Il Gattopardo e la Sicilia nel 1860
REGISTA
- Luchino Visconti – Tratto dal libro scritto da Giuseppe Tomasi di Lampedusa
ATTORI PRINCIPALI
- Burt lancaster
- Claudia Cardinale
- Alain Delon
- Massimo Girotti (Terence Hill)
- Paolo Stoppa
- Rina Morelli
- Romolo Valli
- E tanti altri…
Il Gattopardo (1963)
Aristocrazia, integrità e la Sicilia…
Siamo in Sicilia, all’epoca del tramonto borbonico: è di scena una famiglia della più alta aristocrazia isolana, colta nel momento rivelatore del trapasso di regime, mentre già incalzano i tempi nuovi (dall’anno dell’impresa dei Mille di Garibaldi la storia si prolunga fino ai primi del Novecento). Accentrato quasi interamente intorno a un solo personaggio, il principe Fabrizio Salina, il romanzo, lirico e critico insieme, ben poco concede all’intreccio e al romanzesco tanto cari alla narrativa dell’Ottocento. L’immagine della Sicilia che invece ci offre è un’immagine viva, animata da uno spirito alacre e modernissimo, ampiamente consapevole della problematica storica e politica contemporanea.
Un film da vedere, da scoprire o anche da ri-scoprire, film di un pezzo della nostra storia, della storia di un Italia che si stava costruendo poco prima di vedere Garibaldi e le sue Camicie Rosse. Film forse un po’ troppo lungo per i gusti moderni, film senz’altro più lento degli attuali ma giusto e imparziale nel raccontare la storia, oltre che a scene epiche di vestiti, uniformi, gonne lunghe e strette in vita, tanto da far quasi svenire la Claudia Cardinale, senza dimenticare la benda sull’occhio di Alain Delon che ha messo in subbuglio le spettatrici dell’epoca, ma anche gli spettatori e non solo!
Film girato da un Visconti che all’inizio della lavorazione e svolgimento del film non aveva gradito troppo il quasi obbligo di utilizzare Burt Lancaster nei panni del capostipite della Famiglia Salina, solo perchè pensava che un attore USA non sarebbe stato capace di intuire la sottigliezza, spessore del personaggio o la capacità di cogliere le affinità, le distinzioni, le sfumature del ruolo. Dopo una settimana di tensioni e voci grosse da una parte e dall’altra, Burt Lancaster affronta di petto il regista Visconti in maniera talmente appassionata e veemente da lasciare a bocca aperta lo stesso Visconti per l’atteggiamento e coraggio a mettere i puntini sulle “I” e i due principali “attori” della discussione diventarono amici per la pelle fino alla fine!
Per la cronaca, Nino Rota che aveva appena finito di girare il film di Fellini “8½”, tirò fuori dalle scartoffie accatastate nel suo studio una composizione sinfonica di qualche anno prima : Visconti la trovò talmente azzeccata per il film che stava girando che la suddetta sinfonia diventò la colonna sonora del film stesso, musica che vi invito ad ascoltare senza pensarci due volte, con o senza film proiettato!!!
E sempre per la cronaca, nei personaggi principali del film trovate anche un certo Massimo Girotti che qualche anno dopo sarebbe rinato sotto lo pseudonimo Terence Hill, no kidding…
TRAMA
Il Principe di Salina, un nobile aristocratico impeccabile nella sua integrità, cerca di proteggere la propria famiglia e la propria casta nel corso delle sommosse popolari della Sicilia del 1860.
Nel 1860, un’aristocrazia morente lotta per mantenersi contro un aspro paesaggio siciliano. Il film ripercorre con un ritmo lento e deliberato il declino della nobile casa di Fabrizio Corbero, Principe di Salina (il Leopardo) e la corrispondente ascesa all’eminenza dell’enormemente ricco ex contadino Don Calogero Sedara. Il principe stesso si rifiuta di prendere provvedimenti attivi per fermare il declino delle sue fortune personali o per aiutare a costruire una nuova Sicilia, ma suo nipote Tancredi, principe di Falconeri nuota con la marea e assicura la propria posizione sposando la bellissima figlia di Don Calogero, Angelica. La scena climatica è la sontuosa “filastrocca” di quaranta minuti, dove Tancredi introduce Angelica alla società.
Il resto lo scoprite attraverso il film!!
Non so se fosse uno di quei film che han mostrato nei vari cinema della Hamra negli anni 60… la famiglia Roncaglia l’avrebbe visto o perlomeno i miei genitori se noi fossimo considerate troppo ‘piccole’ per capirlo… mi fa pensare ad un libro che lessi poco fa ‘I Leoni di Sicilia’ di Stefania Auci.
Ne vale la pena.