RICORDI Dİ DON GIUSEPPE GİORGİS
Foto Incontro di Roma – 2007
Intervista a Don Giorgis
Carissimi, ecco la versione rivista dell’intervista che Don Giorgis mi ha rilasciato, cominciata a Istanbul il 2 Aprile 2010 e terminata a Betgemal il 13 Febbraio 2011.
E mi assicura che ha altri ricordi … tra cui quel ragazzo che faceva l’equilibrista sul cornicione della scuola …
Don Gianni
Quando sei entrato alla scuola di Beirut ?
E’ stato nel 1958 per l’esame di maturità, da privatista insieme ai miei compagni Giuseppe Costamagna, Danilo Baldo, Biondi, Felice Morandı, Giuseppe Rossetto; i liceisti erano solo 4, 2 ragazzi e 2 ragazze, una delle quali Gustincic … (Flavıa ?)
Don Germano era il professore di Latino a Beirut, a noi chierici di Houssoun lo insegnava Don Vassallo. L’esaminatore di disegno (Don Filiè non era titolato) fu il famoso professor Manetti il quale ci aıutò e tutti prendemmo 8 …La Gustincic non rıuscıva a terminarlo e si mise a piangere; e Don Filié: “Sei fidanzata e piangi?!”
Tutto si svolse durante i giorni della crisi libanese del 1958, quando la Sesta Flotta Americana perlustrava al largo, c’era il coprifuoco, ogni tanto si sentivano spari, gli aerei sorvolavano a bassa quota … Tutti gli orali furono terminati in fretta. Aleardo Aleardi sostituì il commissario governativo che non era venuto dall’Italıa … Ma anche lui aveva paura e fretta di tornare ad Aleppo dove era direttore del Centro Italiano di Cultrura …
Tuttavia non tutti fummo promossi: i 2 ragazzi e una delle ragazze furono rimandati in matematica. Una delle 2 ragazze uscì dalla sala in lacrime e si gettò tra le braccia del chierico Costamagna che cercò di consolarla …
Dopo la maturità sei rimasto alla scuola come tirocinante; quali erano le tue occupazioni ?
Sono stato tre anni assistente (in camera, refettorio, chiesa, cortile …) e maestro di 1a, 2a, 3a elementare unite.
Gli allievi che rıcordo di più sono Oscar Mancini Ferdinando Manetti, Nando Bonapace, Flavio D’Andria, i due fratelli Gustincic, Piccinic … Tra i grandı (liceısti) c’è stato D’Alessandro e Occhipintı (aveva un letto specıale perché lui era lungo 2 metri) …
C’erano quelli di Damasco, tra i quali Giorgio Conti che mi regalò un mandolino perché gli facevo ripetizioni di matematica.
Quali erano i vostri svaghi. Divertimenti …?
I fratelli Vincenti portavano film in città; la domenica una volta andammo a vederne uno: era un “varietà”; noi chıerici uscimmo uno dopo altro …
Ricordo il passeggio del giovedì con gli “interni”: si andava lungo la corniche, o al porto, facevo finta di non vedere che fumavano …
Una volta sıamo andati in bicicletta fino a Saıda (strade vuote …) e lì gli amici del papà di Piccinic che era capitano di nave al porto di Beirut, ci ha offerto una gita in barca attorno alla fortezza … Tornati a casa il direttore Don Giraudo Costanzo mi diede una bella sgridata perché secondo lui ero stato molto imprudente.
Com’era Beirut in quegli anni ?
Beirut era una piccola cittadina allora, non certo la metropoli di oggi … Attorno a Rue Verdun c’erano molti campi, spazi liberi …
Dalla scuola si vedeva il mare …
Com’era la vita a scuola?
Messa ogni giorno per gli interni … Dopo Don Pietro Sartorı, l’incaricato dello sport era Flavio Vincenti … il più piccolo era capitano. Ogni domenica, dopo la Messa, c’era la partita. Per rinforzare la squadra c’era Salìm che era molto atletico: per entrare a scuola saltava ıl muro, non passava mai dalla porta. Giocavamo anche noi chierici tirocinanti, Miconi e Giorgis …
Ero anche maestro di musıca; per Natale e Don Bosco preparavamo la Messa cantata e l’accademia. C’erano 6-7 soprani e un tenore bravissimo, Franco Araman, e poi Gargiulo, ma anche un signore ufficiale dell’Unrwa, si chiamava Odonhu e aveva un figlio nella sezione anglo-americana … Le mamme e le signore amiche della scuola venivano volentieri in chiesa per sentirli cantare!
Facevamo molte recıte, teatri, ad es. la commedia brillante “Il bastone dello zıo” con Don Filıè regista; alcuni ragazzi recitavano benissimo (Placenti…)
Per la festa di Domenico Savio, insieme ai sıgnori Gargiulo e Reale abbiamo messo sù un bellissimo teatro, facendo le prove dalle Suore della Scuola Femminile; gli attorı erano così ben preparati che non ci fu bısogno di suggeritore!
Per l’Operetta “Occhıo dı falco” suonò una piccola vera orchestra, con Gianni Turcio al piano, suo papà al violino e altrıi amici …
E le vacanze ?
Durante l’estate andavamo sù alla colonıa di Baatuta, sotto il Jebel Sannin. Nel ‘60 trascorsi lì tutte le vacanze con Don Morra e Stephen l’Inglese. Il Signor Vanzo aveva lavorato due mesi con gli scouts per preparare ogni cosa. Fu un periodo bellissimo. Non così invece l’anno dopo …
Perché ? Cosa capitò ?
