Gruppo Melitea | 11 marzo : Diario di viaggio a Cutro
Il 26 febbraio un barcone è affondato a cento metri dalla spiaggia di Steccato di Cutro. Ad oggi sono stati recuperati 79 corpi, di cui 32 minori di 18 anni, tra questi 22 minori di 12 con anche qualche neonato. Una strage che poteva essere evitata. Una rete informale ha organizzato una manifestazione nazionale sulla spiaggia del naufragio. Abbiamo scritto un diario della giornata, per condividere pensieri ed emozioni.
© Foto originali di Eddy
5:37
Tutti – uno. Si parte.
Molti giovani, qualche persona più avanti d’età. Il clima è quello descritto da Giovanna Marini nella bellissima canzone. I treni per Reggio Calabria ..
.. Una gioiosa determinazione
Ascoltiamola 👇👇👇👇
Andavano col treno giù nel Meridione
Per fare una grande manifestazione
Il ventidue d’ottobre del settantadue
In curva il treno che pareva un balcone
Quei balconi con le coperte
Per la processione
Il treno era coperto di bandiere rosse
Slogan, cartelli e scritte a mano
Da Roma Ostiense mille e duecento operai
Vecchi e giovani e donne.
Tre punti in comune: la grande manifestazione, il Meridione e la stazione Ostiense.
Niente bandiere, niente cartelli, solo persone che si riconoscono tutte nel comune sentimento di solidarietà verso le vittime e i loro parenti e nella lotta contro leggi e comportamenti disumani.
Pochi minuti dopo la partenza, poche voci, si recupera un po’ di sonno.
8.30 Autogrill per sosta. gli autisti hanno l’obbligo di turni non superiori alle 4,30 h. E devono fare una sosta di 45 minuti o due di 15 e 30.
Il silenzio della prima parte del viaggio è ora sostituito da voci che scambiano pensieri, racconti. Il pensiero va a chi, senza mai essere salito su una barca, viene ammassato a costi folli su vecchie e pericolose barche. Noi seduti su un comodo autobus riscaldato…
All’area di sosta, viaggiamo sullo stesso pullman, un volto conosciuto. Lucrezia con Michele, ci siamo incontrati alla presentazione del libro “Processo alla solidarietà” La Giustizia e il caso Riace al quale con Luigi Manconi ha collaborato.
10:30 cambio di autista. Un pullman da Napoli, diretto come noi a Cutro nel piazzale. Ritrovo Gianluca di A3f di Napoli che ha partecipato alla staffetta di Melitea “Sulla stessa rotta Abolish Frontex”. Ecco anche oggi ci siamo incontrati sulla stessa rotta, stavolta da Nord Sud.
Si riparte.
Don Mattia, il cappellano di Mediterranea parla al microfono.
Qual’è il senso di questo viaggio?
Stiamo andando per rinnovare un patto di fraternità e sororità con i migranti, andremo sulla spiaggia di Cutro anche per chiedere perdono a quelle vittime, certamente morte per assenza di soccorsi, ma anche per la nostra responsabilità di non aver fatto tutto il possibile per evitarle. Il dominio del mercato si è impadronito delle nostre vite. Andiamo a rinnovare il nostro patto contro il capitalismo, il razzismo, il patriarcato, il neocoloniasmo, vere cause delle migliaia di morti in mare. Dobbiamo ritrovare lo spirito della resistenza, perché devono tornare ad avere paura di noi. A Genova nel 2001 hanno avuto paura. Per questo hanno criminalizzato quel movimento. Per questo noi dobbiamo ritornare a combattere indifferenza e paura che ha contaminato la nostra società. Abbiamo uno strumento fortissimo, i nostri corpi, dobbiamo trovare le ragioni e la forza di unirli.
Uno scandalo ed un oltraggio la targa che ha estrapolato le parole del Papa di condanna ai trafficanti, che da 10 anni parla dei migranti e che come primo atto del suo pontificato si è recato a Lampedusa; uno scandalo che non ci siano state invece impressi i nomi delle 74 vittime, l’ultima ritrovata questa mattina e uno scandalo che abbiano voluto legare il provvedimento che restringe accoglienza ed asilo al luogo nel quale hanno dimostrato tutta la loro disumanità.
Parole emozionanti. Parole vere che arrivano forti e l’applauso che ha concluso il suo discorso è stato un modo per condividere e ringraziare Don Mattia per aver espresso con tanta forza il pensiero comune.
14:30 arriviamo.
Ci sono già molti pullman sul piazzale e parcheggiate ovunque. Una macchina con la fascia tricolore sul cruscotto parcheggia. Alla guida un signore sui 65 anni. Nessun autista. È il sindaco di un paesino della Sila che non è voluto mancare. Senza gonfalone e vigili urbani. Per unirsi al corteo. Gli stringo la mano.
Siamo alla coda del corteo. La delegazione Anpi ha portato dei fiori da distribuire, tulipani, rose, garofani. Ho promesso che avrei messo un fiore. Ho scelto una rosa dai colori tenui, mi sembra la più adatta per offrirla al mare che ancora custodisce corpi esanimi.
Il corteo inizia a sfilare lentamente, un corteo silenzioso, mille bandiere gonfie di vento. Esce il sole. Si sentono tanti dialetti, molti siciliani, ci sono persone scese dal nord. Milano, Ravenna, Venezia, Treviso, quelle con cui ho parlato… Perché il corteo è anche incontro è relazione umana.
Un viso conosciuto. Cecilia Strada con i ragazzi di Resq. Non la vedevo da anni e abbiamo fatto un pezzo di strada insieme. Ci siamo raccontati, ci siamo riscambiati i numeri. Una promessa, ci sentiremo!
