IL CORTILE | SACERDOTI & CO

Bedon Sante Don

13/07/1930

Purtroppo il nostro caro don Bedon è partito per altri lidi il giorno 7 Febbraio 2012.
Un saluto molto caro e amichevole da parte nostra a tutti coloro che se ne sono purtroppo già “iti”…

Il Cortile

Alunni & Co, SSB

Don Sante é purtroppo partito da questa terra agli inizi del mese di febbraio 2012 e parecchie testimonianze di affetto e amicizia sono state pubblicate sul nostro sito.

Avevo 22 anni. Dopo un anno di tirocinio a Ivrea, parto per le missioni – come ci si esprimeva allora. Il 1° novembre 1952. Le campane della Basilica di Maria Ausiliatrice, a Torino, “cantano” la gloria dei Santi ed io mi avvio, con il ch. Vittorio Pozzo, verso Genova. Ci accompagna il Coadiutore Salesiano sig. Daroit.

La sera siamo già a bordo della M/N Enotria. Sosta a Napoli e ad Alessandria d’Egitto, dove ho avuto il primo incontro con i Salesiani dell’Ispettoria del Medio Oriente: accoglienza festosa da parte del Direttore, Don Risatti, e Confratelli tutti.
Arrivo a Beirut il 6 novembre, alla Scuola Italiana Maschile, già diretta dai Padri Domenicani ed ora, da poco più di un mese, affidata ai Salesiani.
Ne è Direttore Don Francesco Trancassini. Con lui incontro il prefetto, Don Giuseppe Galliani, il catechista, Don Emilio Praduroux, Don Bolognani, Don Giovine, Don Zannini e i sigg.ri Coadiutori Combas Naim e Filippo Tuninetti.
Ci sono una decina di alunni interni. La Scuola ha varie sezioni: elementare, media, commerciale e liceo parificati, per Italiani e Libanesi interni ed esterni.

Grande povertà. Le prime notti solo materassi sul pavimento. Se si eccettuano i banchi delle aule scolastiche, i Padri Domenicani, avevano portato via tutte le suppellettili.
Un po’ alla volta ci siamo rifatti…con la pazienza, la costanza, lo spirito di fede, le battute di Don Filiè e il sereno clima di famiglia.
Ogni giorno la Santa Messa anche per gli interni, che non facevan nessun problema. In una Cappellina modesta, ma funzionale e piena di luce.

Gli alunni, complessivamente potevano essere un cento cinquanta. Erano meravigliati della presenza continua di noi Salesiani tra loro e del nostro stile di vita, diverso da quello di coloro che ci avevano preceduti. I giovani erano contenti perchè si organizzava, si faceva anche altro, al di là della scuola. Le Compagnie, le gite scolastiche alla Madonna di Harissa, a Bois de Boulogne, al mare, i Faraglioni, le prime Comunioni.

L’edificio scolastico elegante, dalla facciata assai movimentata nella struttura, rifletteva il gusto dell’epoca politica allora imperante. Vi spiccava il seguente motto-programma : “Non scholae sed vitae discimus”.

Ricordate quelle due grosse sfere di marmo all’entrata della Scuola?
Alle pareti dei vari piani erano ancora esposti i quadri che raffiguravano Coriolano, Muzio Scevola, Veturia , Cincinnato, Scipione, Cornelia e i Gracchi…ideali presi dalla Roma antica, che dovevano ispirare la Gioventù italiana e non solo.

Di quegli anni ricordo Shoubeir, Araman, Albertini, De Martino, i fratelli Moreno, i tre fratelli Marchetti, l’albanese Fikri, Bassignana, Placenti…
Io li assistevo e facevo scuola di Religione, Storia e Geografia…Ero giovane, entusiasta, amavo veramente lo stile di vita salesiana. Anche se talvolta, nel cielo della fantasia, passava, furtiva, qualche nube di nostalgia. Mi ricordo che da un’aula dove davo lezione, si vedevano, in lontananza, ancora il mare e le navi che, pensavo e immaginavo, erano dirette in Italia…Che volete…la propria Patria è sempre la più cara e la più bella…

