Da Beirut a Padova | Seconda tappa : Adana – Istanbul
©Foto Mappa scovata su Internet …
Oggi si attraversa la Turchia da Sud a Nord in pratica, un viaggio pieno di imprevisti e anche qualche sorpresa particolarmente inattesa per non dire altro, un giorno come un altro, no kidding…
La sveglia suona presto ma non occorreva proprio, una miriade di punti rossi un po’ dappertutto sul mio corpo come tutti gli altri passeggeri dell’auto, nessuno ha chiuso occhio ma stava girando per il piano un profumo di caffè che avrebbe fatto risuscitare anche Lazzaro, ci voleva proprio anche per noi due ragazzini.
La mamma faceva del suo meglio in pratica sempre e in mezzo alla marea di bagagli e valigie, c’era anche il posto per il caffè macinato e la Bialetti da sei tazze, non ci crederete ma è proprio tutto vero. La prima cosa che si faceva era trovare la presa elettrica per infilare anche la piastra minuscola nel circuito elettrico della stanza, anche se devo ammettere che la presa elettrica nella prima camera d’albergo non faceva proprio sognare nessuno, tuttavia il caffè é sempre il caffè e alla mattina era ed è rimasto sacrosanto per tanti, italiani o meno poca differenza.
Daniele ed io insieme a Luigi si va fare qualche compera, ripeto che le aree di servizio Agip non se ne trovava neanche con un satellite americano sopra di noi, pane arabo o turco, come in questo caso, dei pomodori e qualche altra forma di cibo da utilizzare per un pranzo chiamiamolo al sacco, cioè ci si fermava a metà strada per un panino! Tanto formaggio e una specie di «labneh» da far impallidire quello sfornato dal libanesi, pezzi di tonno tagliati da un tonno intero o quasi, tonno che era in un barile e ricoperto con tanto olio, una leccornia che mi fa ancora sbavare mentre scrivo queste righe, cetrioli e vai col tango!!!
Avevamo con noi una specie di frigo portatile, tipo quello delle scampagnate di una volta, e anche se era senza elettricità il tutto veniva collocato in questo frigo in uno degli angoli del bagagliaio della Ford Falcon. Per tre giorni abbiamo fatto un picnic ogni mezzogiorno ed era anche il momento in cui Daniele ed il sottoscritto facevamo quattro salti a destra e a sinistra per evacuare le ore di auto sempre seduti, con Luigi che cercava di pulire il vetro dell’auto come un normale tergicristallo. Solo che non si poteva assolutamente utilizzare il tergicristallo per il numero di «morti e feriti» che erano in pratica agglutinati sul parabrezza stesso con la conseguenza di avere strisce di insetti e altro sulla totalità del vetro anteriore della macchina, da non vedere neanche un millimetro della strada davanti a noi. Cosa che faceva incavolare il papà che aveva chiesto più volte di NON cercare di pulire il parabrezza. E, come da copione, noi tre abbiamo sempre cercato di pulire il parabrezza ogni volta che ci si fermava.
