Back to the future, ma non come Marty McFly…

TUTTE LE FOTO IN STOCK
Qui di seguito il link verso la Bacheca ed il malloppo completo delle foto che siamo riusciti a innescare, un lavoro della malora fra doppioni e foto scattate male, foto che avevamo su diversi supporti, telefonini vari e macchine fotografiche digitali, ma sempre foto…
Prima di tutto vorrei fare un ringraziamento tutto speciale per la combriccola di origini SSB che abbiamo incontrato durante tutta la nostra peregrinazione fra Bikfaya, Beirut e zone limitrofe, un grande gruppo di ragazzi e ragazze che sono sempre come allora e che hanno lo scherzo pronto anche quando non te lo aspetti.
Un ringraziamento anche e sopratutto ai nostri Don, siano essi di Fidar, El Houssoun, Cremisan o anche dalla Siria, un gruppo di persone che faccio fatica a dimenticare e che mi hanno trasportato indietro nel tempo anche senza la famosa De Lorean, don Pozzo, don Gianni, don Buratti, un simpaticone di prima categoria sempre con il sorriso a metà dentro e metà fuori, senza dimenticare tutto il personale della scuola tecnica che ci ha fatto un regalo enorme per come ci hanno fatto entrare a casa loro.
Poi vorrei dire un grazie enorme alla Lilli, un sorriso permanente da un lato all’altro della simpatica faccetta, un ridere comunicativo e un farti sentire a tuo agio sempre al momento che non te lo aspetti.
Baba, un fratello che ho ritrovato dopo tutti questi anni, una gentilezza straordinaria e mai una parola fuori posto, una padronanza della lingua italiana sempre sul 9 e mezzo permanente anche dopo tutti questi anni ed una famiglia che fa un piacere enorme vedere e frequentare. Siamo rimasti in contatto e ormai ci sentiamo sempre più spesso, non mi stancherò mai di ringraziarlo per averci fatto da Cicerone il giorno che siamo andati a Fidar, una pazienza ed una calma proverbiale che faccio fatica a raccontare, parola di Webmaster.
Dulcis in Fundo, i Corsini, Marcelle e Giampiero, coppia straordinaria, una montagna di simpatia e di Savoir-Faire a oltranza, una squadra con due figlie, rispettivi mariti, con nipoti e nipotine da raccontare tutto in un libro apposta, una sorpresa nella sorpresa. Sembrano tutti arrivare da un altro pianeta, da un’altra Via Lattea, uno schiamazzare permanente con la Elisabetta in testa alla processione, 10 anni soltanto ma un senso dell’humour da far spavento anche a Benigni, e se ci mettiamo la cugina Alessia di circa cinque o sei anni, non si arriva al giorno dopo dal ridere a crepapelle.
I Corsini sono stati due Hosts da incorniciare anche a Buckingham Palace, un ristorante con la R non maiuscola ma Superlativa, un giusto equilibrio fra una cucina d’eccezione ed un locale sito in un posto da sogno, costruito pietra dopo pietra dal Giampiero nostro, con una cuoca d’eccezione come la moglie Marcelle, un pozzo di Buongustaia da far paura e una montagna di ricette italo-italiane da riempire tutti i chilometri che separano Bikfaya da Beirut.
Non saprò mai come sdebitarmi, non é e non sarà mai una questione di prezzo, si tratta di amicizia vera, di momenti fatti di quel filo di lana che ci ha legati per tanti anni quando si era tutti a scuola e che straordinariamente é risaltato fuori quando ci siamo incontrati per la prima volta la domenica mattina. Un filo di lana che non si é mai rotto e che farò l’impossibile di non rompere mai, questo lo scrivo anche in grassetto…
Un grazie a tutte e a tutti, non vi dimenticheremo mai…
In tanti mi hanno chiesto come ho “trovato” il Libano attuale, meglio o peggio di prima, anche senza i cinema della Rue Hamra e la Place des Canons rimessa a nuovo dopo la parentesi della Guerra Civile. In tanti mi hanno anche consigliato di non andarci per niente, non ci sono più i nostri punti di riferimento e rimettere le caselle del cervello a posto sembrava quasi un’ennesima scalata dell’Everest. Il “volerci andare” era molto più forte di tante considerazioni e riflessioni, ci ho messo 50 anni a fare un passo di qualche migliaia di chilometri e non mi sono messo nessuna “porta mentale” da aprire prima ancora dell’atterraggio dell’aereo sul suolo libanese.
Ve lo dico subito, subito : Beirut non é come prima, é ancora più bella di prima, con la solita confusione di clacson e auto che sono all’ordine del giorno 24 ore su 24 in pratica, con la solita tiritera ad ogni semaforo e con la solita “ricerca” di un posto per parcheggiare l’auto, non ha importanza la stazza del panfilo che si stia guidando, come non ha importanza dove parcheggi il panfilo appunto… Non é cambiata più di tanto neanche nelle zone che frequentavamo anni fa, un mare di persone in Rue Hamra che si spostano come e più di prima anche senza i famosi cinema dell’epopea nostra, cinema che non esistono in pratica più salvo qualche eccezione come il Saroulla o altri che sono diventati teatri o locali per ascoltare una band o simile, o come un un negozio multi-luce di lingerie femminile alquanto succinta proprio di fianco ad un negozio per le ragazze e donne di religione mussulmana, sposate o meno, con tutto quello che ciò comporta. In quindici giorni ho fatto un bagno salutare di Lebanon for Ever, un tuffo in un bordello benefico, efficace e prezioso, anche 50 anni dopo.
Potrei continuare per ancora un bel po’, volevo solo cercare di far capire il mio modo di pensare che appartiene soltanto al sottoscritto, non voglio assolutamente togliere chissà che cosa a chissà chi, non sono attrezzato per fare discorsi di questo tipo ma pensavo raccontarvi la mia Beirut, la Beirut che mi ha sorpreso, affascinato anche dopo tutti questi anni e che resta per tanti motivi una grande fetta della storia della Famiglia Friso, Diego Friso su tutti o se preferite Don Diego de la Vega…
Siamo arrivati!!!
SABATO 5 Ottobre 2019
Dunque, si parte da Toulouse direzione Roma e poi salto di 4 ore e passa verso Beirut, meta sognata e agognata da ormai 50 anni, non vi sto a raccontare il perché…
Una volta arrivati a Roma telefono o meglio Whatsappo il Giampiero per domandargli se ha bisogno di qualcosa, come sigarette, sigari, accendini, profumi, non si sa mai. Il Giampiero mi risponde che non solo fuma lui stesso una qualità di Marlboro ma che anche la moglie fuma, un tipo di Kent mai sentite prima e quindi, da bravi soldatini, facciamo un giro enorme per il settore “Spese & Affini” dell’aeroporto di Roma, cercando con il lanternino le sigarette fumate dalla Marcelle, che nessuno qui in Italia conosce a parte forse i contrabbandieri sempre all’erta per ogni evenienza.

