Non preoccuparti, sei con me e basta…
Beh, fare i riassunti non è la mia migliore qualità, e quando ci provo si lamentano perché sarei troppo laconico!…
© Foto trovata su internet
Dopo aver pubblicato l’articolo che parla della scomparsa di don Pavanetto con una sua intervista, don Nicola ci ha inviato una gran bella “sfogliata di ricordi”, interessante e non solo…
Mi ero dimenticato di aggiungere a fondo pagina l’intervista completa e ve la inoltro qui di seguito, meglio tardi che mai…
Caro Don Diego dominicalis, a parte l’articolo di Fabio Colagrande che ti avevo segnalato e che tu hai pubblicato, ti mando ora anche il sonoro della registrazione di una conversazione tra don Pavanetto e un suo intervistatore, credo lo stesso Giornalista. E mi dilungo condividendo quando ho scritto a Domenico Apruzzese che mi chiedeva qualche notizia sı don Cletus.
Qui piove o meglio pioviggina da ieri e forse ne avremo per una settimana, il che fa solo bene perché le riserve d’acqua di Istanbul stanno deperendo…
L’ultima volta che io ho visto don Pavanetto è stato nella prima settimana di aprile 2016 (eravamo a Monteortone per il Capitolo Ispettoriale MOR). In quell’occasione ci ha fatto visita una selezione di cari beirutini le cui foto sono già comparse a suo tempo nel tuo-nostro sito. In quei giorni si erano svolti i funerali del nostro confratello don Attilio Cervesato nel suo paese natale in provincia di Padova e non molto lontano da Monteortone. Durante la messa esequiale concelebrata da una trentina di salesiani e altri sacerdoti diocesani, don Pavanetto aveva dato una testimonianza su don Attilio, ricordando i tempi di quando erano in aspirantato a Mirabello Monferrato (AL) dove anche don Gianni, io stesso, don Scudu, i due don Gianazza, don Pozzo e altri noti e meno noti, avevamo studiato facendo le medie e il ginnasio. Disse don Pavanetto che in quegli spensierati anni era stato proprio don Attilio che gli aveva insegnato come fare a farsi la barba e glielo dimostrò sbarbandosi davanti allo specchio e illustrando le istruzioni con la pratica. Durante quella messa, alla comunione, abbiamo cantato un canto in arabo che mi hanno permesso gentilmente di accompagnare all’organo.
Nel 1980 ci siamo rivisti a Roma verso fine novembre-primi dicembre (a fine agosto ero stato espulso dall’Iran di Khomeini e ora frequentavo l’I.P.E.A.) in una strana occasione. Avevo finito di imbucare la corrispondenza di Natale negli uffici delle poste vaticane e stavo tornando a casa. Avevo barba lunga e passamontagna, calzavo anfibi che avevo comprato a Porta Portese e un giaccone non proprio militare ma pieno di tasche. Era sera e già scuro, faceva fresco e mi stavo affrettando per arrivare al Testaccio in tempo per i vespri. Aveva piovigginato e il terreno era bagnato.
Mi sento chiamare per nome e vedo che era don Pavanetto con una signora con la quale stava conversando mentre camminavano. Mi dice: “Masedu, stavo proprio pensando a te, seguimi mentre io finisco di parlare con questa signora, devo chiederti una cosa”… Abbiamo proseguito, e a poche decine di metri dalla porta che immette dentro il Vaticano (un’entrata all’estrema destra per chi guarda la basilica di san Pietro) e piantonata da due guardie svizzere, la signora si è congedata e io ho raggiunto don Pavanetto.
Mi disse che stavamo per andare negli uffici della Segreteria di Stato del Vaticano!
Mi son bloccato e ti lascio immaginare la mia meraviglia. No, no, non ho pensato che mi portasse dal Grande Inquisitore (avevo la coscienza a posto!), ma non potevo immaginare di entrare in quegli ambienti conciato com’ero! Gli dissi che non avevo con me il mio passaporto ma solo la tessera dell’ATAC… Mi rispose. “Non preoccuparti, sei con me e basta“…
Mi prendo il saluto delle guardie svizzere, entriamo, saliamo dei gradini e usiamo un ascensore di altri tempi (?) e mi porta in un ufficio. C’era un “prete” e mi presenta a lui: “Questo è don Nicola Masedu che potrà darci alcune spiegazioni”…
E a me dice: “S. E. Mons. Eduardo Martinez Somalo, sostituto della segreteria di stato….”… Insomma, mi dice che avevano ricevuto da poco un plico dall’Iran, scritto in Farsi, e volevano capire meglio, oltre a quello che già immaginavano… erano in effetti le credenziali del primo Ambasciatore Iraniano presso la Santa Sede, il Dott. Hadi Khosroshahi, primo ambasciatore dell’appena instaurata repubblica islamica d’Iran dopo la rivoluzione di Khomeini.
Ho poi detto a don Pavanetto che se volevano una traduzione fedele e più “ufficiale” lo chiedessero a don Mario Murru che si trovava al Gerini, altro istituto salesiano in Roma dove don Murru faceva parte del personale educativo come assistente dei chierici studenti.
Ma per ricordare ancora qualcosa di don Pavanetto: ho trascorso con lui il mio secondo anno di tirocinio a Beirut dal 1969 al 18 giugno 1970, e lui era consigliere scolastico. Lasciando insieme il Libano siamo partiti per nave facendo scalo ad Alessandria d’Egitto per poi proseguire toccando Siracusa e altri porti. Lui sarebbe poi andato a Roma e io in Sardegna in vacanza dopo sei anni di assenza, per poi trasferirmi a Betlemme e Cremisan per proseguire gli studi.
Con don Cleto ci siamo incontrati altre volte a Roma in occasione di Capitoli Ispettoriali e in tre diverse occasioni mi ha fatto omaggio di libri: Pinoculus (versione latina di Pinocchio); Elementa Linguæ et Grammaticæ Latinæ (da lui composto, era già, credo, la quarta edizione); e di nuovo, anni dopo, la sesta edizione di quest’ultimo. Ricordo anche con piacere quando ci siam incontrati in occasione della grande rimpatriata di Roma, ma questi ricordi sono ormai patrimonio comune….
CI HANNO SCRITTO