IL CORTILE | ALLIEVI

Littera Stefano

the.real.gipsy@gmail.com
1974
PERUGIA
07/02/1957

+ | Stefano é mancato il 25 gennaio 2022


Purtroppo il nostro caro Stefano Littera è partito per altri lidi il giorno 25 gennaio 2022. Un saluto molto caro e amichevole da parte nostra a tutti coloro che se ne sono purtroppo già “iti”…

Il Cortile

Alunni & Co, SSB

1957. Londra. nascita

1960. Gerusalemme. Asilo da suore francescane.

1962. Leopoldville (oggi Kinshasa). 1° elementare lingua francese in una classe locale di 60 alunni dove ero l’unico bianco.

1964. Evacuato dal Congo con madre, fratello (Ettore) e sorella ancora in fasce, in 24 hr. per evitare martiro….

1965. Gaza. 2° e 3° elementare lingua inglese in scuola internazionale.

1966. Da qui inzizia la mia esperienza in collegio da interno insieme al mio inseparabile fratello Ettore. Prima ad Arpino (Fr) nel Convitto Nazionale, da dove mia madre ci tirò fuori disperata dopo tre mesi, poi al Saint George di Roma (La Storta per l’esattezza dove oggi abita Brother Dell, oggi Don Fausto, che ho rivisto con gioia poche settimane fa). Famiglia sempre a Gaza.

1967. Cairo. Prima esperienza con i salesiani, direttore Don Doveri inizialmente in 4° elementare in classe con Livio Rotta Loria ed Umberto Corsini, poi dietro suggerimento di Don Doveri feci il salto e mi trovai a giugno a fare l’esame elementare da solo di notte causa evacuazione della mia famiglia da Gaza qualche giorno prima della guerra dei sei giorni.

1968. Di nuovo saint George di Roma . 1° media. prima cotta….. che bella sensazione!

1969. Beirut. La nostra scuola ! 2° media in classe (tra gli altri) con Dario Amadeo ed Angelo Orfali con i quali ho percorso l’iter scolastico fino al 4° Liceo dove, dopo il primo trimestre, con le lacrime agli occhi e singhiozzi dovetti lasciare i miei compagni di vita (specialmente quelli in collegio) per andare a finire la maturità al Cairo ottenuta nel 1974. Nel frattempo i miei giravano (Pakistan, India, Afghanistan, Siria, Israele).

In Israele/Palestina ho avuto modo di frequentare i salesiani durante le mie vacanze, quindi ho avuto il piacere di reincontrare volti conosciuti tra i don , sia a Cremisan, sia a Betlemme. Don che giravano più o meno le stesse sedi di mio padre. Potrei fare una lista lunga una pagina, li conosco tutti, vivevo con loro, potrei quasi dire che ero uno di loro. Messa tutti i giorni, ritiri spirituali, mensa, orari, etc. A Cremisan andavo a caccia con don Dino e ci facevamo delle grandi partite di calcio dove io e Ettore tenevamo alto (modesti a parte…) il nome di Beirut facendo anche dei gol, cosa non facile in mezzo a tanti chierici che erano veramente dei maestri. Questo andirivieni tra vari paesi è stata una costante della mia vita, si vede che era scritto sul mio libro personale.

Nel ’74 l’approdo all’Università di Roma. Inutile descrivere lo shock a voi che chi più chi meno avete avuto la stessa sorte. Avevo solo 17 anni, causa i vari salti di classe. Celerini fissi, respirazione di gas lacrimogeni praticamente un giorno sì e uno no trovandomi come un ebete in mezzo a tafferugli dei quali non capivo il significato visto che non ero stato ‘politicizzato’ , qui o eri di destra o di sinistra. Classi di 350 alunni dove per riuscire a sedersi dovevi arrivare alle 6 di mattina con relativo professore che insegnava con microfono, tanto era lontano e tanto erano grandi le classi.

