Chef palestinese vince l’Oscar dei cuochi Usa e lo dedica al suo popolo

da | 14/06/2024 | AGENZIE and CO | 0 commenti

​La foto postata su @Instagram da Michael Rafidi

Carissime e Carissimi, vi invito a leggere l’articolo qui di seguito, articolo che é stato spedito dalla « Beatrice Winebow » via lo zio Spanedda.

Buona lettura.

Don Gianni

SALESIANO DOC, SSB

Il cuoco del ristorante Albi a Washington, nato negli States ma originario di Ramallah: “In Palestina cibo usato arma. Man man che la mia carriera è progredita, ho capito che la mia identità palestinese sarebbe diventata lo scopo del mio lavoro”

Per la prima volta, è uno chef di origine palestinese a vincere il Beard come miglior cuoco. Il James Beard Award 2024 per il miglior chef è andato a Michael Rafidi di Albi, un ristorante dal sapore mediorientale aperto quattro anni fa a Washington e che si è già aggiudicato una stella Michelin. “Dedico questo premio al popolo palestinese”, ha detto lo chef. I suoi nonni materni venivano da Ramallah, in Cisgiordania: lasciarono la loro terra negli anni dopo la Nabka, l’esodo di circa 700mila arabi palestinesi dai territori occupati da Israele dopo la prima guerra arabo-israeliana del 1948. La famiglia dello chef ha ancora una panetteria in Cisgiordania.

Salito sul podio con una keffyah bianca e nera al collo, ha dedicato il premio “ai palestinesi e a tutta la gente della regione, che siano qui, in Palestina o altrove nel mondo”. Commosso, lo chef ha aggiunto che il premio “è un tributo ai nonni e al cibo con cui sono cresciuto”.

I Beards sono considerati i premi più prestigiosi nel settore dell’hospitality a stelle e strisce. Albi, che ha aperto nell’area del Navy Yard di Washington poco prima del lockdown da Covid, sta per allargarsi con un nuovo ristorante a Union Market, uno dei distretti più trend della capitale.

“Ho accettato questo premio sulle spalle dei miei antenati palestinesi, dei miei nonni e di mia madre – ha scritto poi in un post su instagram -Nonostante tutto, hanno mantenuto il loro amore per il cibo, un gusto della nostra stirpe che raccontava storie di amore, resilienza e speranza.  Man mano che la mia carriera progrediva, mi sono reso conto che la mia identità palestinese sarebbe diventata lo scopo dei ristoranti che avremmo costruito, dei menu che avremmo creato e del cibo che avremmo servito”.

Nello stesso post, lo chef palestinese-americano ha anche parlato di “cibo usato nella sua terra come arma di guerra per affamare la gente e privarla dei diritti umani. La stessa terra che per generazioni ha dato alla mia famiglia e a altri milioni di persone ingredienti e ricette, la terra che ha reso possibile a qualcuno come me essere premiato, oggi è un pericolo e tutti dobbiamo alzare la voce per difenderla”.

LA STAMPA, 13 giugno 2024 – a cura della Redazione

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