Sfondare una porta spalancata…
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Ricevuto una risposta, da parte di Sergio Daneluzzi, più che “dettagliata” in merito all’articolo “Forse potrei essere stanco anch’io…” apparso qualche giorno fa, risposta trasparente e limpida…
Caro Diego, sfondi una porta spalancata…
Il fastidio e talvolta la vera e propria indignazione sono in misura crescente la modalità prevalente con cui mi rapporto ormai al mondo circostante. Sono veramente stufo. Tu hai elencato tante cose/situazioni di cui sei stufo. Molte sono condivise anche da me.
Ma permettimi di elencare, così, senza un ordine particolare, senza pretese di completezza o di graduatoria e con piglio un poco swiftiano, almeno alcune cose che non sopporto e che mi fanno imbestialire, a Milano e non solo…
1. La televisione
Non esiste nulla di più volgare ed inutile della televisione italiana, per la quale si paga anche un canone. Fortunatamente non ne possiedo una, ma mi tocca (letteralmente, altrimenti non lo farei..) ogni tanto guardarla a casa di mia madre o a casa della mia compagna.
Con rarissime eccezioni, la stupidità dei programmi, la pochezza dei giornalisti, dei loro servizi e della loro dizione, il romanesco imperante, i modelli sociali proposti e diffusi, i conduttori finti e strapagati, l’assoluta mancanza di cultura critica e di profondità in praticamente tutto quello che passa, rendono l’esperienza televisiva insopportabile. Credo sia così un po’ dappertutto, è proprio il mezzo che è così.
Ma ci sono stati tempi migliori.
La televisione pubblica si è nel tempo appiattita sulle logiche della televisione commerciale e da strumento per l’unificazione al minimo comune denominatore culturale del paese si è trasformata in veicolo per l’istupidimento di massa e per la distruzione della lingua italiana. Una particolare nota di demerito per i telegiornali, incapaci di proporre notizie di qualche reale interesse – in particolare sul resto del mondo – ma inspiegabilmente affascinati dagli omicidi truculenti (uomo uccide moglie e figlia con un’ascia e si toglie la vita gettandosi dal quinto piano..) seguiti inevitabilmente delle interviste encomiastiche ai parenti e agli amici delle vittime.
Si salvano qualche documentario ben fatto e raramente qualche diretta sportiva, ma anche qui con cronisti inadeguati – che non sanno pronunciare ad esempio un cognome come Müller – e che non esprimono neppure un grammo di originalità individuale. La televisione proprio non la sopporto più…
2. La gente che sta male a tavola
Una città come Milano è sempre più piena di gente malvestita e quasi sempre tatuata che va al ristorante. Pur non essendo dei guerrieri maori (in quelli i tatuaggi avevano una ragione e un significato profondo) e neppure degli ex-paracadutisti o ergastolani o pirati, accomunati da esperienze estreme ma vere, una volta seduti a tavola berciano e urlano in modo da costringere anche tutti gli altri ad alzare la voce, con il risultato che tu non riesci più a sentire quello che ti dice la persona che hai davanti.
Da questo punto di vista la maleducazione è diffusa e gli italiani, si sa, sono chiassosi e incapaci di silenziare i bambini piccoli e incolpevoli che si portano dietro negli orari più assurdi, facendoli giocare con le macchinine sui piatti o disegnare sui tovaglioli.
Ma la cosa peggiore è vedere tutta questa gente quando mangia: chini in avanti con la testa nei piatti, con i gomiti incollati al tavolo e ben divaricati, in modo da operare il minimo sforzo possibile per portare il cibo alla bocca. Nessuno ha mai insegnato loro come stare a tavola. Praticamente delle scimmie. Questi spettacoli possono rovinare anche le serate più promettenti. Ne sono veramente stufo.
3. I SUV
In un paese in seria crisi economica, non capirò mai come possano circolare tante mastodontiche macchine inutili. Anche potendosene permettere i costi altissimi, non riesco veramente a capire a cosa possano servire, pur avendo il vocabolo”Utility” nella carta di identità.
Consumano e inquinano come dei camion, intasano strade e marciapiedi e rappresentano il terrore di chi parcheggia. Nonostante il pianale alto e le dimensioni, sono talvolta pure scomodi, almeno per le persone non basse. Giustificabili forse nell’outback australiano, non si capisce veramente a cosa possano servire in Italia, dove le strade sono strette e asfaltate e i posti da raggiungere vicini.
Quale intima esigenza esibizionistica, quale forma di volgarità spirituale, quale smisurata volontà di ostentazione dell’inutile possono portare le persone talvolta a indebitarsi pur di averne uno?
Ho formulato una mia teoria, che mi convince abbastanza: il SUV è la proiezione psicologica della potenza che il possessore del SUV non ha. In altre parole i proprietari dei SUV ce l’hanno piccolo o non lo sanno usare, e il SUV è il loro tentativo di rivalsa sul mondo, l’armatura che maschera la loro inadeguatezza.
Insopportabile.
