Speedy Gonzalez con accento sardo

da | 06/03/2025 | Non dimentichiamoli | 0 commenti

Don Scudu in procinto di segare il ramo su cui si appoggiava…

Desideravo ricordare don Antonio Scudu nella stessa maniera che la Mariella cioè un amico prima di tutto, un sacerdote poi, un chierico quando l’abbiamo incontrato la prima volta e che é poi rimasto tale nella nostra memoria !!

Ho conosciuto don Antonio appena sbarcato in Libano o giù di li, mi ricordo ancora che ci accompagnava a casa con il Volkswagen verde pallido e bianco e ogni tanto lo si pigliava in giro domandandogli se riusciva a schiacciare completamente il pedale della frizione del pulmino, scherzi di allora… Era alto poco più di noi ragazzi all’epoca e ci si scherzava sopra anche con lui che era pure il primo ad accennare al fatto di essere poco più alto che l’altare della Cappella a scuola. Non l’ho mai visto offuscato o arrabbiato, sempre con un sorriso stampato in viso.

Non ho voluto riscrivere una parte della storia di don Antonio, Mario aveva pubblicato a suo tempo, siamo nel 2020, un commento in merito a don Antonio e ve lo aggiungo qui di seguito, commento che é una splendida maniera di ricordare un nostro caro amico, prima di essere anche un sacerdote salesiano.

Buona lettura !!

Caro don Scudu, piccolo grande uomo. Ce lo ricordiamo sempre attivo, scattante, elastico, potenza muscolare concentrata. Ora qui, ora là, sul campo di basket lo si vedeva saltare più in alto di chi possedeva una statura doppia rispetto alla sua e sul campo da calcio correre velocissimo, antesignano della “pulce” Lionel Messi.

Se cercavi don Scudu, prima di chiedere a qualcuno ti conveniva guardarti attorno, magari in alto, sulla cima delle piante dove lo potevi scorgere appollaiato su un ramo intento a lavori di potatura. E la sua proverbiale forza muscolare talvolta veniva esibita, ma a fin di bene, per bloccare sul nascere qualche scontro fisico fra gli allievi. Come quella volta che, non ricordo chi, giocando a basket ruppe con una testata il setto nasale di Adnan, fratello del nostro Baba. Ricordo Adnan, persona alta imponente, che incuteva rispetto se non paura solo a vederlo, con una fontana di sangue che sprizzava dal naso e obnubilato dalla rabbia e dal dolore stava per avventarsi sul reo di tale misfatto.
Lo avrebbe di fatto ridotto in poltiglia se il nostro Superman don Scudu non lo avesse avvinghiato dalle spalle rendendolo di fatto inoffensivo. Era una scena surreale. Questo colosso che cercava di divincolarsi dalla presa totalmente paralizzante della “pulce” e contestualmente correva per il campo cercando un contatto con la sua potenziale vittima. Noi attoniti stavamo ad osservare. Sarebbe riuscito don Scudu a trattenerlo per il tempo necessario? Ci riuscì, fino alla resa per sfinimento di Adnan.

E poi il famoso “dito di ferro” con Ezio Jug, che consisteva nell’afferrare il dito medio dell’avversario e con queste dita completamente flesse ruotare il polso fino a che uno dei due contendenti non avesse ceduto. Solo che in questo caso non era questione di forza del “motore”, ma di robustezza dell’”apparato di trasmissione”, cioè del dito. Era evidente che data la corporatura di Ezio, la robustezza e la dimensione della struttura ossea sarebbero state a suo vantaggio. E dopo diversi istanti in cui i polsi ruotavano e i due sfidanti si fissavano negli occhi senza mostrare alcuna smorfia di dolore, si udì un terrificante schiocco che raggelò tutti i presenti.

Le mani si districarono lentamente e, orrore, il dito medio di don Scudu era ruotato di 180 gradi rispetto alle altre dita.

Forse solo in questo istante il Don si rese conto della frattura e della curiosa posizione anatomica del dito. Ebbe uno sbiancamento transitorio, sicuramente minore del nostro. Solo poi da ortopedico avrei capito la gravità di una frattura da torsione di una falange…… E va beh, è andata così. Prestanza fisica a parte non occorre ricordare quanto don Scudu sia sempre stato pronto a venire in aiuto al prossimo, chiunque egli fosse, e quanto profonda sia la sua bontà, comunicata anche solo attraverso lo sguardo.

Ci siamo rivisti a Roma dopo 40 anni. Forse l’immagine di potenza fisica, con gli anni si è un po’ appannata, ma lo sguardo che comunica bontà e serenità è ulteriormente migliorato. Tanti auguri Don, ed un abbraccio fraterno.

Mario.

Mario Prosdocimo

SSB

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