C’ERANO UNA VOLTA… I SALESIANI A BEIRUT…

Ernesto Schiaparelli – Don Michele Rua con Don Bosco 

Gran regalo per la festa di Don Bosco !!!
Non ci crederete mai ma un piccione viaggiatore dalla Terra Santa mi ha parlato di un progetto alquanto interessante e imponente allo stesso tempo di cui non “potremmo” parlarne ancora per un po’ di tempo, anche se abbiamo ricevuto il primo capitolo, ancora sotto vuoto spinto nell’anticamera della stanza dei “bottoni stampatori”, capitolo di cui abbiamo avuto il permesso dall’autore di pubblicare in anteprima, no kidding….

L’autore non è altro che il nostro don Pozzo, grande storico della genesi della scuola di Beirut nonché delegato SDB salesiani cooperatori in Medio Oriente, che sta terminando, probabilmente per la fine del 2015 a detta di don Pozzo stesso, la storia completa della scuola dei salesiani sia a Beirut che ad El Houssoun, come, quando e tutto il resto.

Don Pozzo ci ha regalato dunque il primo capitolo e ne siamo veramente fieri e troverete qui di seguito una parte del capitolo dato che le note sono talmente ben fornite e cariche di aneddoti per non dire altro che non sarei mai riuscito a pubblicare l’articolo completo senza le note appunto e non sapevo esattamente come fare per non rovinare il lavoro di don Pozzo, e quindi abbiamo racimolato questo primo capitolo in un “file” formato PDF che potete scaricare qui a fondo pagina.

Buona lettura !!!

Don Kikka – Don Gianni – Don Diego


 

Capitolo I

DALLE PREMESSE ALLA REALTA’

Dai tempi di don Bosco alla seconda guerra mondiale

I salesiani sono entrati ufficialmente in Libano nel 1952 per assumere la direzione della Scuola Italiana Maschile dell’ANMI a Beirut. Bisogna tuttavia risalire oltre 70 anni indietro, cioè fino al 1879, per trovare i primi indizi di un contatto indiretto con don Bosco

“pour que les Salésiens viennent le plutôt possible s’y établir ou à Beyrouth ou à Saïda (Sidon)”.

Lo chiedeva un sacerdote orientale, G.A. Kaoui, verosimilmente libanese, ma residente in Palestina, il quale, su raccomandazione del patriarca, era riuscito a far accettare vari giovanetti “siriani” nel “Patronnage” [sic] salesiano di Nizza mare, dove si trovavano bene. A sua volta, si dice molto contento di sapere che don Bosco abbia nutrito l’idea di mandare i suoi salesiani in Oriente, la cui presenza sarebbe provvidenziale

“pour lutter contre les patronnages [sic] protestants surtout au mont Liban où ces sectes se prévalent de la pauvreté  des parents et sous prétexte d’enseigner aux enfants les arts et métiers, en font des prosélytes”.

Prima apparizione delle scuole italiane di Beirut

Con il 1896, contestualmente all’ingresso dei figli di don Bosco in Egitto, è lo stesso fondatore e segretario generale dell’ANMI, Ernesto Schiaparelli, che, proprio da Alessandria d’Egitto, invita don Michele Rua, primo successore di don Bosco, “a ripensare alla proposta di Beirut” con l’incentivo di un possible e pronto “finanziamento relativamente cospicuo”. L’invito a “ripensare” lascia supporre che la proposta fosse già stata fatta precedentemente, ma senza successo. Di fatto, le trattative non vengono interrotte. L’ANMI, dopo aver modificato la bozza di convenzione, ricorre alla congregazione di Propaganda Fide, il cui nulla osta era necessario ai salesiani per poter accettare la proposta. Accenna alla “risposta negativa” di don Rua, ma sottolinea che la proposta viene fatta “per il bene della gioventù maschile e femm[inile] di Beyruth e per la speciale e favorevole posizione di quella città…”. Tuttavia Propaganda fa sapere a don Rua che “le condizioni ivi poste per l’accettazione di quelle scuole non si possono ammettere”, per cui don Rua continua a tergiversare. L’ANMI non demorde, e nel gennaio 1899, l’ispettore generale delle scuole italiane all’estero presso il Ministero degli Affari Esteri, A. Scalabrini, in una breve lettera indirizzata a Schiaparelli, scrive

“è urgente che i Salesiani prendano una determinazione per riguardo alle scuole di Beirut, dovendo io provvedere in tempo e prima della fine del prossimo febbraio al personale incaricato che dovrò licenziare e a quelli di ruolo che occorre destinare altrove”.

Invita quindi Schiaparelli “a mettere un po’ di suo fuoco in questa faccenda” e ad essere “ben disposto o per il sì o per il no”. Questa lettera viene prontamente girata a don Rua, con la richiesta “perché sia promossa da Roma una sollecita soluzione” e con “lo schema di convenzione debitamente corretto e ricopiato”, ma tutto si arena. Così, mentre per Alessandria si era concluso positivamente e lo stesso sarebbe avvenuto qualche anno dopo per Smirne e Costantinopoli, per Beirut, anch’essa sotto dominio ottomano, dove esisteva una scuola italiana fin dal 1872, diventata “Regia Scuola Italiana” nel 1887, si sarebbe dovuto attendere oltre mezzo secolo.

… Il seguito si trova nel file PDF qui sotto…

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Primo capitolo

Il primo capitolo formato PDF :   SDB-LIBANO-1
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