Domenica 06/10 : Grotte aux Pigeons
Giampiero mi ringrazia per le sigarette col pacchetto rosso e mi assicura che possiamo trovare le Kent della moglie anche all’arrivo all’aeroporto di Beirut, arrivo che é sempre programmato per le 02:00 del mattino, salvo enormi venti che spingano l’aereo in volo…
Si arriva all’aeroporto di Beirut in orario e facciamo la fila per il passaporto, fila che sta diventando una di quelle “corsie” che troviamo ai caselli in autostrada all’inizio o alla fine del mese di luglio, tutti i libanesi con regolare passaporto sfollano abbastanza velocemente a fianco di noi e appena l’ultimo della loro fila se la squaglia, aprono anche per noi le altre file ed in pratica si avanza abbastanza velocemente. Siamo dietro ad un ragazza forse sui venti, venticinque anni, con tre o quattro pargoli e capisco che sono di origini siriane, probabilmente rifugiati che tornano da chissà dove, almeno così la penso io.

Domenica 06/10 : Grotte aux Pigeons
Arriva il nostro momento con la dogana libanese e faccio di tutto per non dire quattro cazziate in quel poco di arabo che mi ricordo di quei tempi, la mia compagna di viaggio mi ha promesso una pestata formato SUPER sull’alluce destro nel caso in cui e mi tengo le frasi scarabocchiate in testa, sarà per un’altra volta…
Come i battenti si aprono ci arriva un “Diegooo” perentorio e ci si salta e abbraccia tutti, il Corsini ce l’ha fatta ad arrivare fino all’aeroporto e aspettarci fino alle tre del mattino : si, avete letto bene, fra dogana e bagagli abbiamo fatto le tre del mattino, ora locale ovviamente…
Cadillac d’epoca, un transatlantico per noi due “europei” rimasti ad auto di dimensioni più consone alle nostre esigenze, tanto per intenderci il solo bagagliaio della Cadillac potrebbe bastare per una partita a ping-pong o quasi, siamo ritornati indietro nel tempo penso io ma guidano tutti auto di dimensioni straordinarie, con 8 o 10 cilindri, non so se mi spiego.

