IL CORTILE | ALLIEVI
Bonapace Mario
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mario.bonapace@gmail.com |
1972 |
ROMA |
07/12/1954 |
La storia della mia famiglia (é lapalissiano) non é diversa da quella raccontata da mio fratello Nando.
A lui sono accomunato dal luogo di nascita e dalla frequentazione sia della Scuola delle Suore d’Ivrea (per quattro anni) sia della Scuola dei Salesiani (per sette anni a partire dalla terza elementare). Ho ancora vivo il ricordo delle elementari con Don Mario Pireddu ed il Prof. Lorenzo Dibeh (che ha tentato inutilmente di insegnarmi l’arabo) con i compagni Cristian (Kikki) Knoll, Nino Righetti, Franco Mondin, Victor Frisoli.
Indimenticabili anche gli anni successivi alle medie con le soporifere lezioni pomeridiane di latino e letteratura italiana impartite con tono monocorde da Don Giuseppe Rassiga, con Don Filié che correggeva, pasticciandoli con i polpastrelli, i miei disegni accuratamente realizzati a matita con la tecnica del chiaroscuro, con i compagni Gianni Marradi, Claudio Gustincic (sempre primo della classe), Rinaldo Bechini, Patrizio Russo, l’immancabile Franco Mondin, ecc.
Non trascuro il dolce ricordo dell’ultimo anno in prima liceo con la piacevole presenza femminile di Rossella Cherchi (complimenti, Rossella non sei cambiata da allora), di mia cugina Mariella D’Andria, anche lei sempre inossidabile, con cui avevo condiviso gli anni di scuola dalle Suore d’Ivrea, di Paola Di Quattro e di Giovanna Paratore. Senza escludere i compagni con cui avevo condiviso le classi della media inferiore oltre alle (allora) new entry di Adriano Di Fede, Massimo Roversi, e Paolo Lambini. Gianni Marradi, dopo le medie aveva lasciato il liceo per proseguire gli studi di musica. Visto il suo attuale successo, si dovrebbe dire che ha fatto bene.
A differenza di Nando e di molti di voi, non ho avuto l’occasione di superare l’esame di maturità dai Salesiani. La mia famiglia, nell’intento di garantire gli studi universitari in Italia per me e per i fratelli, aveva deciso di trasferirsi a Bologna nel 1968 cogliendo un’opportunità professionale che era stata presentata a mio padre.
Perciò il 27 maggio 1969 ho lasciato il Libano imbarcandomi sulla M/n Ausonia. Quell’imbarco era carico di malinconia e di speranza. Di malinconia per gli anni dell’infanzia che mi lasciavo alle spalle, per gli amici che erano venuti a salutarmi sulla banchina del porto; di speranza per una vita in un paese al quale fino allora avevo guardato come la mia vera Patria. Sapevo che lasciavo una Beirut che, a parte la breve parentesi di una vacanza estiva nel ’74, non avrei mai più rivisto com’era stata.
Ma la vita, a volte, ha in serbo per noi strani disegni.
Finché ho vissuto a Beirut mi sono sempre considerato un italiano, pur essendo libanese di nascita e di cittadinanza, ma non avrei mai creduto che 38 anni più tardi, in occasione del raduno a Roma mi sarei commosso alla vista della bandiera libanese.
Giunto a Bologna ho proseguito il liceo scientifico nelle scuole pubbliche. E’ stato cambiamento radicale ed anche un po’ traumatico: da una classe di 12 allievi mi sono ritrovato in una scuola pubblica, negli anni della contestazione, in una classe (la seconda liceo) di 36 allievi formatasi l’anno precedente. Non vi dico l’ironia dei compagni di classe quando hanno saputo che ero nato e vissuto a Beirut per 15 anni!
Gli anni del liceo a Bologna sono stati anni difficili di ambientamento nei quali sono stato combattuto tra il desiderio di ritornare per ritrovare l’atmosfera spensierata della comunitàitaliana di Beirut, non sospettavo minimamente la tragica piega degli eventi successivi, e quello di dare un indirizzo definitivamente “italiano” alla mia esistenza.
Ho perseverato nella seconda scelta. Nonostante varie occasioni di coltivare nuove amicizie con i compagni di scuola (gite scolastiche, settimane bianche, corso di vela, ecc.) non sono mai riuscito a ritrovare quell’affiatamento che univa tutti gli ex allievi dei Salesiani. Al termine di quegli anni difficili ho superato la maturità per il rotto della cuffia (punteggio 37/60), successivamente ho intrapreso gli studi universitari alla facoltà di Ingegneria Chimica di Bologna dove nel 1981 mi sono laureato con un punteggio un po’ più dignitoso di quello della maturità.
Dopo varie esperienze lavorative che mi hanno portato a Milano, Modena, Bologna e Vignola (MO) sono approdato in quel di Roma dove vivo tutt’ora e lavoro all’Eni. Questo secondo distacco, avvenuto vent’anni dopo aver lasciato Beirut per andare a Bologna, é stato per fortuna meno traumatico. A Roma ho conosciuto la mia attuale compagna Manuela con la quale divido gioie e dolori, la passione per la navigazione a vela, il piacere per i viaggi in Francia ed in Grecia e per tutto quanto possa riservarci la vita presente e futura.
Anche lei, che non ha mai vissuto a Beirut, ha condiviso le nostre emozioni in occasione del raduno dell’8 luglio scorso ed ha notato che Beirut e gli anni trascorsi dai Salesiani hanno lasciato in tutti noi ricordi indelebili, ha condiviso con me l’emozione intensa al momento di rivedere la bandiera libanese portata all’altare.
E’ stata la stessa emozione che ha tradito mio fratello: lo avevo visto spesso esibirsi in mirabili interpretazioni di brani di chitarra classica con un naturale aplomb e self control, ma quel giorno l’emozione lo ha tradito. Non ti rammaricare Nando, hai massacrato l’interpretazione della “Cattedrale” di Barrios, scrupolosamente preparata per mesi, ma hai lasciato il posto ad una migliore e più spontanea interpretazione della stessa emozione che in quel momento abbiamo provato tutti, ex allievi e non.
Non smetterò di ringraziare te per quel momento, di ringraziare Francesca e tutti coloro che si sono prodigati per la buona riuscita del raduno ed infine tutti i Salesiani che abbiamo incontrato in quella occasione e tutti quelli (Salesiani e allievi) che non ci sono più. Grazie ancora di cuore per quanto di buono e di bello Vi ho rubato.
Mario Bonapace
Molto interessante il tuo “riassunto” di vita italiana.
Ogni tanto leggo le news dei Beirutini e non posso fare a meno di ricordare le mie vicissitudini in quel di Beirut.
Sono approdato dai Salesiani troppo piccolo (elementari) per stare in collegio ma i miei non potevano fare altro, essendo per lavoro in Qatar, che all’epoca era completamente diversa da ora.
Comunque è stato un piacere (uno dei pochi) conoscerti e passare del tempo anche con altri amici.
Saluti and ..good luck for your ..senior life.
Franco