SIMONE SRUGI :: Nella Storia di Betgamāl
Un libro sulle iniziative della Comunità Religiosa a servizio di poveri e rifugiati da parte anche e sopratutto di Simone Srugi, in un periodo molto complicato fra guerre e anche di più…
© Foto originale tratta dal libro stesso
IL FORNAIO, IL SARTO E L'INFERMIERE
Cinque domande a don Gianni per l’uscita del suo nuovo libro scritto e redatto in quel di Betgamāl, a proposito del Venerabile Simone Srugi, che ha vissuto tutta la sua “missione” salesiana in pratica proprio in loco.
Le domande le ho/abbiamo pensate in merito a tutti noi, cioè capire prima di tutto chi era Simone Srugi e qual’é stata la sua esistenza ed il suo operato e le ragioni per le quali è stato dichiarato “Venerabile”.
Un primo servizio Video a proposito di Simone Srugi è stato già pubblicato nel 2019 in cui don Saggiotto e don Gianni ci avevano presentato il loro confratello salesiano, raccontando lembi della sua vita e del suo operato.
Per rivederlo basta cliccare qui sotto :
CINQUE DOMANDE PER DON GIANNI
Si parla sempre di Srugi nato in Palestina e orfano in tenera età. Ma come ci sono arrivati i genitori in Palestina? Per lavoro del padre oppure per quali motivi? O erano tutti nati li come palestinesi DOC?
Simone Srugi ha radici siriane e libanesi, e si può dire che discende da una famiglia cristiana di rifugiati; originariamente si chiamavano Fara‘ūn e attorno al 1550 abitavano a Khàbab, nell’Horān siriano, circa 50 km a sud di Damasco. Di qui, per ragioni socio-economiche, emigrarono a Damasco, poi nella Beqā‘ (Fùrzul, vicino a Zàhlah), ma a causa della crudeltà dell’emiro Harfūsh di Ba‘albak, dovettero fuggire e rifugiarsi a Màshghara e in altri paesi del Libano. Nel secolo 18° uno dei discendenti si trasferì a Tarshīha, nel nord della Palestina, poi un suo figlio si stabilì a Nazaret, dove Simone naque il 15 aprile 1877, da madre maronita-libanese e padre greco-melkita, ultimo di dieci figli. Strada facendo, i Fara‘ūn avevano adottato il mestiere di fabbricanti di selle per cavalli (sarg/surūg in arabo), perciò quello divenne il loro patronimico: Surūgy/Srugi. Questa storia è contenuta nel registro di famiglia che nel 1964 un pronipote di Simone abitante a Beirut, ‘Azīz ‘Issa Srugi, mise a disposizione di don Praduroux, che lo trasmise a don Forti, il quale al Hussun stava scrivendo la sua biografia.
Tu avevi già scritto in merito a Srugi nel 2016 un articolo intitolato “Il Venerabile Simone Srugi” per la rivista “Ricerche Storiche Salesiane”: che c’è di nuovo in questo libro?
Don Forti, mio maestro di noviziato, ci faceva leggere, man mano che li dattiloscriveva sulla Olivetti, i vari capitoli che nel 1967 raccolse nel libro Un buon Samaritano, concittadino di Gesù. Su quella base ho continuato le ricerche e da esse sono nati alcuni articoli e due libri. Nel 2018 ho pubblicato “Vita e scritti di Simone Srugi”, che contiene tutta la documentazione. In quest’ultimo inquadro meglio l’una e gli altri nel loro contesto storico, cioè i cento anni fra la ricostituzione del Patriarcato latino di Gerusalemme (1847) e la spartizione della Palestina (1947). Essa faceva parte di una regione che nel corso di quel secolo ha cambiato completamente volto, dal punto di vista politico, socio-economico, culturale e religioso: due guerre mondiali; caduta dell’Impero Turco; epoca coloniale; genocidio armeno; Mandato britannico; immigrazione ebraica; rivoluzione araba… Le cartine e la “galleria fotografica” che completano il volume, aiutano a farsi un’idea.
Su quello sfondo acquista risalto la vita e l’azione di Srugi che, dopo la fanciullezza a Nazaret e gli anni di apprendistato a Betlemme (infermiere, sarto e panettiere), fece la professione religiosa come coadiutore salesiano (1896) e svolse la sua missione per 50 anni a Betgamāl. In questa località fuori mano e malarica, distante 30 km a sud-ovest da Gerusalemme e una sessantina da Giaffa-Tel Aviv, i salesiani accoglievano orfani palestinesi, profughi armeni, libanesi, siriani, infine anche polacchi. Gestivano una scuola agricola con annessi mulino, frantoio, cantina e dispensario medico-farmaceutico. Simone fu maestro e catechista dei piccoli, cerimoniere nel santuario di santo Stefano e soprattutto infermiere: per la sua bontà e le doti di “guaritore” che la gente gli attribuiva, gli ammalati venivano a lui a decine ogni giorno, da una cinquantina di villaggi. Secondo i dati dei registri superstiti, si calcola che medicò decine di migliaia di poveri ammalati, negli ultimi 14 anni con l’aiuto di una suora salesiana.
