To Phone or not to Phone, that is the question

da | 13/10/2017 | Domus Scientiae Domus Vitae | 0 commenti

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LA SCUOLA, CASA DI VITA E SCIENZA

Articolo non proprio da associare a questo “fascicolo”, ma non sono riuscito a resistere al richiamo dello “smartphone” per tutti, mia mamma e mio zio hanno ancora il telefono del “secolo” scorso, funziona ancora…

Si, lo so, questo articolo non farebbe veramente parte del nostro “dossier” o come lo volete chiamare, ma non ho potuto resistere a quanto aggiunto da Lorenzo e dalla Globetrotter come reazione all’articolo precedente e, dunque, mi sono auto-obbligato a raccontarvi una piccola “esperienza” di vita vissuta, anzi dovrei dire di “smartphone” a gogò.

Per carità, non fatemi dire quello che non ha mai voluto dire, i telefonini saranno senz’altro “necessari” fra non molto, quando tutto sarà comandato da uno smartphone qualsiasi, alzare le persiane, accendere la luce, mettere in moto la caldaia, accendere il forno, riempire la vasca di acqua calda, accendere i venti televisori, ecc…, il tutto prima di arrivare a casa e grazie al telefono appunto. Tutto sotto controllo, come in certi uffici super-connessi, dove tengono d’occhio anche quanto tempo passi con le chiappe sul sedile del water, se superi il tempo stabilito ti tolgono la carta…

Sempre parlando di telefonini e “oggetti connessi”, dopo aver letto  quanto avete scritto sulla nostra pagina Facebook a proposito di “come ci si parla o come si discute” al giorno d’oggi, mi è venuto in mente anche un altro episodio alquanto strabiliante di per sé, incredibile e sorprendente allo stesso tempo, vissuto in prima persona e non proprio tanto tempo fa, un paio di mesi fa per essere più precisi.

Mi trovavo al ristorante con amici da qualche parte qui nel sud ovest francese, avevamo tutti e sei appuntamento in un ristorante simpatico e dove, senza spendere troppo, si mangia ancora come una volta, abbondante, senza pretese e fatto in casa.

La cameriera ci fa accomodare in un angolo della grande sala da pranzo, proprio di fianco ad una tavolata preparata per una trentina di persone. Domando se per caso si tratta di una festa di compleanno o le nozze di platino di una coppia della zona, caso mai ci accodiamo anche noi penso io, la cameriera ci rivela invece che si tratta del pranzo di una squadra di rugby di giovani della cittadina stessa dove ci troviamo, pranzo sotto controllo stretto dell’allenatore e del presidente prima di una partita assai importante per la loro classifica.

Ci rallegriamo tutti, una botta di giovani atleti che sono collocati accanto al nostro tavolo non può che essere che una gran bella caciara, mi vengono in mente le baldorie prima e dopo (sopratutto dopo…) la partita quando cercavo ancora di far finta di sapere utilizzare le scarpe chiodate, una ventina di ragazzi giovani e meno giovani che schiamazzavano ad alta voce per cercare di raccontare quattro cazzate, come del resto tutti i sabati di partita.

Insomma il discorso scivola sulle nostre qualità di ex-sportivi, mentre il ristorante si riempie di ragazzi tutti sotto i 20 anni, una montagna di muscoli impressionante, ripeto impressionante perché vederli in televisione non rispecchia la sagoma di questi atleti che ci troviamo alla tavola accanto. Il Presidente e l’allenatore fanno ciascuno un piccolo discorso per fare sedere tutti e vanno tutte e due in cucina per parlare con chi di dovere.

E qui casca il morto, diceva qualcuno, tutti questi ragazzi hanno tirato fuori il telefonino e hanno iniziato a smanettare, a cliccare, a facebookare, non ha aperto bocca nessuno di loro e questo è stato la fotocopia esatta di quanto successo durante tutto l’arco del pranzo.

Alla faccia del telefonino!!! Ma come fai a chiamarla squadra quando nessuno parla con nessuno??? Ma di quale coesione stiamo parlando, di quale tattica si potrebbe anche discutere? Quella del “mettiti sto benedetto telefonino in mezzo alle chiappe” e non toglierlo più fino al 31 dicembre del 2048? Poco ma sicuro, poi come è andata a finire la partita non lo so, eravamo tutti a bocca aperta quando sono ripartiti dopo il loro pranzo, una quarantina di minuti caffè compreso, ripeto per chi non avesse seguito il filo di Arianna, non ha soffiato una parola nessuno dei giocatori presenti, solo l’allenatore ha detto qualche parola all’inizio del pranzo mentre il presidente ha aggiunto qualcosa prima del caffè, tutto qui, mamma mia altro che caciara…

Si parla tanto di chattare, di discutere, di confrontarsi con altri, internet sembra assomigliare ad una passeggiata digitale con amici, ma non lo è, non è la sala di attesa di un medico di campagna oppure la bottega del macellaio vicino a casa, un disastro sociale di alta qualità, come già scritto qualche giorno fa, don Gianni sarà contento ho fatto anche la rima…

TANTI AUGURI A :

CI HANNO SCRITTO

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