Da Beirut a Padova | Quarta tappa : Belgrado – Padova

da | 12/12/2022 | IMMAGINI DI MEMORIA | 0 commenti

©Foto Mappa scovata su Internet …

Padova, meta agognata dopo in pratica quattro giorni in auto, giorni belli, straordinari e pieni di sorprese anche nel caso dell’ultima puntata…

Un’altra notte di riposo completo, non ho più nessun ricordo di quello che é successo dopo la “Pasta e fagioli versione slava” mi ricordo molto del piumone ma si incomincia tutti ad essere molto stanchi di restare seduti per 8 o anche 9 ore in auto, sta diventando una mezza tortura per noi due fratelli, non poter sgranchirsi le gambe più spesso ci obbliga a sederci in maniera poco ortodossa, non si vede l’ora di arrivare a Padova!

Il viaggio di oggi incomincia con una luce rossa in testa a papà prima ancora che sul cruscotto della Falcon : rimane poca benzina e se non troviamo una Stazione di Servizio prima di mezzogiorno, si rischia di restare in Jugoslavia ancora per un po’!! Luigi tira fuori la guida delle Stazioni di Servizio e trovata la pagina per chi viaggia in Jugoslavia riesce a trovare una pompa di benzina normale da qualche parte fra Belgrado e Zagabria (non mi domandate dove ci siamo fermati ma non me lo ricordo proprio per niente), pompa che serve più che altro a rifornire la marea di trattori dei contadini del posto. Apriti cielo…

La sei cilindri funziona con benzina Super e anche se la benzina Normale potrebbe salvarci dalla «panne» secca secca, una auto con sei cilindri non è per niente “amica intima” della benzina normale. Papà e Luigi decidono dopo una “riunione” sui sedili davanti della Falcon di cercare di riempire almeno una parte del serbatoio con la benzina Normale e poi, una volta attraversato la frontiera di riempire il tutto con la Super alla prima Stazione di Servizio in territorio italico, in pratica a Trieste. Quindi Luigi incomincia a smanettare con il libro delle pompe di benzina e indica a papà la strada a seguire per il famoso «AGIP» in mezzo alla campagna fra Belgrado e Zagabria, come già detto. Solo che dobbiamo lasciare la strada principale e inoltrarci veramente in mezzo a campi e paesini di quattro o cinque casupole, con tutti fuori di casa, specialmente bambini e ragazzini, con gli occhi sbarrati dalla visione di un mastodonte color verde che cerca di arrivare alla famosa pompa senza dover spingere il famoso mastodonte, appunto.

C’é voluta una mezz’ora o forse anche un po’ di più, non ha importanza in ogni caso, troviamo in uno di questi paesini una pompa di benzina per i trattori locali appunto, pompa che era “a mano” e non come una di quelle che si potevano trovare in autostrada anche in quei giorni lontani. Cioè, il «benzinaio» doveva pompare la benzina in un recipiente al di sopra della pompa e poi farla scendere nel serbatoio aprendo un rubinetto : vi posso giurare che sono ancora mezzo incavolato, per non dire altro, per non essere riusciti a inquadrare e fotografare la scena del rifornimento!!!!! Ne avrebbe valso la pena ma neanche uno dei cinque presenti in auto che ha avuto l’accortezza di prendere una o più foto per un ricordo strabiliante e fuori da ogni logica temporale!!! Ammetto anche che la stanchezza non faceva più ragionare normalmente nessuno, neanche noi due ragazzini…

Il viaggio fino alla frontiera italiana non me lo ricordo proprio per niente, anche se devo ammettere che non é successo assolutamente nulla di particolare o sensazionale, sui sedili posteriori la mamma e noi due ragazzini si dormiva o forse dovrei dire si sonnecchiava, una stanchezza incredibile mentre papà e Luigi battagliavano con il sonno e la fatica accumulata per non addormentarsi anche loro, qualcuno doveva rimanere sveglio, ci mancherebbe altro…

