Le Elezioni in Libano viste da don Vittorio…

© Daily Star Lebanon : dailystar.com.lb


Qui di seguito le analisi di don Vittorio, e direi anche di più delle analisi, riguardo le ultime elezioni che si sono svolte in Libano, con tutto quello che ci vuole per capire meglio la situazione alquanto intricata Libano-Libanese, parola del vostro webmaster.

Don Vittorio, come al solito, ci scompone le elezioni per strati di lettura, la composizione del governo e la sua valutazione attenta e accurata, senza tralasciare in pratica nulla.

A don Vittorio e a don Gianni, che ci ha consigliato di scrivere a don Vittorio per il malloppo qui di seguito, un grazie da parte di tutti noi, sempre con un goccio di Mirto, ci mancherebbe…

Diego

Webmaster, SSB

ELEZIONI LIBANESI

A cura di don Vittorio Pozzo – 8 maggio 2018

Finalmente, dopo 9 anni, i libanesi sono stati chiamati alle urne con una nuova legge elettorale basata sul proporzionale – elemento in sé positivo perché offre maggiori opportunità – ma corretta con altre disposizioni che ne annullano in parte l’efficacia. Di fatto, questa legge ha favorito alleanze elettorali inusuali, incoerenti, anzi contro natura, al solo scopo di assicurare il livello minimo di eleggibilità per conquistare dei seggi. Ovviamente nel rigoroso rispetto della ripartizione confessionale prevista dalla Costituzione libanese, tanto più che i libanesi sono chiamati a votare nel paese di origine e non nel luogo di residenza.

Il rullo compressore sciita Hezbollah-Amal che ha praticamente annullato ogni seria opposizione nel campo sciita, ha cercato pure di sfondare in altre zone approfittando delle divisioni palesi sia tra i sunniti che tra i cristiani, riuscendovi però solo in parte, ma con un risultato finale che gli permetterà di avere dalla propria parte una maggioranza parlamentare, grazie alla copertura politica di deputati cristiani, sunniti e drusi che si faranno difensori dello slogan: “popolo – esercito – resistenza” per giustificare il possesso delle armi da parte del partito di Dio. Ne ha subito approfittato Israele, creando l’equazione: Hezbollah = Stato libanese, per dichiarare obbiettivi legittimi in caso di guerra, sia l’esercito nazionale che tutte le infrastrutture del Libano. Tra gli altri principali partiti in competizione, ha sostanzialmente tenuto la Corrente Patriottica Libera del presidente Aoun (maronita), mentre un calo sostanziale ha subito la Corrente del Futuro del primo ministro Hariri (sunnita). Un forte balzo in avanti invece ha caratterizzato il partito delle Forze Libanesi (ex milizie cristiane).

Lo scarso entusiasimo dei cittadini per recarsi a votare – solo il 49.2% l’ha fatto su scala nazionale – ha avuto come fanalino di coda proprio i quartieri cristiani di Beirut (33,3%), mentre il record di affluenza si è avuto in circoscrizioni dove Hezbollah è riuscito a mobilitare i suoi sostenitori. A giustificazione di questa disaffezione, oltre al rifiuto della nuova legge, lo scoraggiamento e la mancanza di fiducia dovuti alla scarsa credibilità di gran parte della classe politica libanese tradizionale, dove confessione, clan, clientelismo, corruzione, false promesse, non favoriscono l’alternanza e l’emergere di nuove figure. Un silenzio di protesta insomma. Tuttavia, l’adozione della legge proporzionale ha permesso qualche piccola novità, significativa in prospettiva di futuro. Così si spera.

Se più di 800.000 giovani dai 21 anni in sù hanno votato per la prima volta, le donne, nonostante rappresentassero oltre il 10% dei candidati e alcune fossero guidate dallo slogan: “l’avvenire del Libano sono le donne”, sono state ancora una volta penalizzate. Hezbollah non ne ha presentato nessuna nelle proprie liste, ma il risultato generale finale denota il persistere della mentalità libanese prevalente, cioè che la politica è affare degli uomini. Il nuovo Parlamento avrà solo 6 donne (2 cristiane, 4 musulmane): solo una in più rispetto al precedente. Clamoroso il caso della giornalista, scrittrice e poetessa in varie lingue, la libertaria e contestatrice Joumana Haddad, annunciata eletta in una lista della società civile, ma poi esclusa dalla riconta dei voti, per cui ha fatto ricorso. Per non dire delle migliaia di irregolarità rilevate e denunciate… Quanto occorrerà attendere perché il Consiglio costituzionale si pronunci, provocando eventuali modifiche ai risultati pubblicati? Nell’insieme però si può essere soddisfatti.

Con queste elezioni scompaiono praticamente dalla scena politica libanese, o per lo meno sono assai ridimensionati, i due grandi blocchi contrapposti, cosiddetti dell’8 e del 14 marzo, in riferimento al 2005, anno del ritiro delle forze siriane dal paese, ma riemergono alcune figure che da allora erano state emarginate, proprio perché appoggiate dei siriani. Segno evidente che la suscettibilità antisiriana è ormai piuttosto sfumata, almeno in certi strati della popolazione. A ciò ha senz’altro contribuito l’accordo del 2006 tra il generale Michel Aoun, leader del Movimento Patriottico Libero e attuale presidente della Repubblica, e il segretario generale di Hezbollah, lo sceicco Hassan Nasrallah.

Un ulteriore rompicapo sarà la formazione del nuovo governo: di unità nazionale per concretizzare la democrazia consensuale di cui spesso si vanta un certo Libano? Chissà? E in quanto tempo? Urgenti e gravi problemi sono sul tavolo: la crisi economica, aggravata dalla presenza massiccia di rifugiati siriani, le riforme strutturali richieste dalla comunità internazionale per sborsare gli aiuti promessi e – last but not least – il ricorrente problema, mai affrontato a fondo, della strategia nazionale di difesa che interessa direttamente le armi di Hezbollah. La delicata situazione regionale, tra crisi siriana, espansionismo ed egemonia iraniana, e minacce israeliane, non permette di farsi troppe illusioni su un Libano tranquillo.

TANTI AUGURI A :

CI HANNO SCRITTO

        Tags : | elezioni | Libano |