La mamma è sempre più debole e non riesce ad ingoiare neanche un pisello, diamo tutti una mano ma Luigi, proprietario del ristorante 222 di quell’epoca, era salito in cattedra e sfornava panini e altre leccornie con tutto quello che avevamo comprato e devo dire che si mangiava proprio bene anche se si tratta sempre di picnic : me li ricordo ancora i «panini», da leccarsi i baffi…
Direzione Ankara, capitale della Turchia, una delle puntate del viaggio di oggi, un caldo asfissiante anche in Turchia, finestrini a metà per non aggravare la situzione della mamma, sempre distesa sul sedile posteriore. La strada era larga come un’autostrada normale di quei tempi in Italia ma a parte qulche cammello, buoi e pecore con i rispettivi proprietari non c’era anima viva. Purtroppo l’autostrada si rivela una catastrofe, buchi immensi ogni due o tre chilometri, papà o Luigi devono in pratica rallentare al massimo per non sprofondare nei “crateri” creati da mezzi molto più pesanti della nostra Falcon, sembrava essere assieme a Tognazzi nel famoso film “Il Federale” con la famosissima replica «Buca, Buca con acqua», uno spasso unico ma fino ad un certo punto. Non vi dico la sorpresa quando ad un certo momento sul lato della strada troviamo un camion enorme con targa italiana e l’autista che sta fumando una sigaretta appoggiato allo stesso camion. Ci fermiamo. Domandiamo tutti da che parte arriva e perchè si trova in “sosta” sul lato della strada. L’autista, circa 30 – 35 anni era partito dall’Italia due o tre giorni prima e si doveva recare ad Ankara per scaricare il contenuto del camion con una stiva lunghissima e depositare il carico completo senonchè il motore ha perso qualcosa in uno dei tanti “buchi” e sta aspettando il collega che è riuscito a fermare un’auto che lo sta portando ad Ankare per poter trovare un qualsiasi carro attrezzi che possa aiutare o al limite riparare il pezzo che si è rotto. Il tutto, ovviamente, mandando a quel paese uno di quei famosi buchi tanto cari a Tognazzi! Papà chiede se possiamo fare qualcosa o al limite accompagnarlo ad Ankara ma l’autista, con un sorriso Durban’s, ci spiega anche che non può assolutamente lasciare il camion da solo in mezzo alla strada, verrebbe svuotato in men che non si dica! Lo guardiamo tutti increduli : non c’é anima viva per chilometri e chilometri e Luigi sorridendo gli fa notare che sarebbe quasi un miracolo riuscire a svuotare un camion di quella stazza chiuso a doppio lucchetto e in mezzo ad una strada che assomiglia sempre di più ad un passaggio fra le dune di un qualsiasi deserto. «Grazie al miraggio dovuto al calore, sanno ormai tutti, beduini e tribù intere che vivono in questo mezzo deserto con famiglie, bambini e del bestiame qualsiasi, che mi sono dovuto fermare e non aspettano altro che me ne vada per rubare tutto quello che sto trasportando» risponde l’autista, «rubano tutto quello che trovano e lo rivendono per farsi qualche soldo, quindi non mi sposto neanche di un centimetro!» Papà chiede la natura del carico che sta trasportando e l’autista lascia tutti di stucco : «trasporto frigoriferi, tutti nuovi!!!!!» Non si sa più se ridere o quasi ma il nostro viaggio continua e ci rimettiamo in cammino per la capitale turca, salutando molto caramente l’autista ed il suo carico di frigoriferi!
Il caldo comincia a spappolare qualsiasi centimetro dell’auto, spunta davanti a noi anche il famoso miraggio di cui prima, non il camion ma la città intera di Ankara era a mezz’aria davanti a noi e scendeva mano a mano che ci avvicinavamo! La strada ballava davanti a noi causa il caldo ed il solleone ma vedere Ankara a mezz’aria come un qualsiasi astro in mezzo al cielo era una cosa fra il meraviglioso e l’allucinante, mai visto una cosa del genere prima e devo anche ammettere che non esiste neanche una foto del miraggio, purtroppo…
Si arriva ad Istanbul finalmente, tappone alquanto stressante e interessante allo stesso tempo, l’albergo dista a mille miglia dalla camera della Locanda della notte precedente e per farvela corta corta Daniele ed io si giocava a calcio, basket e tennis con tutto quello che abbiamo trovato nella camera, stanza enorme e da cui si assaporava un panorama mozzafiato, il Bosforo e la circolazione pari a quella di Beirut, un concerto di clacson da far spavento agli autisti dei “Services” di Beirut, una marea di colori e tinte da lasciare a bocca aperta qualsiasi pittore impressionista senza fiatare! Dopo una doccia salutare e necessaria ci si ritrova tutti nella hall dell’albergo, una fame da lupo e con la mamma che stava molto meglio e che non voleva assolutamente perdere la cena dopo aver fatto digiuno per un giorno e mezzo. Il Concierge dell’Hotel ci indica un ristorante non proprio distante e riusciamo a trovare un tavolo in un ristorante enorme per tavoli e spazio all’interno. Il paesino della notte precedente ci stava tutto all’interno del ristorante e dopo una trafilata di spiedini alla brace ci sialmo accorti che la mamma era l’unica donna all’interno, caso strano…
CI HANNO SCRITTO