Giù dai Colli : Sempre all’ordine del giorno…
Anche dopo tutti questi anni, ogni volta che sentiamo il “Giù dai Colli” un brivido straordinario attraversa tutta la schiena, quante storie e quanti ricordi…
Foto originale tratta dal sito ad hoc
Carissimo Flavio, è una bellissima pagina di storia che merita di essere postata sul nostro sito. Conoscevo a grandi linee la vicenda, ma non quei bei particolari che Giorgio Mesturini rievoca al vivo.
Il ritornello è sempre attuale in ogni latitudine, sotto ogni cielo, dove ci siano giovani che desiderano essere amati, accompagnati, fatti grandi come uomini e come cristiani: DON BOSCO RITORNA FRA I GIOVANI ANCOR !
E’ sia un’affermazione sia una invocazione, soprattutto un grido di gioia. La musica ha ritmo di marcia e mette allegria in corpo, soprattutto quando è accompagnata da una banda strumentale …
Grazie dunque carissimo Flavio e anticipati auguri di buona festa del nostro comune padre, maestro e amico.
Con affetto.
don Gianni
Carissimo don Gianni e carissimi tutte e tutti, stiamo per entrare nella settimana che ci porterà alla celebrazione del 31 gennaio giorno nel quale la Chiesa commemora S. Giovanni Bosco. E proprio a questo proposito vorrei condividere dapprima con tutti voi una storia che avevo raccolto anni fa nella Parrocchia Salesiana del Valentino qui a Casale, per la quale avevo richiesto qualche informazione in più che ho ricevuto.
Quanto trascrivo è stato pubblicato l’8 febbraio 2018 su “la Vita Casalese”, giornale d’informazione della Diocesi di Casale, a firma di Giorgio Mesturini, curatore tra l’altro di una pubblicazione dal titolo “I salesiani a Casale Monferrato e dintorni”.
Un caro saluto e Buona Festa per il 31 gennaio!
“Durante i recenti festeggiamenti a S. Giovanni Bosco, la cui ricorrenza liturgica è il 31 gennaio, giorno della sua morte, il tradizionale canto “Giù dai colli…” è risuonato poderoso in tutte le case salesiane nel mondo, ma non tutti conoscono la vera storia di questo canto; occorre partire proprio da quel 31 gennaio 1888, data nella quale morì a Torino don Giovanni Bosco, presso la casa di Valdocco.
La congregazione salesiana, nella persona di Don Michele Rua che divenne poi il primo successore di Don Bosco, manifestò il desiderio di tumulare la salma del futuro “Santo dei Giovani” all’interno della Basilica di Maria Ausiliatrice, costruita proprio per volere di Don Bosco su ispirazione della Vergine Maria che gli apparve in sogno, ma le autorità furono irremovibili nel negare il permesso. Vigeva allora la legge napoleonica che non consentiva, per motivi di igiene, sepolture in luoghi privati, chiese e case all’interno della cinta muraria della città. La salma di Don Bosco venne così tumulata nella casa salesiana di Valsalice, sulle alture di Torino, che essendo esterna al perimetro cittadino, non aveva particolari vincoli, nella Cappella detta “delle Missioni Estere”
Quando nel 1929 Don Bosco venne portato agli onori degli altari con una solenne beatificazione, fu ottenuto finalmente il permesso delle autorità di traslare in città la salma del Beato Giovanni Bosco, all’interno della Basilica di Maria Ausiliatrice, che avvenne il 9 giugno 1929. Per l’occasione venne indetto un vero e proprio concorso per la composizione di un canto ufficiale che avrebbe accompagnato la solenne processione da Valsalice a Valdocco. Tra i salesiani di Casale Monferrato, che stavano terminando la costruzione della chiesa di corso Valentino (consacrata nel 1933), c’era don Michele Gregorio, uomo di formidabili capacità culturali, pastorali ed organizzative, oratore ricercato, ma soprattutto umile ed innamorato servitore del Signore, che seppe dare alla comunità valentinese uno straordinario impulso di crescita cristiana e sociale.
Don Gregorio era un buon musicista ed un prolifico compositore di musica sacra; si cimentò quindi con gioia nella composizione del canto “giù dai colli…” con la collaborazione per le parole di don Secondo Rastello, in quegli anni insegnante al collegio S. Carlo di Borgo S. Martino.
Il canto fu presentato al concorso e venne scelto, da una commissione di esperti appositamente creata, a diventare l’inno ufficiale della beatificazione di Don Bosco.
Evasio (Vasot) Zavattaro, diventato poi sacerdote e Canonico della Cattedrale, che stava nel 1929 frequentando l’aspirantato al Valentino, fu il primo a cantarlo da giovanissimo e racconta: “Nei primi mesi del 1929, un giorno mi chiamò don Gregorio: vieni – mi disse – ho composto un canto e lo voglio provare coll’accompagnamento.
Entrammo in un’aula situata presso il teatro, dove c’era un armonium…Don Gregorio pose le mani sulla tastiera…
Era l’inno “Giù dai colli”. Da quell’umile aula del Valentino il canto di Don Bosco prese l’avvio per il mondo.
Il poeta don Rastello, con straordinaria intuizione, aveva paragonato la discesa di Don Bosco dai colli torinesi con Mamma Margherita nel lontano 1846 con la discesa delle sue spoglie dagli stessi colli nel giorno della sua gloria, il 9 giugno 1929. Don Bosco ritorna fra i giovani ancor, ti chiaman frementi di gioia e d’amor…”
Quell’armonium ancora funzionante, è conservato gelosamente nella sacrestia della Basilica del Sacro Cuore al Valentino…
Giorgio Mesturini
CI HANNO SCRITTO