Cosa hanno scritto e che cosa ne pensano gli altri…
Foto fr.sputniknews.com
Dopo il resoconto di don Vittorio, abbiamo cercato di completare, anche se molto sommario, il resoconto di quanto successo in Libano dopo le votazioni…
Si sono spenti i fasci di luce dei seggi elettorali in Libano e come scrive Michel Touma nel suo editoriale di lunedì scorso sul quotidiano “L’Orient – Le Jour” ci saranno analisi e commenti a iosa su giornali, riviste e altri tipi di media moderni.
L’Editorialista parla anche e sopratutto del “bloccaggio” da parte del tandem Hezbollah-Amal che è riuscito a “tamponare” la quasi totalità dei voti per i seggi sciiti e anche il sito “Avvenire.it” scrive che ci stava tutto il necessario per una mezza rivoluzione pirotecnica, ma non sembra esserci stato nessun fuoco d’artificio, sempre secondo i vari editorialisti…
Ma ci sono anche dei fatti significativi che secondo l’editorialista Michel Touma meritano una attenzione particolare e cioè lo scacco del candidato sciita che lo Hezbollah ha tentato di imporre a Jbeil e quanto è successo a Baalbeck-Hermel dove due candidati, uno maronita e l’altro sunnita, del gruppo delle “Forces Libanaises et du Futur” sono riusciti a infiltrarsi e quindi “bucare” la lista firmata Hezbollah.
Première lecture
L’ÉDITO | Michel TOUMA | OLJ | 08/05/2018
Le scrutin qui s’est déroulé dimanche dernier fera l’objet sans conteste de moult analyses et commentaires dans plus d’un milieu. Dans l’attente d’une possible étude approfondie des chiffres officiels dans les quinze circonscriptions et des détails du rapport des voix, une lecture qualitative des résultats de cette consultation populaire paraît d’ores et déjà nécessaire.
La première constatation qui s’impose d’emblée est que le tandem Hezbollah-Amal a réussi à maintenir le verrouillage de sa communauté en remportant, une fois de plus, la quasi-totalité des sièges chiites. Dans le même temps, le courant chiite démocrate, qui conteste la ligne de conduite de l’allié stratégique de l’Iran, s’est fait entendre de manière beaucoup plus pressante que lors du scrutin de 2009 dans certaines circonscriptions du Liban-Sud, ainsi qu’à Jbeil et à Baalbeck. Il faudra certes attendre les chiffres du ministère de l’Intérieur pour évaluer à sa juste valeur l’étendue de l’implantation de ce courant contestataire dans les zones chiites.
Mais d’ores et déjà, deux faits particulièrement significatifs méritent attention sur ce plan :
L’échec du candidat chiite que le Hezbollah a tenté d’imposer, quasiment manu militari, à Jbeil ; un échec qui illustre l’ampleur de la réaction de l’électorat chrétien à un tel diktat, d’autant que ce dernier s’est accompagné durant la campagne de plusieurs manifestations ostentatoires, à caractère sectaire, qui ont versé dans la pure provocation gratuite (à l’instar d’ailleurs, soit dit en passant, des graves comportements provocateurs hezbollahis qui se sont produits pas plus tard qu’hier soir devant le monument à la mémoire de Rafic Hariri face au Saint-Georges, ainsi qu’à Aïcha Bakkar et en plein Achrafieh).
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Cambia poco nel Libano stanco di guerra
Avvenire.it | Fulvio Scaglione | martedì 8 maggio 2018
C’erano le premesse perché il voto portasse a novità clamorose. Invece si stenta a vederne, anche se cresce Hezbollah e calano i partiti che sostengono il premier Hariri.
Poche tornate elettorali erano attese come quella che si è appena svolta in Libano per rinnovare le rappresentanze parlamentari. Il voto precedente si era svolto nel 2009 e poi per tre volte il Parlamento aveva prorogato se stesso, invocando ragioni di forza maggiore. Nel frattempo, era stato eletto un Presidente (Michel Aoun nel 2016) dopo una lunga vacanza istituzionale, era stata varata una nuova legge elettorale (2017) per passare dal sistema maggioritario a quello proporzionale e il Paese aveva seguito con stupore la fuga-rapimento del premier Saad Hariri in Arabia Saudita, con successivo ritorno in patria e rientro in carica come se nulla fosse stato. Per non parlare delle novità che il nuovo sistema sembrava favorire, dalla carica delle donne (86 candidate) a quella della società civile, rappresentata nelle liste elettorali da giornalisti, imprenditori ed esponenti delle libere professioni, e del possibile impatto di 800 mila giovani elettori che non avevano mai votato prima.
C’erano insomma le premesse perché il voto portasse a novità clamorose. Invece si stenta a vederne. Intanto l’affluenza alle urne è stata bassa: sotto il 50%, mentre nel 2009 era arrivata al 54%. E poi, i risultati ipotizzati dalle prime analisi (la nuova legge ha reso assai complicato lo scrutinio dei voti) annunciano cambiamenti, ma non svolte. Certo, la formazione sciita Hezbollah cresce e la coalizione che sostiene il premier sunnita Hariri cala. Sembra possibile che Hezbollah più Amal (altro partito sciita, guidato dal presidente del Parlamento Nabih Berry) più Movimento patriottico libero (il partito del presidente della Repubblica Aoun) raggiungano insieme la soglia dei 67 seggi su 128, arrivando cioè alla maggioranza. Ma sarebbe una novità più apparente che sostanziale, perché l’alleanza tra Aoun e Hezbollah è a rischio, Hariri (che guidava la formazione di maggioranza relativa) avrebbe comunque un peso politico tale da ottenergli la conferma alla guida del Governo e in ogni caso un vantaggio di uno o due seggi, nella volatile politica libanese, garantirebbe un bel nulla in fatto di stabilità e continuità di governo.
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