Appena dopo la frontiera la strada diventa autostrada, Trieste non é più distante e si decide di fermarci a Trieste città per un pasto normale e far lavare e ripulire l’auto da tonnellate di sabbia e terra accumulatasi sulla carrozzeria e un milione e mezzo di moscerini che avevano fatto il viaggio con noi da Beirut, la ripulitura del vetro anteriore era stata abbandonata dopo Belgrado.
Ci indicano un ristorante alla stazione ferroviaria di Trieste e guarda caso c’era anche una Stazione di Servizio che oltre al pieno di benzina Super poteva anche lavare l’auto fin che si mangiava in Ferrovia.
Scendiamo tutti dalla Ford Falcon, mentre il responsabile della Stazione stessa osservava e studiava l’auto da tutte le parti, anche lui mai visto il transatlantico verde pisello. Papà é l’unico ad aprire bocca, Luigi, la mamma e noi due eravamo in apnea dalla stanchezza e dalla fame. Faceva un caldo della malora anche a Trieste e papà cerca di ottenere una lavata da premio Oscar per l’auto spiegando al responsabile stesso che si andava a “pranzare” di fronte nel frattempo.
Il responsabile guarda la targa dell’auto, guarda tutti noi squadrandoci dalla testa ai piedi e poi con un italiano con forte accento triestino dice a papà, aperte le virgolette, “Mi scusi ma dovrei dirle che per uno che arriva da un paese lontano lei parla l’italiano correttamente e senza accenti particolari”! Non l’avesse mai detto : papà si gira e con molta calma gli risponde “Che a fi…lovia de to mare, so anca veneto e parlo il veneto mejo de ti, che a mona de to sorea”… Una risata generale e poi tutti a pranzo in quel del ristorante delle ferrovie statali di Trieste!

Trieste a Padova é tutta autostrada e non succede proprio niente ma non vi dico il “pubblico” che ci aspettava in quel di Via del Giardinetto a Voltabarozzo di Padova, sembravamo degli attori famosi che arrivavano per aereo, la famiglia di papà e quella della mamma al completo, circa una quarantina di persone, più tutti i vicini di casa del nonno che ormai erano a conoscenza del prossimo “atterraggio” della navetta Ford Falcon, più verde di prima dopo la lavata a Trieste. Un casino tutto italiano, una baraonda di cugini e cugine che ci domandavano, a Daniele e a me, come ce l’eravamo passata in auto per tutto questo tempo e com’é la vita in un paese arabo come il Libano. Il nonno tira fuori la grappa e incomincia a servirla a tutti gli adulti presenti, avrei bevuto anch’io un sorso di grappa, un bicchierino qui e uno la e la grappa era sparita in trenta secondi. Neanche un secondo dopo e tutti i vicini erano arrivati con altre bottiglie di grappa, addirittura il dirimpettaio del nonno era andato a prendere una delle sue bottiglie, correggo, un bottiglione di un litro e mezzo di grappa fatta in casa che non se l’é scordata neanche Luigi, poco propenso ad alcol del genere!!!

Siamo veramente arrivati in Italia!!!

Mi fermo qui, la storia potrebbe continuare ancora un po’ ma racconterei di persone e di fatti che non interesserebbero più di tanto, una famiglia grande come la nostra assomiglia a tante altre famiglie sia italiane che libanesi o turche. Spero veramente aver risposto a tutte le attese di questi quattro giorni in auto, da una parte all’altra del Mediterraneo, ho raccontato tutto di memoria e forse talvolta avrei desiderato scrivere di più, con molti altri particolari di vita in 5 in auto, ma ho desiderato più che altro raccontarvi una “storia” che mi aveva colpito allora e che mi fa ancora effetto fin che scrivo queste righe.

Vi ringrazio tutte e tutti per avermi letto fino in fondo e se avete storie del genere o fatti particolari in uno dei compartimenti della vostra “memoria” ben vengano, ci mancherebbe altro!!!!

Diego

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