C’erano una volta gli Iron Butterfly…

I Dummies, il nostro Bro. Dell e In-A-Gadda-Da-Vida...

da | 29/09/2020 | IMMAGINI DI MEMORIA | 0 commenti

Particolare della copertina del disco comprato - Settembre 2020

1968 | Siamo nel lontano 1968, i Dummies si stavano preparando per una serata musicale messa in piedi da Bro. Dell per la sua allora combriccola anglo-USA, nel locale che occupavano Bro. Dell e le varie sezioni scout dell’epoca, tutto un programma. Siamo un giorno o due prima della festicciola che si sarebbe svolta il sabato successivo, senonché durante una pausa dei Dummies, Bro. Dell tira fuori da un cassetto un 33 giri e lo sistema sul piatto del giradischi e fa partire il disco.

Diciassette minuti più tardi eravamo tutti con la bocca aperta, 17 minuti che abbiamo speso seduti per terra appena il disco iniziato, una serie di riffs con un ritmo cadenzato epoca fine anni ’60, un assolo di batteria mai sentito prima e una tiritera in testa che non sono mai più riuscito a dimenticare dopo tutti questi anni.

2020 | Sono a Perpignan per qualche giorno e ho fatto la coda per comprare un biglietto d’entrata (3€, non è che sia la fine del mondo…) della ennesima Edizione del festival FID & BD | Culture rock et 9e art per l’ultimo fine settimana di settembre, festival che si svolge in diversi luoghi a Perpignan, appunto, tra cui una Chiesa Domenicana, diventata famosa sopratutto per ospitare anche e sopratutto il Festival Internazionale di Foto-Giornalismo, che si tiene ogni anno fra agosto e settembre. Questo Festival Cultura Rock è diventato un must-see e quest’anno si celebra la sua 32a edizione il 26 e 27 settembre 2020, appunto.

Ero con altri 2 amici e stavamo camminando qui e là, cercando fra la miriade di dischi formato vinile la famosa perla rara, una montagna di dischi di un’epoca che fu, quando il giradischi era l’unica maniera di ascoltare la musica, seduti per terra con o senza sigaretta fra le labbra e la 7UP nell’altra mano, si ascoltava tutto il disco e non si saltava neanche uno dei pezzi stampati sul vinile, roba di altri tempi come già detto…
Mike, il mio amico di Liverpool e che assomiglia come una goccia d’acqua a John Lennon, mi fa cenno e mi domanda se cerco sempre il disco degli Iron Butterfly, al che rispondo che se lo trova gli pago la pinta di birra assicurata, siamo arrivati alle 11:00 precise e dopo una quasi ora e mezza non ho trovato in pratica niente di speciale. Mike mi viene incontro con il 33 giri stampato in Francia e con la copertina grigia, copertina che non è la copertina originale ma che potrebbe anche andare bene : solo 5€ per il disco e capisco pure che siamo un po’ lontani dalla famosa “perla rara”, ma non fa niente, pago – incarto e porto a casa.
Una trovata da un milione, per quanto mi riguarda, non riesco ancora ad adattarmi e abituarmi a tutta questa musica “senza disco”, tutto racchiuso in un computer, senza la possibilità di assaporare il 33 giri sui famosi giradischi di papà e altri amici, dell’epoca che fu, come quando Piero arrivava dall’Italia con una marea di 45 giri che si faceva girare sull’unico giradischi a scuola, se ben ricordo era un mangiadischi più che un giradischi. Forse sto diventando vecchio, parlo come papà anni fa…

Insomma, per farla breve, ho messo il lato B del disco degli Iron Butterfly e me lo sono ascoltato per intero non so più quante volte, con la cuffia ben impiantata sulle orecchie e a tutto volume ben inteso, mi sembrava essere ritornato a scuola, con Bro. Dell che faceva camminare dritti tutti gli scouts dell’epoca, con Tojo che cercava di copiare l’assolo di chitarra e tutti gli altri a battere il ritmo del disco con i piedi, mentre Dado, il bassista dei Dummies, era tutto concentrato sulla linea del basso, sono ancora a Beirut anch’io…

In-A-Gadda-Da-Vida è una canzone rock psichedelica di 17 minuti della rock band americana Iron Butterfly, registrata il 27 maggio 1968 agli Ultrasonic Studios di Long Island e pubblicata nel loro album In-A-Gadda-Da-Vida nello stesso anno. I testi sono semplici e si possono sentire solo all’inizio e alla fine del pezzo.
L’album, ebbe un enorme successo, tra i 25 e i 30 milioni di copie di cui 8 milioni solo nel primo anno. E’ stata la title track dell’album che ha generato una “mossa tellurica” che ha spiazzato parecchie band dell’epoca e che ha fatto da “impronta” e causato una moltitudine di copie, mai come l’originale. Lunga 17 minuti, costruita intorno a un riff che incornicia chitarre elettriche, batteria e assoli d’organo e, come ciliegia sulla torta, si dice che il suo titolo sia venuto da una distorsione di In the Garden of Eden, pronunciata da Ingle, uno dei membri della band, sotto l’influenza dell’LSD. Tanto per cambiare!

Non riesco più a togliere il disco dal giradischi, mamma quanti ricordi che affiorano ascoltandolo…

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