L’Italia é anche questa

da | 03/07/2017 | MULTICULTURALISMO | 0 commenti

Foto Maxime Delacourt e Simon Chaillout


 

Arrivato in Italia, era uno dei tanti operai della plastica. Di ritorno in Senegal, è diventato un eco-imprenditore…


Purtroppo, in un mondo moderno come il nostro, l’immigrazione massiccia e continua di cui l’Italia, fra altri stati limitrofi, la sta vivendo anche in prima persona, parlo come italiano anche se residente all’estero, ormai è diventata una falla enorme nel modo di gestire (qui l’Europa come entità non ha veramente dimostrato come si potrebbe e dovrebbe fare, ndlr…) migliaia di persone che arrivano dalle parti di Lampedusa solo perché è l’attraversata più corta in termini nautici, anche se straordinariamente pericolosa, per via dello stato dei battelli utilizzati, vere zattere di secoli fa, con “capitani” che non esitano ad affondarle per non dover passare il resto della loro vita in prigione e condannando una gran parte dei “turisti” paganti denaro contante per una sistemazione pari alle prime classi di panfili parcheggiati a Sanremo o Cannes…

Resta il fatto che questa “immigrazione” sregolata è sempre e tuttora, per una gran parte di quelli che si fanno queste “crociere”, una scappatoia, forse l’unica, per scampare dalla povertà, dalle tante guerre a destra e a manca in mezzo Medio Oriente e anche da tante altre parti pure, zone sinistrate o in mano a “gestori” poco scrupolosi, non mancano gli esempi.

Ma, in tutto questo marasma migratorio, esiste anche un aspetto molto importante e di cui ne parlano in pochi, aspetto positivo sotto molti aspetti e cioè che una parte non indifferente di “migranti” torna anche a casa propria, con un progetto che ha tutte le carte in mano per riuscire anche in quei paesi da dove provengono.

Per farvi un esempio, un immigrato senegalese su 3 ritorna a vivere nel suo paese d’origine entro i dieci anni dall’arrivo in “terra nostra”.

L’articolo da cui mi sono ispirato, l’ho scovato sulla rivista “SOCIALTER” edita qui in Francia e che parla di tante cose ma anche di progetti andati in porto e che meritano di essere fatti conoscere, prima o poi…

Karou Diaw fa parte di questi “migranti” che hanno fatto il viaggio in senso inverso. In pratica bambino quando ha lasciato il Senegal con i propri genitori direzione la Francia, essendo il Senegal di lingua madre francese, tutto dovrebbe diventare più semplice, quasi un obbligo familiare.
Integratosi quasi subito in questo tutto nuovo paese, Karou Diaw trascorre la sua adolescenza, finisce gli studi per poi partire per l’Italia, appena diciottenne, per congiungersi con il fratello maggiore, stabilitosi anni prima.

Trova lavoro e fonda anche una famiglia, sposandosi con un’italiana, e per sopperire alle poche entrate, si dimena come un matto per far quadrare i conti, ore supplementari a gogò che lo fanno diventare un esperto nel suo campo.

Karou acquisisce in breve tempo delle competenze tecniche al di sopra della media e grazie alle quali riesce a controllare la maggior parte della produzione di materie plastiche sfornate dall’azienda che lo impiega. Tutta questa esperienza acquisita, gli permette di accumulare le idee necessarie per poter sviluppare il suo proprio progetto, a casa sua.

Con i soldi risparmiati si compra le macchine per la produzione della plastica, prende armi e bagagli ed insieme alla sua famiglia riprende il viaggio per mare, ma questa volta in senso inverso, ritorna in Senegal per sviluppare la sua propria impresa/società per la produzione di materiale plastico per l’installazione di tubi per un sistema d’irrigazione “goccia a goccia” e di guaine elettriche ristrutturando la plastica riciclata. Il tutto grazie anche al sostegno sia finanziario che progettuale da parte della associazione olandese “Aqua for all”, associazione senza scopo di lucro che da anni dà una mano a paesi che hanno un bisogno enorme di pompe e simili per la raccolta e lo stoccaggio dell’acqua, no kidding…

In tanti sono riusciti a terminare gli studi sia in Italia o altrove e a ritornare nel loro paese d’origine, con progetti, idee e tanta voglia di riuscire a lavorare e a far lavorare altri connazionali, in un ambito che conoscono fin troppo bene. Non tutti ci riescono, non tutti hanno il desiderio o la voglia di gestire una fabbrica di produzione o altro del genere, non tutti sanno poi da che parte girarsi per trovare una soluzione dopo l’altra, ma tutti hanno il diritto di poter ritornare a casa loro, di rifare il mondo a casa propria, di allargare le loro conoscenze e esperienze, di dare una mano allo sviluppo del loro paese d’origine, di aiutare altri a fare il viaggio in senso inverso, di continuare a vivere decorosamente, di continuare a vivere…

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L'ITALIA É ANCHE QUESTA

«Mon séjour en Italie m’a permis de bien comprendre le milieu du travail et le métier que je fais.»

«Pour moi, le système d’immigration sert à ça: aller faire une expérience et la rapporter dans son propre pays.»

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TANTI AUGURI A :

CI HANNO SCRITTO