Avevo in mente un tutt’altro tipo di articolo ma poi, dopo aver scritto qualche linea di testo, mi sono accorto che stavo scrivendo un articolo che non avevo preventivato, non avevo neanche immaginato !
Si parla sempre di più di una “gioventù” che non risponde più a determinate scosse, sociali e culturali, ma forse sono queste qui di seguito le attuali risposte che stavamo cercando nel famoso barattolo di miele…
Il mondo di oggi non cammina ma corre, tutto va più veloce che solo qualche decennio fa come le notizie 24 ore su 24, le opinioni, le mode, le persone. Ma nessuno si ferma a chiedere verso dove, come anche perché correre, si arriva tutti alla stessa fermata…
Sembra quasi di essere su delle rotaie, precise, lucide ma sempre rotaie. Scuola, lavoro, carriera, pensionamento e televisione ad oltranza, tutto già predisposto, come se fosse l’unico binario possibile. Un sistema che in pratica ti dice dove stiamo andando, ma non il perché, od il percome.
Ma il paradosso è proprio questo, le rotaie non vanno da nessuna parte ed in pratica viaggiamo su tracciati vuoti, circolari, molto spesso senza senso. Produciamo, consumiamo, “pestiferiamo” ma ripetiamo il “tutto” ad oltranza senza costruire delle visioni di un qualsiasi futuro, non immaginiamo alternative, come anche non ci chiediamo che razza di mondo vogliamo davvero.
E tutto ciò la gioventù attuale lo sente, non è disinteressata, è sempre di più disillusa, non è apatica, è solo stanca di fare da “passeggera” in un treno che ignora i suoi sogni, che ignora le “stazioni” più importanti. E mentre gli adulti parlano di “crisi generazionale”, i giovani cercano uscite di emergenza.
Forse è ora di scendere, di rompere le rotaie come anche di camminare a piedi, senza binari sotto, ma con direzioni scelte dai giovani stessi, non ha importanza se queste direzioni sono anche in salita. Perché solo chi sceglie di scendere da questo “treno” può senza dubbio trovare qualcosa di nuovo.
L’immaginazione dei giovani non è scomparsa é solo latente e vive sotto strati di algoritmi, notifiche, pressioni sociali e aspettative standardizzate, il tutto che sta diventando sempre di più come un motore acceso in folle, cioè c’è potenza, ma non tanto movimento, anzi …
Oggi i ragazzi crescono in un mondo iperstimolato, ma paradossalmente impoverito di spazi reali per sognare. L’accesso immediato a qualsiasi contenuto rende l’immaginazione meno necessaria, meno urgente, non serve più inventare quando puoi scrollare (sic!). Roba da matti !
Ma l’immaginazione non si spegne. Si sposta ! La trovi in forme nuove, nei concetti di quelli che smontano il mondo a colpi di ironia, nelle fan fiction dove riscrivono le storie ufficiali, nei giochi online dove si costruiscono identità e universi alternativi. Non è assenza di creatività, è soltanto una sua mutazione.
Il problema è che molte istituzioni – scuola, politica, lavoro – ragionano ancora con modelli novecenteschi. Parlano ai giovani come se avessero bisogno di essere “motivati” o “guidati”, mentre questi ragazzi stanno già navigando in una realtà complessa, con strumenti diversi. Quello che manca non è la loro immaginazione, ma lo spazio per farla esplodere davvero.
La gioventù di oggi non ha bisogno di essere risvegliata. Ha bisogno di essere ascoltata. E lasciata libera di sbagliare, provare, inventare, di uscire dai soliti sentieri tracciati da altri, perché è soltanto così che l’immaginazione torna a farsi sentire, ad “immaginare”…
Per carità, sono solo le mie impressioni di quanto sta succedendo fra mari e monti e molto probabilmente mi sto sbagliando anch’io…

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