Ritornare in Libano nel 2008

A giugno del 2008, mi prende una struggente voglia di fare una vacanza in Libano. Comunico questo mio desiderio in famiglia, la quale però non approva, dandomi della matta...

da | 12/10/2009 | BACK TO BEIRUT | 0 commenti

Foto tratta dall'opuscolo

Grande racconto di un ritorno a Beirut da parte della Bruna Vicinanza, uno squarcio nello spazio temporale della nostra fascia o strato di vita che appartiene al mondo secolare della storia della Scuola…

Diego

Er Webmaster..., SSB

A giugno del 2008, mi prende una struggente voglia di fare una vacanza in Libano. Comunico questo mio desiderio in famiglia, la quale però non approva, dandomi della matta perché volevo ritornare in un territorio che era stato teatro di feroci e sanguinose guerre civili e che tutt’ora é un campo minato.

A darmi coraggio sono i miei zii di Marsiglia che mi annunciano la loro partenza in Libano per una durata di 3 mesi. Guardo il mio assaporto, è tutto a posto, prenoto quindi il volo con la MEA e avvio all’ambasciata siriana le pratiche per il visto per un’eventuale visita a Graziella Popolani in Siria.

Il giorno della partenza è il 28 settembre, perchè come una bambina capricciosa decido di festeggiare il mio 52esimo compleanno nel paese dove sono nata.
Abbraccio i miei figli, bacio i miei adorati cani, di corsa con mio marito all’aeroporto e dopo mille reciproche raccomandazioni ci salutiamo.
Il viaggio è lungo a causa di un incredibile ritardo da Roma e da Milano, ma di certo la compagnia non mi manca. Accanto a me ho una coppia di giovani che vive e lavora a Parma, lei polacca e parrucchiera, lui libanese di Tiro con una concessionaria di macchine. Alla mia destra faccio subito amicizia con una ragazza che fa l’arredatrice d’interni e vive a Saida.
Dalla poltrona anteriore spunta una signora libanese logorroica che vive con il marito italiano in Sardegna da oltre 22 anni ma entrambi sono desiderosi di tornare in Libano.

Nonostante i vari sensi di colpa che mi attanagliano, per aver lasciato la mia famiglia formiamo un piacevole salotto, trattando vari argomentie mescolando da subito 3 lingue, francese, italiano e arabo.
Che bello!!! Mi sento già come ai vecchi tempi.

All’aeroporto i miei zii mi accolgono con un lungo applauso, salgo in macchina, destinazione Kleyat dove ad attendermi c’è l’altra mia zia sposata con uno Sfeir.
Sono troppo stanca per festeggiare in un ristorante, preferisco stare a casa e mangiare una bella fetta di foret noire.
Il giorno dopo a svegliarmi è il profumo forte di caffè arabo e ad attendermi è una bella colazione fatta di manaouche, labne e sopratutto la mia adorata knefe. Prima però esco in terrazzo, ammiro il paesaggio montano e una bellissima aria fresca e tersa mi avvolge, è un momento catartico.

I miei zii sono pronti a soddisfare qualsiasi mio desiderio, perciò programmiamo le nostre gite senza però dimenticare gli inviti del vicinato. Uno fra tutti mi rimane impresso (perchè non ricordavo più tanta cordialità) quello di un fabbro con moglie e figlio nella loro splendida casa con un pergolato pieno di uva matura e alberi di fichi intorno.
Ci invitano per una ricca colazione che dura quasi tutta la mattinata. Parliamo, ridiamo, si complimentano per il mio arabo, e non tocchiamo mai l’argomento guerra.

Nel salutarli mi regalano cesti di ogni genere di frutta e barattoli  di marmellate fatte in casa.Noto subito che la gente del posto ha tanta voglia di dimenticare, di andare oltre, di vivere e di godere di ogni attimo della vita.Penso alla mia famiglia, alla vita romana stressante, mentre qui nelle montagne libanesi tutto è più tranquillo e lo scorrere del tempo è scandito da ritmi lenti e sereni.

Le mie giornate si susseguono vistando Byblos e il suo porto millenario, il suo castello, il souk ricco di negozi multicolori, i vari ristoranti fra cui il famosissimo “Pepe Abed”.
Beiteddine è rimasto un palazzo affascinante che riesco ad apprezzare meglio adesso. Ci fermiamo per una merenda in un lussuosissimo albergo, credo un tempo il palazzo di un emiro. Nell’ampio giardino c’è un matrimonio e un derwish con molta naturalezza ci offre il caffè e ci invita a ballare la dabke insieme ai commensali. Sono frastornata !!!