Per non parlare della solitudine in una città grande e piena di bella gente (specialmente le ragazze) ma con la quale non riuscivo ad integrarmi. Mi sono reso conto di essere uno straniero in patria. Per fortuna che l’anno dopo riuscii a reincontrarmi con vecchi beiruttini (Dario, Giampaolo, Eugenio) ed altri del Cairo con i quali passavamo il tempo a bighellonare (escluso Dario che ammiravo già perchè lavorava sodo ed abitava da solo). Ricordo anche una notte passata in bianco girando per le strade di Roma con relativa mangiata di cornetti appena sfornati all’alba dove c’era anche la Manuela. Che nottata felice, spensierata, un raggio di sole nel buio di quella città a me estranea. E’ stato per me quasi un mini incontro.

Visto che bighellonare (parlo per me ora) non mi faceva studiare decisi con mio padre che era meglio tornare al Cairo dove si trovava il resto della famiglia. Che felicità ! Mi misi di buona lena e frequentai due anni di Lingua araba, oltre ad ottenere altri diplomini di vario tipo pur di non dover tornare a Roma.

Al Cairo nel ’76 conobbi Alison, la donna che diventò mia moglie e la madre dei miei tre figli. Visto che era più grande di me e già lavorava, fui spronato a ricercarmi un lavoro vero abbandonando sogni di Laurea.

Nel ’77 trovai lavoro ad Hudersfield in Inghilterra e partii dal Cairo strappando definitivamente il cordone ombellicale con la famiglia ed andando a convivere con Alison. Fu una grande prima esperienza di lavoro in una grossa ditta di import di generi alimentari e giocattoli dall’Italia. In pochi mesi feci un carrierone diventando presto l’assistente del M.D. che mi amava come un figlio. Lo stipendio aumentava di conseguenza e quindi mi comprai il mio primo maggiolino vw.

Durò però poco poichè nel Marzo del ’78 fui contattato da una ditta di import/export di Viareggio che mi propose un lavoro come resident manager a Riyadh in Arabia Saudita ad un compenso nemmeno paragonabile a quello che prendevo in Inghilterra. Accettai. A giugno ero a Riyadh. Mamma mia !!! altro che solitudine ! eremitaggio ! Capii perchè mi pagavano bene.

Il padreterno però è grande. Durante una cena in uno degli allora pochissimi ristoranti di Riyadh, sentii parlare in italiano al tavolo dietro al mio (proprio due spanne!) e…. ma no ! siì! Mi trovai faccia a faccia con Dario Amadeo. Cose dell’altro mondo! Non ci lasciammo un attimo da quel giorno, anche lui residente a Riyadh. Mettemmo su un complessino con due americani ed un tailandese e spesso e volentieri suonavamo in party privati. Fu un periodo felice che consolidò la nostra fraterna amicizia.

Nell’agosto del ’78 mi sposai a Londra e la Alison venne ad abitare con me a Riyadh, dove imparai a difendere la mia donna…. ambita dalla marea di uomini soli di tutte le nazionalità che vivevano laggiù e che non perdevano occasione di provarci. Avevo solo 21 anni e un post figlio dei fiori, credevo nel ‘peace and love’ . Fu un’esperienza di vita. Imparai a menar duro…

Nel ’79, pieno di soldi e con moglie in stato interessante, mi licenziai e tornai in Inghilterra nel Norfolk , in un paesino sperduto di sei case. Decisi che non avrei lavorato per un pò e mi concentrai sulla nascita del mio primo figlio Matteo. La mattina mi andavo a tagliar la legna per il caminetto e mungevo la capra del padrone di casa per avere latte fresco. Un paradiso. Per caso un giorno, in una libreria di Norwich, trovai una copia del Corano in lingua inglese. La comprai pensando che per essere uno che si era fatto mezzo medioriente era ridicolo non conoscere ciò in cui credeva la gente che vi viveva. Cominciai a leggerlo per curiosità ed invece fui folgorato.

Mi cambiò la vita.

Segue……………………………………………… (a presto)

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