Le vacanze del 1961 le ho incominciate a Baskinta, ma concluse all’ospedale “Rizek” perché mi ammalai gravemente. Tornando dalla passeggiata al Sannin, io e Franco Araman portavamo a spalle i più piccoli, che non ce la facevano più a camminare. Giunti al paesaggio lunare, ci fermammo per la merenda. Io stanco morto e tutto sudato, mi sono addormentato all’ombra di un’alta roccia, sulla nuda terra.
Pensavo che il fresco mi avrebbe ridato forza. Difatti poi tutto è andato bene, fino a sera. Ma il giorno seguente, dopo la siesta del pomeriggio, mi sono svegliato con un acutissimo dolore al piede destro, sul quale non mi potevo reggere. Il dolore, il gonfiore violaceo della pelle, si è diffuso anche alla mano sinistra. Fui portato all’ospedale “Rizek” da Don Libralato, che era il catechista.
I dottori di quell’ospedale, non so che cosa di preciso abbiano diagnosticato, mi dissero che ”dovevo rassegnarmi a stare tutta la mia vita su di un letto”!
Prospettiva grama per un giovanotto 24.nne !
Ero abbattuto. Saputa la cosa, il dottor Renzo Conti dell’ospedale italiano di Damasco, ha insistito presso il direttore d. Giraudo di mandarmi da lui. Difatti, appena ho potuto sostenermi sul piede, mi hanno portato lì.
Dottor Conti mi ha ricevuto con tanto affetto ed attenzione e mi ha messo nell’unica camera con servizi interni, disponibile allora all’ospedale. Dopo aver letto tutti i referti dell’ospedale di Beirut, che erano molto pessimisti, ha fatto un bel sorriso e mi ha detto: “Stia traquillo. Si fermi qui tutto il tempo necessario e la metterò a posto”. Difatti da metà Agosto fino ai primi di Novembre 1961, sono stato all’ospedale tra letto e carrozzella, seguito e curato con paterna attenzione da lui e assistito dalle Suore (Suor Natalina, Suor Stella…). E sono guarito da quella brutta forma di reumatismo articolare acuto. Ricordo di essere rientrato a Beirut dopo le vacanze delle Feste di Tutti i Santi e dei Defunti, quindi ai primi di Novembre, insieme con gli interni di Damasco: Giorgio Conti, Luciano Zerbetto, Claudio Gustincic e altri….
Immagino la tua gioia e la festa che ti hanno fatto i ragazzi…
Si, ma non è tutto finito. Quando il dottore passava per Beirut a trovare suo figlio Giorgio, voleva sempre visitarmi, clinicamente. Ed una volta, siamo nel 1962, si accorse che avevo qualche cosa che non andava. Disse al direttore don Giraudo di mandarmi subito da lui all’ospedale per accertamenti. Ci andai e dopo pochissimi giorni mi operò di appendicite. Se non fosse intervenuto d’urgenza, stava diventando peritonite,… ed io, forse, non sarei qui a ricordare queste avventure.
Insomma, un uomo della Provvidenza!
Proprio così. Per il dottor Conti avrò sempre una grande riconoscenza e lo ricorderò per tutta la mia vita. Quando, nella festa di S. Giuseppe del 2001 (ero allora al Houssoun con i novizi e post-novizi), ho saputo che tra gli invitati alla festa c’era anche una sua figlia, sposata a Beirut, ho avuto un sussulto di gioia ed ho ricordato con lei suo padre, sua madre Margh
erita e tutta la famiglia.
Desidero, attraverso queste righe, esprimere tutta la mia riconoscenza rivolegendomi con gioia ai suoi figli Giorgio, Paolo e alle figlie Adriana e Luciana, invitando loro e le loro famiglie, ad essere sempre fieri del loro grande papà: l’indimenticabile primario dell’ospedale italiano di Damasco. Il bene che ha fatto quell’uomo Dio solo lo sa e solo Lui può ricompensarglielo degnamente. Quante vite ha salvato! Venivano anche degli Emiri Arabi a farsi curare da lui, tanto grande era la sua fama. Concludo con una frase che il Dottore disse alla presenza mia e di alcune Suore Salesiane dell’Ospedale, riguardo al un ragazzino che aveva salvato da morte certa, avendologlielo portato tutto ustionato nel corpo: Questo bambino non saprà mai il bene che gli ho fatto.
Facciamo anche noi tanto bene, nel silenzio e con l’amore con il quale il dottor Conti lo faceva.
Grazie Don Giuseppe Giorgis
COMMENTI VECCHIO SITO :
Caro Don Giorgis, un saluto dall’Australia. Grazie per i ricordi! Gianni Turcio PS Il pianoforte non mi mai lasciato, e’ stato la mia vita!
| 31/07/2011 | Gianni Turcio | gturcio@bigpond.net.au|
Leggo solo ora questo pezzo. Grazie per il ricordo di mio padre. E’ stato un uomo fortunato: ha fatto per tutta la vita un mestiere che era anche la sua passione. Non ha mai dimenticato che tutti i suoi pazienti erano prima di tutto uomini e donne, persone e non numeri: questa era, secondo me, la sua dote più importante. E’ con orgoglio che sento parlare ancora di lui con stima e affetto: sono di parte ma penso che lo meritasse davvero
| 28/07/2011 | Paolo Conti | coxti@Unipg.it |
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