A Beirut ho trascorso due anni 1952-1954.
Nel secondo anno vennero altri salesiani: Don Italo Thoman, Don Eraldo De Rossi, Don Alfredo Alessi, Don Cornelio Bertagnolli, durante l’estate, nel periodo del normale avvicendamento dei Confratelli salesiani…
Don Italo, mio carissimo amico, assisteva con me gli studenti interni.
La domenica pomeriggio noi chierici non potevamo andare al cinema. Allora toccava a Don Giovine o a Don Filiè accompagnare i ragazzi dai Frères.
Nel frattempo noi due andavamo dal pasticciere del Bristol, il signor Fontana, svizzero, diventato presto nostro amico. Passavamo dalla porta di servizio(!) ed uscivamo con un abbondante gelato appena “sfornato”. Camminando lungo i marciapiedi della via Hambra, lo centellinavamo raccontandoci tante cose e soffermandoci davanti alle vetrine e alle bancherelle. L’argomento principale : l’incoronazione della giovane Regina d’Inghilterra, Elisabetta IIa. Tra parentesi: Don Italo “tifava” per la nuova regina fino ad esporne l’immagine nei suoi antri segreti (vedi: guardaroba). Era la novità del giorno, che ci veniva in mente soprattutto al passaggio frequente dei Boeing con il loro rumore asordante.

Per noi chierici erano le uniche distrazioni!!
Per il resto, scuola, scuola ed escursioni culturali: le rovine di Biblos, i famosi cedri del Libano, le acque di Baruk, la sorgente di Aqfa, Nahr el Kalb, Baalbek…In quel secondo anno ho conosciuto altri ragazzi, di cui , purtroppo, vedendoli in fotografia ricordo la fisionomia, ma il nome solo di alcun: Brunori e Placenti. Abbiate pazienza, l’età non è più quella…

Anche in quell’anno funzionavano le Compagnie di San Luigi e del Santissimo, con varie attività.
Abbiamo avuto la visita del Superiore delle Missioni, Don Albino Fedrigotti e del grande industriale Marzotto: quest’ultimo ha lasciato una buona offerta e tanta stoffa per confezionare le vesti da prete: quelle che ci vedeva indosso (perchè la veste a quei chiari di luna, era d’obbligo!) non gli parevano dignitose…Povertà evidente !
Durante l’estate del 1954 ho lasciato Beirut per intraprendere, in Italia, gli studi teologici. Assicuro che mi allontanai con vivo rimpianto.

Vi tornai per soli due mesi (settembre-ottobre) quattro anni dopo, già sacerdote,
nel 1958, destinato a insegnare e ad assistere. Era Direttore Don Germano, dall’intercalare famosa “porca schifa”. “Devo fare tutto io!” diceva. ” Vedi quell’interruttore? Ho dovuto metterlo io, porca schifa!” In compenso era un latinista formidabile.

Ma i ricordi più cari risalgono al 1966-67, quando per ricerche di laurea, fui a El Houssoun, insegnante al Liceo Scientifico, dove conobbi tanti giovani confratelli, i Sacerdoti etiopi e i liceisti.

E ancora, a Beirut dal 1968 al 1969 e dal 1971 al 1973. Di quegli anni ricordo molti nomi, numerose simpatiche fisionomie, che, nonostante tanti anni passati da allora, ho potuto individuare nel corso del nostro incontro a Roma.

Amadeo, Amitrano, Araman. Bonapace, Carbonaro, Cherchi, Iozia, Iug, Lama, Marusso, Zanotto, Volo, Vicinanza, Silli con le Cassandre, Rustico Laura, sorella di Fulvio, Massimo e Sandro, Righetti, Miggiano, Popolani, Prosdocimo, Friso, Riva, Podestà, Placenti, Pedone, Cocchiglia, Deninotti, D’Andria, Dandolo, Daneluzzi, Cordone , Conti, Colella, Chiari, Gai, Gustincic, Rotta Loria, Ragucci…e altri, tutti !!!

Ricordo le nostre conversazioni in cortile a El Houssoun, le ricreazioni, il football, la serietà e l’impegno a scuola, la cordialità e l’intesa con i professori, nonostante la severità…Eravamo, soprattutto noi Salesiani, tutto per voi, vi assicuro, mei cari ex-allievi di un tempo. E lo si sentiva!…

Don Doveri la calamita, il padre buono, l’amico sincero e largo …di manica. Non negava nulla a nessuno. Avrebbe voluto promuovere tutti e talvolta vi è riuscito!
Abbiamo avuto la visita dell’on. Moro il 4 dicembre 1971: una splendida accoglienza di giovinezze in fiore…In quell’occasione ricordo che prima dell’incontro con gli alunni volle fare la S.Comunione. In Cappella gliela amministrai io.

