Un marinaio, una tempesta, onde schiumose ed una luce distante…
Il vento porta le nuvole nella Casa della Vita e l’Universo le accompagna per mostrarne la Via – Gabriella Manca
© Foto originali dal sito stesso
Dopo un paio di missive digitali e dopo aver letto con molta attenzione quanto scritto sul loro sito, eccovi le domande che mi sono spuntate in testa appena letto lo Statuto della Onlus in questione. Ho tralasciato volontariamente tutte le domande che avrebbero partorito un sacco di termini tecnici o simile, non penso che sia questo il posto adatto per quel tipo di domande, anche perché devo ammettere che ho dovuto cercare un paio di volte il senso di alcuni dei termini utilizzati nel testo di presentazione, Nobody’s Perfect…
L’associazione “InVita la Vita ONLUS” ha come scopo principale lo svolgimento di attività di prevenzione, promozione ed educazione alla salute globale, prevalentemente in ambito sociosanitario e oncologico.
Si rivolge a persone sane, malati di tumore e loro famigliari, fornendo informazioni e strumenti utili per il mantenimento o il ripristino di uno stato di salute globale ottimale.
Promuove e favorisce tutte le iniziative che mirino al miglioramento dei servizi e dell’assistenza socio-sanitaria e psicologica delle persone affette da neoplasie e delle loro famiglie, oltre a fornire informazioni e strumenti utili al mantenimento e/o al ripristino di uno stato di salute globale ottimale a chi lo desidera.
Questo è il testo stampato sul frontespizio del sito di cui stiamo parlando, sito che ha come uno dei rappresentanti in merito il nostro ex-commilitone SSB Roberto Cherchi, che ha gentilmente risposto ad alcune domande che mi sono apparse quasi evidenti dopo aver letto quanto scritto e spiegato sul loro sito, Invita la Vita
Qui di seguito l’intervista.
Come è nata l’idea di questa ONLUS e chi l’ha fatta nascere e per quale motivo?
Domanda difficile però bella e intrigante.
Piccola premessa prima di iniziare. I medici, quando arrivano ad un certo punto della loro evoluzione interiore si rendono conto che c’è un ambito della storia del paziente nel quale è impossibile entrare. Il delirio di onnipotenza che pervade molti di noi condiziona negativamente ciò che è considerata la base del rapporto medico-paziente: la possibilità di curare la malattia. In effetti questa supponenza limita fortemente le potenzialità che sono nella nostra parte più profonda e che dovrebbe governare il nostro fare. Nello specifico io ho avuto la fortuna di essere paziente per un intervento ortopedico andato male, per sei mesi, con il rischio di perdere l’uso della gamba sinistra, che mi ha salvato da questo delirio psichiatrico all’età di 27 anni.
Il tempo è passato e nel corso di una notte di guardia in ospedale, erano le tre, non so se mi sono addormentato o meno ma una scena mi è apparsa. In una notte molto buia, tempestosa, un marinaio finì in mare e tentò di restare a galla con molta difficoltà. Ad un certo punto stava per cedere e la cosa più semplice gli è sembrata di lasciarsi andare e far sì che la madre acqua lo accogliesse per l’eternità. Mentre si trovava sulla cresta di un’onda, alta e schiumosa, vide, lontano, una fioca luce. Pensò di essere di fronte ad un miraggio. All’onda successiva la rivide e così per le altre che seguirono. Un calore gli arrivò dall’interno e le forze, che stavano mancando, tornarono sempre più forti e vigorose sino a portare il marinaio a terra.
Scrissi queste poche righe e le lessi alla collega con la quale da tempo ci si chiedeva come poter essere più utili ai nostri pazienti: Gabriella Manca. Abbiamo raccolto un manipolo di pazienti e non, ed abbiamo iniziato questa avventura meravigliosa .
Come ci sei arrivato, cioè fai parte dello staff di questa ONLUS fin dall’inizio oppure ci sei capitato per caso, se così posso dire?