Domenica 06/10 : Grotte aux Pigeons
Si arriva a Bikfaya e sbarchiamo in quel della Locanda Corsini, un gioiello di Locanda, un gusto ed una propensione per le cose fatte bene e con criterio, un angolo di un pezzo d’Italia che ci fa strabiliare non appena Giampiero accende le luci sopra la zona Bar, si resta a bocca aperta anche alle quattro (04:00) del mattino, ora del primo Arak tanto per non perdere le abitudini del “FADDAL” italo-libanese.
DOMENICA 6 Ottobre 2019
La sera stessa, dopo aver speso qualche attimo per una pennichella necessaria e rilassante dopo pranzo, pranzo che abbiamo consumato appena dopo la colazione dato che il Giampiero ed il sottoscritto hanno fatto ciacola fino alle 06 del mattino e la riposatina diventava una quasi necessità, la sera stessa stavo dicendo ci si ritrova in tanti a Beirut stessa, ad uno dei locali sulla corniche di fronte alla “Grotte aux Pigeons“.

Domenica 06/10 : Grotte aux Pigeons
Quanti ricordi e quanti gelati mangiati all’epoca in pratica dallo stesso punto dove ci siamo seduti e tutta una combriccola che in pratica per alcuni rivedo dopo 50 anni esatti : Baba ci fa la sorpresa di fare un giro e venirci a salutare come la Liliana che abita poco distante, la Berta con don Gianni, Claudio Cordone insieme a Umberto con la moglie dagli USA e anche Giorgio Dandolo, senza dimenticare Marcelle e Giampiero, una caciara eccezionale, tutti che parlano allo stesso momento e tutti che raccontiamo un pezzo della nostra vita.
Gran bel momento e grandi persone o forse dovrei dire grandi ex-allievi, metto don Gianni in mezzo anche lui…

Domenica 06/10 : Grotte aux Pigeons
Beirut by Day...
MERCOLEDÌ 9 Ottobre 2019
Dopo un paio di giorni destinati a recuperare sia fisicamente che mentalmente, mi sono lanciato e con un taxi siamo partite per Beirut dopo la colazione, un ritorno alquanto straordinario per via del numero delle auto, volevo dire transatlantici, sempre più numerose e sempre più chiassose all’approccio della periferia di Beirut, una nuvola di smog permanente sopra la città dei cedri. Tutte queste auto sono purtroppo anche necessarie, non esistono treni, autobus o metropolitana, i services sono sempre presenti ma poter andare da una parte all’altra di Beirut senza auto, é in pratica impossibile, salvo con le ali di Batman…

09/10 – Rue de Phœnicie, Residenza Friso
L’autista ci porta in primis in Rue de Phœnicie dove avevamo l’appartamento, sopra il garage della Peugeot e ho ritrovato il palazzo dove abbiamo abitato per più di cinque anni, anche se il garage Peugeot non esiste più, esiste solo una enorme entrata che probabilmente diventerà il garage per gli appartamenti che si stanno ricostruendo al di sopra.
Di fronte al mio palazzo c’era e c’é ancora il ristorante del nostro Mister, il “Quo Vadis”, famoso per una delle migliori cucine italiane di quei tempi e non solo, purtroppo ridotto in pratica al midollo, chiuso anzi sbarrato e con porte e qualche finestra murate, fa quasi piangere e le foto qui di seguito spiegano molto meglio di quanto possa scrivere.