Harissa, la Madonna la devo assolutamente vedere, e faccio i 100 gradini che mi portano più vicino a Lei per poter pregare meglio.
Andiamo a Zouk, città del Kesrouan, con un souk ricco di artigiani, fiancheggiato da ristoranti e caffè, molto suggestivoè l’anfiteatro romano di notte.
Durante quei 10 giorni indimenticabili devo vedere il più possibile, Fakra, Faraya, Broumana con le sue case tradizionali tutte in pietra. Arrivo persino a Sidone e da un ristorante al primo piano godo una vista spettacolare dominata dal castello.
Nel mercato però vedo tanta povera gente e in lontananza le tendopoli dei profughi palestinesi.

Non mi soffermo a descrivere il prelibato cibo libanese, i profumi e i sapori sono avvolgenti, mangio di tutto….dal dolce al salato, e alla maniera proustiana mi vengono alla memoria episodi dell’infanzia che pensavo avere dimenticato.

Ecco finalmente la giornata dedicata a Beirut, la città in cui sono nata e vissuta 18 anni e che rivedo dopo ben 34 anni.

Mi colpiscono subito il traffico pazzesco e il caos delle strade, le macchine che sfrecciano da destra e da sinistra non sono le utilitarie ma enormi hummer o range rover.
Percorro il centro, hamra, piazza dei cannoni, l’università americana, e una grande tristezza mi assale quando vedo i luoghi dove un tempo c’erano le nostre scuole italiane. Faccio fatica a riconoscere il mio quartiere, il palazzo abitato dai marines non c’è più, l’hotel Phoenicia è rimesso a nuovo e del famosissimo St. Georges c’è solo lo scheletro. Mi sento persa perchè la città della mia infanzia e giovinezza non esiste più, tutto vive solo nel ricordo.

Tiro un respiro di sollievo alla Corniche dove lungo questa strada panoramica crescono come funghi lussuosi alberghi, enormi grattacieli. Mi soffermo a guardare la grotta dei piccioni, un canotto solca le acque intorno.

Entro con i miei zii credo al Movempick per bere qualcosa e guardo fra i tavoli, donne arabe velate, con schiere di bambini sorseggiano delle bibite, mentre gli uomini parlano d’affari e lavorano al computer.
Verso sera prima di rientrare a casa passiamo a Jounieh, sempre bella brulicante di gente in cerca di divertimento e di buon mangiare.

Il mio viaggio sta giungendo a termine ma devo ancora vedere la mia amica Graziella. Le notizie non sono buone, un autobus viene fatto saltare in aria.
Ho un po’ paura, la chiamo ma lei cerca di rasserenarmi.

Allora si parte !!! Verso le 9 del mattino arriviamo a Chtora e prima di qualsiasi altra cosa mangio del pane arabo farcito di ricotta e zucchero. E’ una vera delizia.
L’ autista di un service accetta di accompagnarci in Siria e mentre stiamo per entrare in macchina la sua mamma gli corre incontro per dargli un panino. Mi sembra di vivere un film di Almodovar, la macchina cade a pezzi, dai sedili fuoriesce la gomma piuma, non so dove appoggiare la testa perchè tutto è sporco, il tragitto è lungo ma sopratutto c’è un paesaggio lunare, ed io non so se ridere o piangere.

Alla frontiera siriana le pratiche sono lunghe, ci aiuta il nostro autista che per agevolarci gratifica gli  impiegati con le mance.
Eccoci finalmente a Damasco, il souk è stracolmo di gente, tutti festeggiano la fine del Ramadam, telefono a Graziella e ci diamo un appuntamento in un ristorante turistico. Un lungo abbraccio ci tiene strette per un po’, la sento emozionata e stanca… Ho solamente 3 ore per stare con lei e mi porta a vedere casa sua, splendida ma è ancora un cantiere.
Il tempo purtroppo è tiranno, l’autista ci aspetta e il viaggio di ritorno è lungo.

Il giorno della mia partenza saluto e ringrazio i miei adorati zii con un caloroso abbraccio, sono le 6 del mattino e l’aeroporto è ancora vuoto.
In aereo prendo posto e mentre sono assorta nei miei pensieri, vedo entrare Nino Righetti con la moglie e la cognata.

Mi ritorna il buon umore, lui si siede dietro di me e questa volta sono io a fare capolino per parlare un po’ con lui.

Vicinanza Bruna

Bruna a Beirut - 2008

Eccovi il prodotto finito e catalogato come cartella in formato PDF, ho ripreso il tutto dal primo sito che ha ancora tutti i testi originali dal 2008 in poi, compresi questi “racconti” di vita vissuta nella scatola dei ricordi, scatola sempre aperta…

 

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