Non era affatto facile vivere e lavorare mantenendo la calma fra tanti sconvolgimenti, in quell’ambiente segnato dalla povertà e dalla malaria, aperto agli sconfinamenti dei beduini con le loro greggi, scenario di scontri armati fra nazionalisti palestinesi e coloni ebrei. Ma con la grazia di Dio e con l’esercizio quotidiano dell’umiltà, carità e dolcezza, Simone ci riuscì, e insieme a lui un bel gruppo di salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice, che migliaia di exallievi e gente del posto ricordavano con riconoscenza e ammirazione.
Che cosa significa “Venerabile”?
Un cristiano (maschio o femmina, giovane o adulto, laico, religiosa o chierico) che abbia vissuto in forma esemplare, da “servo di Dio”, merita di essere presentato a tutti come modello e intercessore. Le sue azioni e i suoi scritti vengono esaminati da appositi tribunali ecclesiastici in un vero e proprio processo canonico che ha un lungo iter. Accertato il riscontro storico-documentario dei fatti da parte di coloro che lo conobbero e testimoniano che ha praticato in grado eroico tutte le virtù (cardinali, morali, teologali), viene dichiarato “venerabile”. Dopo il processo del 1964-66 (in cui don Bedon e don Cozzolino fecero da segretari) e del 1981-83 (lo feci io), Simone Srugi ha raggiunto questo traguardo intermedio nel 1993, cioè 50 anni dopo la morte! Ora si aspetta che Dio, per sua intercessione, compia due miracoli successivi (in genere di guarigione fisica) perché sia dichiarato “beato”, e infine “santo canonizzato”. Dipende anche da noi, nel senso che possiamo contribuire con le nostre preghiere!
Cosa ha lasciato scritto Srugi? Di che tipo sono i suoi scritti?
Ci è pervenuto il piccolo taccuino su cui appuntava i propositi durante gli Esercizi Spirituali annuali. Per il resto non era uno scrittore, dotato di formazione letteraria, che abbia inteso di scrivere qualche libro, e neppure di tenere un epistolario. Era un uomo pratico, molto semplice, un educatore salesiano, che amava leggere i libri di Don Bosco, manuali di pietà, vite dei santi …, e da essi trascriveva brevi frasi, sentenze o “massime” che distribuiva in striscette di carta ai confratelli e ai ragazzi. Somigliano agli odierni twitters o sms. Eccone alcuni: Vale più un “grazie a Dio”, un “Dio sia benedetto” nelle avversità, che mille ringraziamenti nelle prosperità. – Dio fa le cose adagio, ma le fa bene. – La pazienza è una buon’erba, ma non cresce in tutti gli orti. – Portate ogni giorno la croce di ogni giorno con la grazia di ogni giorno. – La croce, se è amata, non è che mezza croce, perché l’amore di Gesù addolcisce tutto, e non si soffre molto, che quando si ama poco. – Vale più alzare una paglia per ubbidienza, che digiunare una quaresima per propria elezione. – Non si hanno a cercare in piazza i nemici, mentre il più aspro sta nascosto dentro di te, anzi tu sei quel medesimo. Perciò guarda l’anima tua da te stesso. – Don Bosco ha assicurato a tutti i suoi figli: Lavoro, pane e paradiso. – La felicità di piacere a Dio con far bene tutte le cose, è un saggio del paradiso.
Come e dove acquistare il tuo libro?
Le restrizioni per il Covid hanno impedito che andassi a pubblicare il libro in Italia. Ma non tutti i mali vengono per nuocere: qui a Gerusalemme, generosi benefattori hanno coperto le spese di stampa. Perciò a chi fosse interessato, posso inviare copia omaggio, basta che mi faccia avere l’indirizzo postale. Come alternativa: di tanto in tanto potrei chiedere ospitalità allo webmaster e pubblicare degli “estratti” sul nostro sito SSB. Aggiungo che il libro verrà inserito a breve nella Biblioteca Salesiana on line (SDL = Salesian Digital Library), alla quale potrete avere accesso molto facilmente. E chissà che, con l’aiuto del pri-Mario e del super-Diego, non riesca a mettere qualcosa anche sulla nostra piattaforma VIMEO…?
Non per nulla conservo gelosamente nel mio libro di preghiere l’immagine, con reliquia ex indumentis, di Simone Srugi.
Già allievo di Don Ernesto Forti e compagno di Corso di don Gianni Caputa sono stato sempre affascinato da questa figura di Coadiutore salesiano per la sua semplicità e, man mano venivo a conoscenza della sua storia, sempre più affezionato a lui per la sua profonda fede durante un vissuto, in particolar modo nella fase finale, di grande prova.
Sarà mia cura leggere ed assaporare quanto scritto da don Gianni che ringrazio anticipatamente per averci donato questo prezioso documento sulla vita di un santo.