L’iniziativa è nata dal cuore di Gabriella e dal mio. Abbiamo coinvolto diverse persone e con l’entusiasmo abbiamo superato mille ostacoli. La mia storia personale ha inciso fortemente. A 27 anni nel pieno del vigore fisico, vincitore del concorso nazionale come ufficiale medico, mi sono fatto operare per dei corpi liberi endoarticolari. Ho avuto una complicanza: artrite acuta purulenta da stafilococco aureo. Sei mesi di ospedale e fine delle attività sportive agonistiche. mai una complicanza fu più utile. Vivere da paziente sei mesi di paura, angoscia e speranza ti dà un imprinting che rivoluziona il tuo fare e in particolare rivoluziona la visione del paziente, che non rappresenta una malattia ma “semplicemente” una persona che ha bisogno di aiuto.
Visto e considerato le molteplici iniziative che sono elencate nel vostro Statuto, come vengono finanziate queste proposte e progetti?
Con tanti tentativi di finanziamento e con pochi successi. Ma troviamo sempre il modo di finanziarli (non tutti progetti sono stati avviati). Molto volontariato e molte energie positive. Allo stato attuale siamo inseriti in un progetto, da me ideato, sulla ricerca di marcatori precoci nelle malattie amianto correlate. L’Associazione si occupa di valutare lo stato di benessere in persone a grave rischio di neoplasie polmonari, pleuriche e degenerazione interstiziopatica del polmone, dopo essere stati inseriti in un programma di screening. E’ un progetto di interesse ministeriale e di interesse dell’assessorato regionale alla sanità. Finanziato di recente, rivoluzionario nella sua impostazione perché, oltre ad avere una forte valenza innovativa scientifica ha una valenza sociale, cogliendo il grave stato di disagio di queste persone e noi, cogliendo questo disagio, abbiamo pensato di valutare il loro stato di benessere all’inizio di questo lavoro, dopo un anno e mezzo e alterni del progetto, a tre anni dall’inizio.
Possiamo diventare membri della vostra ONLUS, oppure solo medici, dottori o specialisti possono fare domanda? E nel caso in cui, come e cosa dobbiamo fare per far parte anche attivamente della vostra Associazione?
L’iniziativa è “dei pazienti per i pazienti”. Iscriversi è il primo passo. È gratuito. Stiamo pensando di far iscrivere tutti i pazienti ricoverati nel reparto di Chirurgia Toracica e nei reparti di oncologia.
Quali sono i problemi ricorrenti a cui date una concentrazione ed una attenzione più particolare?
Più che i problemi sono le visioni. Io ho una visione e un progetto. Gabriella ha una visione ed un progetto… diverso. Entrambi sono progetti rivoluzionari nel vero senso del termine :
- Il paziente sono io: Progetto che vede i medici come coloro che curano persone e non malattie. Il paziente è al centro dell’interesse di una squadra che opera per lui e la sua famiglia o meglio per il suo microcosmo;
- La casa delle nuvole: è un insieme di iniziative pensate per stimolare l’asse PNEI (Psico Neuro Endocrino Immunologia).
Gratuitamente si organizzano corsi atti a favorire tutte le attività ludiche, culturali, fisiche, spirituali che portano il paziente a trovare una serenità interiore che possa favorire lo stimolo positivo del sistema immunitario: integrazione delle cure oncologiche. E’ una nuova frontiera riconosciuta dalla scienza medica ” ufficiale ” e convenzionata dal Sistema Sanitario Regionale della Toscana, prima regione italiana a riconoscere questo tipo di terapia.
Sei arrivato a Beirut nello stesso momento che stavo quasi partendo e hai passato l’esame nel 1974. Di che cosa ti ricordi di più? O se preferisci, quale è stato il momento più bello e quello più brutto della tua permanenza in Libano?
Il momento più bello è stato un momento nel quale ho avuto la consapevolezza di vivere una situazione che avrebbe influenzato tutta la mia vita. Condivisione di aspetti e bisogni con ragazzi di religione, estrazione sociale, nazionalità completamente diverse si fondevano all’interno del recinto dell’Istituto Salesiano di Beirut. Condivisione, speranza, possibilità, opportunità si presentavano a noi ogni giorno, in forma diversa ma sempre come esperienze forti.