Dal fondo non si vedeva bene la testa del corteo, lungo più di un kilometro.
Ecco la voce inconfondibile di Andrea Costa con i ragazzi di Baobab, c’è anche Alice e Papa, un ragazzo senegalese che ha aspettato 14 anni per avere il suo primo permesso. Anche con loro abbiamo fatto un tratto di strada insieme.
Arriviamo alla spiaggia. Stanno parlando persone scampate alla tragedia. Mi avvicino. E tra la piccola folla intorno agli altoparlanti c’è anche lui: Stefano Galieni. Ci incontriamo quasi sempre. Un abbraccio lungo e forte, nel riconoscersi uniti dalle stesse lotte. Parla una ragazza. “Ho provato con tutte le mie forze a salvare il mio fratellino di 6 anni. Non ci sono riuscita e questo pensiero mi accompagnerà tutta la vita. Non lasciateci soli, ringrazio tutti quelli che sono qui a portare un fiore, ma continuate nella vostra lotta a sostenere i migranti, non abbandonateci”.
Altri giovani si succedono al microfono. Chi dall’Afghanistan, chi dall’Iraq, chi dall’Iran. Paesi “liberati” dalle cosiddette democrazie occidentali. Volevano esportare democrazia, hanno lasciato dolore, violenze, fame e genocidi. Chi fugge da questo ha diritto alla protezione internazionale, riceve nei Paesi di transito altrettante violenze, numeri non esseri umani.
Una bandiera Palestinese. Mi avvicino. Cecè e Maria, due siciliani che ci ricordano le sofferenze del popolo che subisce ogni giorno violenze ed omicidi da parte degli invasori. Per alzare il livello del conflitto, Israele ha dato pieni poteri al governo più di destra della sua storia.
Pianto la bandiera di Melitea e mi siedo sulla spiaggia, piantando quella rosa che mi ha accompagnato in tutto il corteo. La bandiera di Melitea, scossa dal vento forte, le rende un mite omaggio.
Guardo il mare. Lui non è responsabile, non ha colpe, se avesse voce direbbe:
“Sono stanco di ascoltare urla strazianti, pianti, preghiere di chi lasciate morire nelle mie acque. Quelle migliaia di corpi, che ogni anno si aggiungono alle decine di migliaia che già avete fatto morire voi, chiedono verità e giustizia. Sono stanco che, dopo aver finito le guerre tra voi, popoli ricchi, ne abbiate intrapresa una che non potrete mai vincere, quella contro le persone in movimento. Io voglio essere un mare di pace, cooperazione e benessere. Voi, che di umano conservate solo il nome del vostro genere ma non il significato profondo del valore della parola “essere umani”, nel nome di una fratellanza e sorellanza che avete seppellito nel fondo delle vostre coscienze, se ancora ne avete, Voi che utilizzate le ricchezze che rapinate ai poveri per armarvi meglio contro di loro, Voi che pagate gli aguzzini, le guardie costiere, per tenerli lontani dalle vostre case, i trafficanti che gestiscono i corpi come in un girone infernale, Voi sappiate che sarete responsabili di tante altre morti di bambine e bambini, di donne e uomini se non cambierete le vostre leggi disumane”.
Mi rialzo. Due passi, ecco Alfonso di Catania. Il suo striscione: Abolish Frontex.” La rete antirazzista catanese si fa sentire sempre. Mi fa piacere rivederlo. Da anziano militante “scusa, vado a distribuire un po’ di volantini” e si infila tra i manifestanti. Parlano dell’operazione Nato Dinamyc Manta 2023, esercitazione antisommergibile ospitata in Sicilia. In questo caso i porti siciliani sono agibili e vietati alle Ong.
Un’altra signora si avvicina con un pacco di volantini.
“Lei conosce l’Ice, l’iniziativa dei cittadini europei? Ne stiamo lanciando una, riguarda una proposta di legge sul bando della tortura e della violenza dai confini europei” Le sorrido “guardi la mia bandiera…” li per li mi guarda stupita… ” Melitea ha aderito fin dalla prima ora alla Organizzazione dell’ICE!!” C’è Luciana laggiù… Anche lei non è voluta mancare. Pezzi di vita che si incrociano. Parliamo della raccolta firme. Un milione in un anno, con un minimo di raccolta per ogni Paese, che devono essere almeno 7. Sono tantissime. L’ICE proposta da Assopace è arrivata a 360.000!
Il sole sta tramontando, la spiaggia lentamente a svuotarsi. Sono le 18.00 di un giorno intenso. Camminando si parla con il vicino. Si torna ai bus.
Mancava agli incontri Elena Coniglio, bravissima fotoreporter, giornalista ed attivista. A pochi metri dalla fine del viaggio appare, una presenza cercata, evocata quasi, che si materializza nel nulla. Anche con lei un forte abbraccio, felici di rivederci!
È stato deciso di cenare qui a Cutro.
Vorrà dire che arriveremo molto più tardi del previsto.
“Non disperdiamo l’energia che abbiamo portato e trovato qui. Continuiamo la nostra lotta” con queste parole Don Mattia, prete e compagno conclude una giornata che con le forti emozioni che ha suscitato ci ripaga di una fatica di un lungo viaggio.
Alle 5:34 arriviamo a Stazione Ostiense.
Una giornata intensa e commovente. Sentimenti complessi e contrastanti, forti. Il dolore, guardando quel mare, la compassione con un fiore, la gioia di essere tanti e convinti di fare la cosa giusta, l’incontro con tanti amici e compagni di lotte, i nuovi compagni incontrati in questa giornata, il senso condiviso e l’impegno che ne scaturisce nelle parole di Don Mattia.
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