Gudeta, le capre con gli occhi a mandorla ed un formaggio da primo premio!

da | 12/04/2021 | MULTICULTURALISMO | 1 commento

© Credit: Agitu Idea Gudeta

Dall’Eritrea al Trentino, capre con gli occhi a mandorla e una ragazza con la voglia matta di continuare a vivere in un posto straordinario…

Ho scoperto questo articolo e la storia di questa ragazza sul sito della BBC ma l’ho ritrovato anche sui maggiori quotidiani italiani che ne hanno parlato in lungo ed in largo e probabilmente, anzi senza alcun dubbio, molto meglio di quanto possa fare il sottoscritto. Una storia di “immigrati”, una storia che aveva iniziato qualche anno fa e che aveva riportato un paesino di circa 300 abitanti sulle prime pagine dei giornali locali e nazionali, una storia finita male per tanti motivi, primo fra i quali la gelosia di assistere ad un quasi miracolo in un periodo dove i miracoli girano poco per strada!
La prima volta che Agitu Idea Gudeta ha posato i piedi nel villaggio di Frassilongo ai piedi delle dolomiti, dopo essere sbarcata dall’Etiopia natale, le prime parole che ha pronunciato sono state “mi sembra essere ritornata a casa”! Un paesino sperduto di circa trecento anime e tutti che parlano il Mocheno, lingua derivata dalla comunità dei Mocheni, una comunità germanofana insediatasi in questo territorio tra il 1300 ed il 1400. Per fare un pò di storia, l’origine di questa comunità sembra risalire alla presenza di coloni tedeschi fatti arrivare in valle dai signori feudali di Pergine per ripopolare una zona poco antropizzata. I primi coloni costruirono cave di rame e argento ed in seguito si dedicarono principalmente all’agricoltura e diventarono venditori ambulanti conosciuti in tutto l’impero austroungarico. Parentesi storica chiusa!

Gudeta è stata l’orgogliosa proprietaria de “La Capra Felice”, premiato caseificio di Frassilongo, sito 20 km a est del capoluogo trentino, Trento. Per secoli, il popolo Mòcheni ha goduto di un sostentamento rurale basato sull’agricoltura, l’estrazione mineraria e il commercio con le valli circostanti. Ma dopo l’industrializzazione italiana del secondo dopoguerra, molti locali hanno lasciato il loro masos (fattorie alpine) per cercare lavoro nelle città. Negli ultimi 50 anni, la popolazione di Frassilongo è diminuita di quasi la metà e la maggior parte dei suoi terreni agricoli è stata abbandonata. Infatti, è stato solo nel 2010 che la prima nuova attività ha aperto a Frassilongo in 30 anni: l’azienda agricola “La Capra Felice” di Gudeta.
Proprio come i primi coloni Mòcheni che si trasferirono nella valle dalla Germania meridionale nel XII secolo, Gudeta arrivò qui in cerca di una possibile soluzione per ricominciare la vita, purtroppo terminata in Addis Abeba. Cresciuta da una famiglia di pastori nomadi ad Addis Abeba appunto, è stata costretta a fuggire dal suo paese d’origine nel 2010 quando il governo ha emesso un mandato per il suo arresto dopo aver guidato gli agricoltori locali a protestare contro l’appropriazione pubblica delle loro terre.
L’ottanta per cento della terra in Etiopia è di proprietà di multinazionali che coltivano colture da esportazione“, ha spiegato. “Quando ho sentito che il governo voleva prendere il controllo della piccola terra lasciata agli agricoltori, ho iniziato a organizzare proteste pubbliche.
Di fronte a una possibile pena detentiva, Gudeta decise di fuggire. Nei primi anni 2000, aveva studiato all’Università di Trento per tre anni, e una rete di amici locali è stata in grado di aiutarla a stabilirsi in Italia, nel Trentino appunto.
Fu durante i suoi studi quando sentì parlare per la prima volta della capra Mòcheno in via di estinzione: una creatura dagli occhi da cerbiatta che sfoggiava un mantello in bianco e nero e corna a forma di sciabola che un tempo era una attrazione in quel di Bersntol, il nome locale della valle.

In men che non si dica, Agi, come la chiamavano tutti nei dintorni, acquista alcune di queste capre e grazie alla maniera imparata dagli Etiopi di far pascolare le capre sempre all’esterno, in poco tempo fa diventare il gregge di 7 capre un gregge di 15 e più capre, numero che è sempre aumentato anno dopo anno, non senza qualche occhiataccia da parte dei pastori locali che hanno quasi sempre fatto “pascolare” le capre all’interno! Occhiataccia in più o occhiataccia in meno, la gelosia da parte di alcuni del posto diventa quasi cronica, con scene da film poliziesco & Co, anche se poi in pratica tutti gli abitanti di Frassilongo hanno dovuto ringraziare Agi per aver riportato il formaggio, rinato dalla produzione di queste capre con occhi di cerbiattolo, sui tavoli al mercato locale o anche in altri paesini in zona.
Dagli inizi della sua avventura con la sua fattoria, Gudeta ha assunto e addestrato un migrante del Mali e un rifugiato del Gambia a lavorare come pastori per dare una possibilità a due persone che, come lei, hanno dovuto fuggire dai loro paesi per motivi economici o politici. Sembrava il paradiso, lavorare duro non era un problema per una donna abituata ad altro e grazie al suo lavoro e alla continua ricerca di un prodotto di qualità superiore ma sempre attaccato alla tradizione secolare Mochena, il formaggio sfornato dalla sua mini-azienda era servito nei più grandi e rinomati ristoranti locali, tanto da far saltare di gioia il presidente della Associazione dallo stesso nome. E poi…

E poi la realtà diventa un’altra, una realtà purtroppo dipinta di rosso, colore del sangue anche di persone che arrivano dall’Eritrea : uno dei due dipendenti, in un attimo di follia ha ucciso Gudeta per una faccenda di denaro, di soldi, di maledetti soldi. Un lavoro di vent’anni massacrato in pochi istanti, una gran bella ragazza che meritava di più, che meritava di vivere la sua vita, la vita che aveva scelto e per cui aveva lavorato sodo e non si era mai tirata indietro.

Potete trovare la sua storia completa in quasi tutti i maggiori quotidiani italiani, non ho voluto rifare o scopiazzare gli articoli già stampati, ho solo voluto ricordare una persona che aveva una bellezza tutta particolare, sia interna che esterna!

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