Joseph Ratzinger – Papa Benedetto XVI, visto da Don Gianni

da | 05/01/2023 | DAI NOSTRI INVIATI | 0 commenti

Foto Swodesh Shakya

Una riflessione da parte di Don Gianni dopo la scomparsa di Papa Benedetto e dopo una serie di articoli su vari giornali…

Premesse: so di scrivere qualcosa di molto limitato e personale, per gli amici che mi conoscono. Ci vogliono ben altre persone e tempo ben più lungo per dare una presentazione adeguata di Joseph Ratzinger. Inoltre non intendo pronunciarmi su vicende controverse.


Un Maestro di teologia. Durante i miei anni di studi, mi sono letto e appuntato i primi libri di Ratzinger frutto delle sue ricerche dottorali (Popolo e casa di Dio nell’insegnamento di Agostino sulla Chiesa, e La teologia della storia in san Bonaventura). Ci sono già i temi caratteristici che resteranno costanti e attuali: centralità dell’amore, mai la speculazione senza la contemplazione, la fatica senza la gioia (il giubilo, il diletto), la dottrina senza la pastorale e la liturgia (Dogma e predicazione), l’io senza il noi nella Chiesa come comunione, la cattedra senza l’inginocchiatoio. 

Nei miei primi anni di insegnamento ho poi adottato i suoi manuali di teologia sistematica e sacramentaria come testi scolastici; ho seguito gli articoli originali sulla rivista Communio, le istruzioni come Prefetto della congregazione per la dottrina della Fede (1981-2005), i documenti della Commissione Teologica Internazionale (1981-2005), il Catechismo della Chiesa Cattolica, giustamente chiamato l’ultimo documento del Vaticano II: a lui si deve l’impianto generale e l’integrazione dei contributi innovativi di vari co-autori delle Chiese d’Oriente e d’Occidente; infine la trilogia su Gesù di Nazareth, le sue encicliche, tra le quali Spe Salvi mi sembra la più ratzingheriana; le precisazioni al Codice di Diritto Canonico, grazie anche alla competenza del suo Segretario di Stato Tarcisio Bertone SDB (ad es.: il diaconato è il primo grado del sacramento dell’Ordine, ma non fa parte della gerarchia).  

Insomma: un enorme patrimonio teologico prodotto da un vero gigante. Benché, a mio modestissimo parere, è esagerato definirlo un altro sant’Agostino, oppure il teologo più grande dei nostri giorni: non ha infatti l’originaltà di von Balthasar né l’ampiezza di esplorazioni di De Lubac, ma sta ottimamente in loro compagnia, a un livello superiore rispetto ai vari Y.Congar, K.Rahner, L.Bouyer, B.Lonergan …,  e la generazione dei maestri del Vaticano II. 

La ricchezza di doti personali di Joseph Ratzinger era evidente: temperamento mite e gentile, intelligenza penetrante, finezza, delicatezza, nobiltà d’animo, capacità di ascolto e dialogo, benevolenza nei confronti degli erranti, tutto unificato dall’amore per la verità, anzitutto quella Maiuscola, con uno stile di fermezza e dolcezza. Alcuni episodi: a pochi mesi dall’elezione a Papa riceve cordialmente il suo ex-collega Hans Küng, che ha sempre anteposto il protagonismo del “cantare extra chorum” al “sentire cum Ecclesia”. Poi istituisce un “Ordinariato” particolare per quei preti anglicani che vogliono entrare nella comunione cattolica;  toglie la scomunica ad alcuni vescovi ordinati da Mons. Lefebvre, tra i quali un negazionista; nella lezione magistrale a Regensburg/Ratisbonne fa sua l’affermazione che l’Islàm storicamente si è imposto con la spada più che con la ragione; in altre circostanze condanna il totalitarismo nazista anti-umano e anti-cristiano, mette in guardia dal capitalismo selvaggio, ma denuncia anche “il comunismo reale”, definendolo una vergogna per l’umanità, non avendo costruito il mondo nuovo, ma causato la morte di milioni di persone e peggiorato la vita di milioni di altre.

Alcuni ricordi personali: nell’88 a Roma, il biblista Francis Moloney mi invitò ad accompagnarlo come portaborse e fotografo alla riunione in cui lui faceva ingresso nella Commissione Teologica Internazionale, e fu lì che mi colpì per la prima volta la signorilità del presidente Ratzinger e la grazia con cui salutava tutti, da von Balthasar al mio amico Frank. 

Stessa signorilità e mitezza quando, durante la sua visita a Gerusalemme nel maggio 2009 fui ammesso a stringergli la mano. Mons. Franco, delegato apostolico, mi presentò come il segretario della Commissione Bilaterale fra S.Sede e Israele, e lui, con una occhiatina di umorismo: “Allora le danno molto lavoro da fare!” (vedi foto). 

Da Papa, data la sua mitezza, molte persone e gruppi hanno cercato di “tirarlo” in svariate direzioni, specialmente conservatrici (se non restauratrici). Permettetemi un altro ricordo di “cronaca minore”: durante una delle riunioni della suddetta commissione bilaterale, incontrai a “Casa santa Marta” in Vaticano una distinta signora genovese che mi parlò con trasporto del suo lavoro di sarta pontificia: “Vengo qui per studiare i paramenti liturgici dei papi del 16°-17° secolo, riprodurli in tutti i loro dettagli e farli indossare a Papa Benedetto”. L’ascoltai educatamente, dimenticando presto …, ma quella volta che lo sproporzionato piviale che avevano messo addosso a Papa Benedetto gli si sfilò dalle spalle, mi tornò in mente. 

Difatto, tante altre cose e vicende gli vennero “messe addosso”, determinando dopo 8 anni quella stanchezza che lo indusse a prendere la decisione di dimettersi. A questo riguardo si è scritto e si scriverà molto circa le circostanze, le motivazioni, le cause; a me sembra che, come insegnano i buoni filosofi, la più determinante sia la causa finale; cioè con quella rinuncia Benedetto XVI si liberava da un peso diventato sproporzionato per le sue forze indebolite, ma assicurava al suo successore la libertà di/per guidare la Chiesa con energia nuova, sempre accompagnandolo con la sua preghiera. Mi sembra che questo sia quanto è avvenuto dal 2013 al 31 dicembre scorso, … e continuerà ad avvenire, finché il Signore darà a Papa Francesco le forze necessarie.    

Infine dischiudo ora un piccolo segreto: il 18 febbraio 2009 Papa Benedetto durante l’udienza generale tenne la catechesi settimanale su san Beda il Venerabile. Ero stato richiesto di stendere una bozza e pensai di abbondare, sapendo che poi i segretari avrebbero fatto i tagli. Invece restai a bocca aperta quando sentii che lui leggeva tutte le mie pagine, da capo a fondo. Poi mi fece giungere le congratulazioni.
Una bella soddisfazione.
Anche per questo, grazie Papa Benedetto!