da | 29/03/2023 | MANIFESTAZIONI | 0 commenti

Solo di passaggio…

Convenzione diritti nel Mediterraneo. “Solo di passaggio” un documentario sulla condizione dei migranti in Libia, basato su interviste ai rifugiati

Foto Swodesh Shakya


Eddy «Melitea» Iozia

Convenzione diritti nel Mediterraneo. “Solo di passaggio” un documentario sulla condizione dei migranti in Libia, basato su interviste ai rifugiati.

La Convenzione dei diritti nel Mediterraneo, sottoscritta da oltre cento associazioni, gruppi, personalità di 20 Paesi del Mediterraneo ha organizzato in alcune città la proiezione del documentario prodotto da Obs, Osservatorio sul genere in periodo di crisi.

Una settimana molto intensa, in particolare per la rappresentante della combattiva organizzazione libica, per un tour de force faticoso che l’ha portata in pochi giorni a presenziare a 10 eventi

Il documentario ha ricevuto unanimi apprezzamenti per immagini raramente visibili dall’interno dei campi di detenzione o delle prigioni.

Ragazze e ragazzi dei licei e delle Università, amministratori pubblici, attiviste ed attivisti, cittadine e cittadini interessati a conoscere il tema hanno partecipato numerosissimi ad ogni singolo evento. Semi di conoscenza e consapevolezza che porteranno i loro frutti.

Il documentario, prodotto per essere mostrato alle Istituzioni di Giustizia Internazionale anche informali, come il Tribunale Permanente dei Popoli, attraverso il racconto delle donne e degli uomini intervistati all’interno dei centri di detenzione mostra gli effetti delle politiche che invece di proteggere i migranti sono rivolte a proteggersi dai migranti a qualunque costo.

Con le tasse dei cittadini italiani ed europei paghiamo traffici di esseri umani che si traducono in violenze, ricatti, rapimenti, stupri.

Le Agenzie dell’ONU sul terreno, non offrono nessun tipo di aiuto e di sostegno, come denunciano gli intervistati.

Le autorità europee sanno perfettamente che la Libia, che prevede il reato di immigrazione clandestina, che costa un carcere disumano, e nessuna possibilità di poter trovare asilo, non essendo tra i firmatari della Convenzione di Ginevra. Nonostante questo, continuano a finanziare le diverse cosiddette guardie costiere (ce ne sono quattro) che rastrellano il mare per riportare a terra chi è disposto a rischiare la vita pur di fuggire da quell’inferno. Si sono perse le tracce di almeno la metà degli oltre quarantamila riportati a terra. Popolano le prigioni informali. E quello che succede li dentro lo ascoltiamo dalla viva voce di chi ci è passato.

Dalla visione di questo documentario sentiamo su di noi la responsabilità di un impegno insufficiente, di obiettivi falsati dalla nostra prospettiva, solidale sì, ma incapace di rendersi conto dell’urgenza che quelle persone ci trasmettono non solo con le loro parole, ma con i loro corpi!