4. La gente che ti ferma per strada
Sarà capitato a tutti: ” Una firma contro la droga….”… “Dottore aspettavamo proprio lei, mi fa un sorriso?…una donazione per il WWF…?” “Scusi quale è l’ultimo libro che ha letto? Quanti libri legge all’anno…?”. A parte il fatto che sono affari miei, se vi dicessi quale è l’ultimo libro che ho letto, sicuramente non comparirebbe mai nei vostri elenchi…. Ma comunque è mai possibile che non sia possibile fare 50 passi senza essere fermati da qualcuno che cerca la tua attenzione per venderti o ottenere qualcosa da te…?
Lo so, in molti casi sono dei poveri ragazzi volontari che hanno sposato una causa o l’altra….d’altronde un lavoro non lo trovano. Poi ci sono gli extracomunitari: “Capo, vuoi libro sulla storia di Mandela. Libri interessanti di Africa”.. In pausa pranzo, o dopo una giornata di lavoro, al caldo, è una tortura continua – non diversamente fanno quelli che ti telefonano, anche sul cellulare, per proporti nuovi contratti telefonici o per gas/luce.
Infine ci sono gli accattoni, veri o più spesso finti, che a ogni angolo di strada, con modalità sostanzialmente standard (cartelli elencanti le malattie proprie, dei figli e dei nipoti, con immaginine kitsch della Madonna o di Gesù…) chiedono l’elemosina, in misura crescente nella modalità mista punkabbestia, che prevede cani dall’espressione triste sdraiati sui marciapiedi con i padroni e scatolette di tonno vuote per raccogliere monete e creare sensi di colpa nei turisti.
Io farei passare un camion con dei signori in divisa e li farei portare via tutti, liberandoli su qualche tangenziale. Ma naturalmente non sarebbe politically correct. Me la cavo, in tutti questi casi, con occhiate severe e gesti di diniego. A quelli dei libri e delle donazioni dico che sono di fretta. Non ne posso più…. Poi c’è la zingara sotto casa mia, che sbuca dagli angoli più impensabili e che ho preso in qualche modo in simpatia.
Tutte le volte almeno un euro…
5. I graffitari
Il paradosso: degli imbecilli che si credono degli artisti. Ad una abissale assenza di valore esistenziale si accompagna la pretesa di lasciare traccia permanente o semi-permanente di sé. La rappresentazione del nulla. La La convinzione del proprio diritto di sporcare e deturpare i muri delle case, i cartelli, i cassonetti, qualsiasi cosa, con la propria assenza di intelligenza e di buon gusto. Occasionalmente capitano anche quelli che evidentemente sanno disegnare, ma si tratta di una sparuta minoranza.
Questi idioti sporcano e rovinano tutto, compresi i treni nuovi di zecca, con costi enormi per la comunità, e restano regolarmente impuniti, almeno in Italia, grazie a una temperie culturale che vede comunque in loro dei giovani creativi, dei writers, degli street artists, comunque dei cocchi di mamma. Si tratta invece della peggior specie di lazzaroni, di una devianza improduttiva, anche dal punto di vista dell’immaginario, per la società.
Io li condannerei a imbiancare regolarmente la Grande Muraglia, sotto il controllo di militari cinesi.
Non se ne può più..
Caro Diego, mi fermo qui per ragioni di spazio, ma potrei andare avanti a lungo….
Solo alcuni spunti:
- – Quelli/e che tengono i cagnolini nella borsa o in braccio
- – I piccioni
- – Quelli che telefonano in metropolitana con l’auricolare
- – I ciclisti che viaggiano contromano sui marciapiedi
- – I poliziotti e i vigili con braccialetti, catenine, capelli lunghi e barba di tre giorni
- – Quelli che si siedono sui marciapiedi a bere birra
- – Gli studenti in gita scolastica
- Eccetera, eccetera, eccetera…
- … … …
Caro Sergio, se non fosse che hai elencato in modo squisito una serie di grandi negatività che condivido con te, mi farei una strepitosa risata! A parte permettermi di condividere il tuo pensiero volevo farti i complimenti, veri e sinceri, per la tua analisi che come dici, potrebbe non aver fine, in un modo estremamente “raffinato” ….intellettualmente ovviamente oltre che “Italiotamente”!
Mi permetto di aggiungere solo l’esercito di adolescenti, e non solo, con sguardo beota eternamente incollato allo smartphone….loro non comunicano più….non sanno più nemmeno esprimersi in italiano corretto, ma son dei maghi della tastierina, selfie, “wazzup” istagram etc etc ovviamente mi dicono che io non posso capire…son vecchia…il futuro è racchiuso lì!
Un abbraccio.
Freedom of speech and the pursuit of happiness… everybody sees it their own way and has a right to express himself/ herself. We don’t always like it but we cannot change it except in our own life. Live and let live and find your own happiness without worrying so much who eats how, who is around you, who wears what. Concentrate in the positive and find similarities rather than differences. Only then you will not be bothered by ‘stuff’ and people. And you will truly be free.