso, decide di erogare un sussidio di 400.000 lire libanesi (circa 100 € al cambio odierno del mercato) alle famiglie più bisognose, è un palliativo occasionale di breve durata, mentre la crisi si aggrava di giorno in giorno.
Come Salesiani, condividiamo in pieno la sorte dei libanesi e, in particolare, quella di vari nostri collaboratori, amici, destinatari e conoscenti che ci stanno lanciando grida di aiuto. Con la scuola chiusa, stanno pure venendo meno le entrate, già di per sé insufficienti per la gestione ordinaria: le rette non vengono pagate, tanto meno quelle arretrate. Per questo il nostro appello a chi può darci una mano in questa situazione che rischia di diventare tragica per troppi, si fa pressante. Tuttavia, ogni eventuale aiuto avrà come primo destinatario chi ha più bisogno e non l’opera salesiana.
Chi avrebbe immaginato che il Libano, già Svizzera del Medio Oriente, con un sistema bancario performante e forziere di ingenti capitali, sarebbe precipitato così in basso! Il paese rimane, purtroppo, vittima di forti squilibri sociali (è proprio di questi giorni la notizia, pubblicata da Forbes, che 18 libanesi, tra residenti o emigrati, figurano tra i pluri-miliardari del pianeta in dollari) e l’iniziativa privata deve tradizionalmente supplire alle gravi e croniche carenze del settore pubblico sul piano educativo, sanitario e sociale.
Che il Signore ce la mandi buona!
(24 aprile 2020)
CI HANNO SCRITTO