Memoria Liturgica Don Lorenzo

Foto di qualche anno fa…
Cari amici, vi invio le parole dette durante la Messa di quadragesima …
Don Gianni
Ci siamo qui raccolti, nel giorno quarantesimo dalla morte di Don Lorenzo, per celebrare l’eucaristia, che è l’azione liturgica di rendimento di grazie a Dio.
1) Vogliamo anzitutto ringraziare il Signore che ha messo nel cuore di Lorenzo, fin da giovane, la vocazione di educatore salesiano e di missionario. Aveva 17 anni quando, il 24 Maggio 1967, presentò al direttore dell’aspirantato di Ivrea, questa domanda: “Voglio diventare religioso prima di tutto per salvare l’anima mia. Ma comprendo benissimo che se diventerò religioso, non potrò presentarmi da solo in Paradiso, ma dovrò portare con me altre persone, e particolarmente dovrò aiutare tanti giovani a vivere per un ideale, insegnare loro ad essere generosi e pronti al sacrificio. Chiedo inoltre di poter essere mandato in missione, e specificamente in Palestina”.
2) Dopo aver trascorso 4 anni in Libano, giunse qui a Betlemme nel 1972 e cominciò a lavorare all’oratorio. Attesta il suo grande amico Don Filippo Dore che allora viveva con lui: “Lorenzo non voleva essere l’attore principale, ma colui che permetteva e aiutava gli altri a compiere bene la missione comune. Nelle sue prime esperienze oratoriane, raccoglieva attorno a sé chi non praticava sport, chi frequentava saltuariamente, chi godeva nel prestare la propria opera al servizio degli altri. Era gioviale e generoso, ma distaccato da ogni tipo di ricerca di successo e di gloria personale”.
3) Nel corso degli anni si affezionò alla gente di Betlemme e decise di farsi ordinare sacerdote qui, in questa chiesa del Sacro Cuore di Gesù, il 23 Marzo 1978, proprio per dare ai giovani la possibilità di partecipare direttamente alla sua gioia. In quella occasione, possiamo pensare che tra Gesù e lui si sia svolto lo stesso dialogo che si svolse tra Gesù e Simon Pietro: “Lorenzo, mi ami tu? Si, Signore, tu sai che io ti amo. Pasci le mie pecore!” (Gv 21, 15-17) E da allora Don Lorenzo, per la grazia del sacramento sacerdotale, fu immagine e somiglianza di Gesù Buon Pastore in mezzo ai giovani e alla gente. Don Filippo Dore dice in che modo ha servito e si è preso cura dei fratelli che Gesù gli ha affidato: “Visse il suo sacerdozio donando tutto il suo tempo, la sua tenacia, il suo continuo studiare, le sue preghiere, per la formazione dei giovani. Sapeva formare cattolici, ortodossi e musulmani, sempre con la sue virtù caratteristiche: semplicità, umiltà, costanza e gratuità. Per queste ragioni, era ben voluto da tutti”.
4) Domanda: forse è stato sempre facile per Don Lorenzo, rimanere fedele alla sua vocazione salesiana, come educatore e missionario? Con sincerità dobbiamo rispondere “No”, anzi è stato impegnativo e in numerose circostanze anche difficile. Anzitutto a causa della situazione della sua famiglia di origine. Ricordiamo: sua mamma Elena morì nel 1957 lasciando 7 figli, la figlia maggiore di 16 anni e il bimbo più piccolo di un solo giorno di vita. Lorenzo aveva 8 anni. Suo padre Domenico, fece crescere i figli con grandissimi sacrifici e sofferenze, che finirono per rovinargli la salute. Per questo Don Lorenzo nel 1986 visse un dramma interiore che manifestò in questa lettera all’ispettore: “Durante questa estate, mentre mio padre era colpito da una delle sue frequenti crisi di esaurimento nervoso, ero sul punto di scriverle che non potevo più rientrare a Betlemme, perché credevo necessario per lui, e doveroso da parte mia, rimanere in Italia accanto a lui, in quanto sono l’unico col quale ha confidenza, con cui si sfoga e trova serenità. Ma, dopo aver riflettuto e chiesto l’aiuto del Signore, e dopo aver parlato con i miei familiari e con il mio parroco, ho deciso di ritornare al mio lavoro a Betlemme”.
Questa lettera ci aiuta ad apprezzare maggiormente l’amore concreto, generoso e sacrificato di Don Lorenzo per la gente del posto. Noi tutti siamo testimoni di quanto egli si sia dedicato, giorno e notte, al bene dei giovani qui a Betlemme e a Nazaret, senza risparmiare le forze, fino all’ultimo giorno della sua vita.
5) Infine: la sua morte improvvisa è stata per tutti noi una sorpresa, uno shock che ci ha lasciati increduli e addolorati. Ma dobbiamo guardare anche la morte di Don Lorenzo alla luce della fede. Gesù ci assicura: “Nella casa del mio padre, ci sono molti posti. Io vado a preparare un posto per ognuno di voi. Quando lo avrò preparato, verrò a prendervi, perché anche voi siate dove sono io, presso il Padre mio” (cfr Gv 14, 1-3). Perciò dobbiamo credere che Gesù è venuto a prendere Don Lorenzo nel momento giusto.
Da parte sua, Don Lorenzo si era era preparato bene all’incontro con il Signore durante tutta la sua vita laboriosa, generosa e sacrificata, realizzando giorno per giorno il programma di Don Bosco: “Preghiera, lavoro e temperanza”. Noi siamo certi che si è presentato a Gesù come il servo buono e l’amministratore intraprendente del quale parla la parabola evangelica: “Signore, tu mi hai dato 5 talenti, ecco io con il mio lavoro ne ho fatti fruttificare altri 5. – Bene, servo buono e fedele, sei stato fedele nel poco, ti darò possesso di molto, entra ora nella gioia del tuo Signore” (Mt 25, 20-21).
Betlemme, Venerdi 9 Maggio 2025
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