E si inaugurò l’ampliamento della Scuola : due piani in più. La Scuola in tre sezioni complessivamente serviva oltre ottocento alunni.

A Natale a Pasqua andavo a Gedda, nell’Arabia Saudita: Completo con cravatta, professore della Scuola Italiana Maschile invitato dall’Ambasciatore d’ Italia . Nessun segno esterno che rivelasse la mia qualità di ministro della Chiesa. Guai!!! E accompagnavo gli alunni che a Gedda avevano la Famiglia. Uno di loro una volta volle portare una scatoletta di carne per il gatto…Alla dogana saudita osservano ( era nel mio bagaglio) e domandano di che si trattasse. Ho spiegato che si trattava di carne per il gatto del mio allievo… e lasciano passare. Poi esaminano più a fondo e si imbattono …in due salamini “San Daniele”, bene avvolti, con il tricolore. ” E questi ?” domandano. Dopo qualche esitazione: ” Anche questi, per il gatto! ” è la risposta. Bontà loro o grazia speciale, fatto sta ed è che tutto è passato, con grande gioia e soddisfazione dell’allievo, di cui oggi purtroppo non ricordo il nome, ma ho bene presente la fisionomia: di colore, probabilmente originario dall’ Etiopia o dall’Eritrea.

A Gedda poi si celebrava la S.Messa a porte chiuse, nel Salone dell’Ambasciata, presenti, con l’Ambasciatore, Barone D’Aragona, la Signora e la Colonia Italiana residente in Arabia Saudita per vari motivi. A Natale 1971 si fa festa nel Circolo degli Italiani, dove è posibile “delibare” anche qualche sorso (si fa per dire!) di wisky in sana e santa allegria. Nel 1972, a Pasqua, la bella cerimonia della Prima Comunione a sei bambini, italiani e francesi, preparati a dovere dalle cure materne della gentile Signora Cordone, Mamma di Claudio. Sempre nel Salone dell’Ambasciata d’ Italia. Accenno solo alla cortese attenzione avuta nei miei riguardi dalla Fam. del Dott. Cordone (di cui serbiamo un grato ricordo ed una grande simpatia per quanto ha fatto, anche ultimamente, come Ambasciatore, nel tormentato Irak). Non dimenticherò mai la signorile accoglienza e ospitalità. Un grazie di cuore anche da queste modeste righe.

Ci siamo dati alle escursioni culturali di alto livello: ANNAYA, al Santuario del Beato Charbel, a TIRO con le rovine di epoca greco- romana, a Beit-Mery pure di epoca greco-romana.
Ogni mattina il biglietto…per la colazione. Chi vuole le uova sbattute, chi all’occhio di bue, chi sode, chi lo zabaglione, chi marmellata, chi formaggio… chi…tutto! Accontentare tutti? Era un po’ difficile, ma il più delle volte, con un po’ di buona volontà e pazienza ci riuscivo…
I miei allievi, a scuola, durante la lezione, non mancavano di farmi qualche scherzo. I giovani …sono sempre e dappertuto uguali! L’ho sperimentato a Beirut, a Istambul, a Verona, a Treviso, al Cairo…ma sono simpatici e, nonostante tutto, tanto cari. Ricordo che mi manomettevano l’orologio che posavo sopra il banco…e spostavano le lancette…in avanti…per uscire prima. Bella trovata ! Finchè non ho scoperto l’inganno…

Nel 1973 iniziavano i colpi di mano degli Israeliani. Noi ne fummo spettatori e coinvolti. Mi ricordo che in quei giorni dovetti subire, nell’ospedale di Mar Elias, l’operazione all’ernia. Tutto andò bene. Mentre i chirurghi operavano, cadevano le bombe su Beirut. Coprifuoco giorno e notte. Per tornare a casa dall’ospedale dovetti cercarmi un taxi che percorresse strade secondarie per non essere fatto bersaglio dei cecchini. E così ho potuto tornare alla Scuola, dolorante, ma a posto…per grazia ricevuta!

Per motivi che è superfluo ricordare, fui quindi trasferito in Italia, al Don Bosco di Verona, dove continuai a lavorare tra i giovani liceisti come insegnante e poi come Preside nella Scuola Media.

Da allora non vidi più Beirut. Ne seguivo solo, da qualche scampolo di notizie, carpite qua e là, le vicende dolorose che condussero alla fine quell’Opera Salesiana, così fiorente e benefica per tanta gioventù. Tanto è vero che tutto si costruisce con la pace e tutto si distrugge con la guerra!

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