Il giorno più brutto quando un manipolo di guerriglieri di Al Fatah scaricò una sventagliata di mitragliatrice sulla folla che usciva dal cinema ad AL Hamra e morì un povero ragazzo americano.
Mi sembrava impossibile che potesse accadere, perché dentro quelle mura cerano tutte le cose che ho elencato ma quasi non mi rendevo conto che c’era anche un fuori dalle mura.
La vita poi mi ha portato a fare anche l’esperienza di exchange student in Plainview Texas con l’AFS, associazione nata nel dopo guerra di Corea, orientata a far incontrare ragazzi di religione, estrazione sociale, nazionalità completamente diverse al fine di favorire la reciproca tolleranza. Rimane nel mio cuore un grandissimo progetto che si chiama ” La Città dei Giovani” che vorrei far nascere qui a Cagliari per accogliere e sviluppare le idee di tutti ragazzi dei paesi mediterraneo.
Tu, come tanti dei nostri ex-commilitoni, hai fatto studi di Medicina e quindi senz’altro ti sarai già confrontato nel corso della tua carriera con problemi abbastanza insoliti e talvolta complessi. Si leggono un sacco di articoli in giro a proposito del COVID-19, capisco talvolta anche poco, parlate tutti una lingua che è propria dell’ufficialità della vostra professione ma ho anche la netta sensazione che tutta la verità non l’ha detta ancora nessuno o forse non la sa ancora nessuno. Quando pensi che si possa avere una soluzione definitiva e che possa debellare ‘sto caspita di CoronaStrunz senza biglietto di ritorno??
Caro Diego questo è un problema che nasce dalle normali evoluzioni della natura. Come forse saprai il nostro stare sulla terra ha richiesto, nel tempo, che si verificassero delle mutazioni che sono quelle variazioni del nostro patrimonio genetico che ci hanno permesso di migliorarci e renderci più adattabili in questa terra. Queste variazioni avvengono in tutte le forme viventi e hanno permesso di arrivare allo stato di cose che conosciamo.
La natura determina l’insorgenza di queste mutazioni con una presunta casualità ma sempre con obiettivi a noi non sempre chiari.
La mutazione di un gene che ha reso patogeno per l’uomo ciò che prima non lo era è un evento assolutamente naturale. Questo è stato anche provato scientificamente. Ma ritengo non sia importantissimo. Il virus ha colto di sorpresa questo Homo Sapiens che bene sa adattarsi a queste cose. Abbiamo trovato il modo di affrontarlo con regole semplici che in parte conoscevamo dai tempi della peste in poi. Abbiamo capito come funziona e cosa fa alle cellule che rivestono l’albero respiratorio e il rivestimento interno dei vasi ed abbiamo preso le nostre precauzioni. Ora lo sappiamo affrontare bene…in Italia. Ma non tutti i paesi hanno una sanità sociale come la nostra. Infatti questo virus ha messo in evidenza le debolezze delle società più propense al profitto. Finirà? Forse. Io credo che questo intero anno sarà fortemente condizionato ma anche il prossimo lo sarà in parte.
C’è da capire dove vogliamo andare. Se, come la Lombardia, si sottovalutano certe fasce d’età (perché non più produttive), il problema proseguirà ancora per un po’, altrimenti si attenuerà (il fenomeno).
Il vaccino, in cui tutti sperano, sembra che darà un’immunità temporanea 6 mesi circa. Questo condizionerà fortemente la possibilità di debellarlo permanentemente, come peraltro è capitato con il virus dell’influenza, cugino del Sar Cov-2.
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Roberto Cherchi, grazie per questo bellissimo racconto. Le iniziative più belle nascono dalla volontà di chi crede sia possibile realizzare sogni. Diego ne sa qualcosa perchè ne ha visto nascere uno, contribuendo al suo battesimo! Mi interessa molto il vostro lavoro, ne parleremo da marinaio a marinaio!