09/10 – Rue de Phœnicie, QuoVadis
Di fronte al Quo Vadis c’é ancora l’Hotel Excelsior, vuoto che più vuoto di così…, ma ci stanno lavorando e stanno cercando di rimetterlo in piedi restaurando il tutto per costruire appartamenti privati da affittare o vendere e questo potrebbe essere anche un incentivo per vedere il Quo Vadis in piedi pure o forse.
Purtroppo “Les Caves du Roy”, che erano sotto l’Hotel Excelsior, esistono solo in fotografia, con il nome di Diverio ancora stampato su una delle foto ma purtroppo il papà Mancini lo hanno dimenticato e qui sotto potete vedere tutto quello che resta del locale di un tempo.

09/10 – Rue de Phœnicie, Les Caves du Roy
SABATO 12 Ottobre 2019
Ci diamo appuntamento con Mireille et Michael Young, coppia simpaticissima che ho avuto il piacere di incontrare e conoscere grazie a Claudio Cordone, lui é stato per parecchio uno degli editorialisti di giornali e riviste di lingua inglese qui in Libano, il Daily Star per esempio, continuando a girare mezzo mondo come “Maître de Conférences” in parecchie Università e Atenei anche in Italia, ha scritto un libro favoloso che vi consiglio senza fiatare, The Ghosts of Martyrs Square, libro che parte in pratica dall’attentato sulla persona di Hariri appena fuori il St Georges Hotel, anche se l’autore ricuce tutta una sequenza ben dettagliata di come e quando il Libano é diventato il Libano. Mentre Mireille, sociologa e psicologa, ha sempre cercato attraverso il suo sito internet di ricollegare il Libano ai libanesi e a tutte quelle persone che hanno sempre il Libano da qualche parte nella memoria del database del cervelletto, attraverso storie e ricordi mai sopiti e mai dimenticati, per tanti di noi.

Michael e Mireille Young a casa loro
Tutti e due una pazienza enorme ed una conoscenza del Libano e della sua storia passata e presente incommensurabile, due ciceroni di Prima Classe per due turisti di seconda classe, ma una mezza giornata eccezionale, con un giro prima di tutto al Museo Nazionale di Beirut e per la prima volta devo dire che finalmente sono riuscito a seguire la lezione di Storia del Libano senza troppi intoppi o scherzi di compagni d’epoca. Il Museo, attraverso i vari responsabili delle Belle Arti hanno saputo proteggere una grandissima parte delle opere esposte durante tutti gli anni della guerra, non senza episodi particolari come il buco in un affresco/mosaico, buco che era stato “creato” da un proiettile di cannone e per non perdere il resto dell’affresco/mosaico hanno lasciato il foro del proiettile tale e quale come prima, salvo murare la parte esterna che da sulla scalinata adiacente.

Non si può non notare il “buco”…
Da li ci spostiamo verso la Rue Hamra, un maremoto di ricordi che affiorano ad ogni angolo, marciapiede o scalinata, i cinema sono ancora tutti li, cioè il nome e l’insegna dei cinema di una volta sono ancora lì ma le sale di proiezione hanno lasciato il posto a Bar, Caffè o anche ristoranti talvolta, negozi, anche se tutti questi ex-cinema hanno sempre le foto di allora esposte a destra e a sinistra. Alcuni sono diventati delle sale con un palco teatrale dove prima c’era il telo o schermo, o addirittura dei concerti di musica, non riesco a tirare via gli occhi dal Cinema Al Hamra, quanti film abbiamo visto qui i soliti tre dell’apocalisse, Ciccillo, Hatter ed il sottoscritto, oppure come non ricordare i famosi “poster” che erano dipinti a mano e che dipingevano, appunto, una delle scene o fotogramma del film in taglia ” SIZE SUPER-GRANDE” per non dire altro.

L’ex Ambasciata d’Italia
L’ex Ambasciata d’Italia, ovvero la palazzina dove l’Ambasciata d’Italia aveva il quartiere generale, ancora un cinema, Le Colisée, lo Strand, un bar dove andavamo a prendere una coca cola che adesso assomiglia di più ad un ristorante, ma sempre tanta gente che cammina su e giù per la Rue Hamra, negozi di indumenti femminili molto succinti accanto, proprio accanto, a negozi per le donne di religione mussulmana con foulards neri o di colore scuro ed altro di cui non conosco bene né il nome né la pronuncia, quindi mi sto zitto che forse é meglio.

L’entrata del Cinema Saroulla, diventato un teatro…
Tanti services ancora e più di prima ma come tanti anni fa nessuno ci fa caso, tutti col clacson sempre all’erta proprio come all’epoca nostra, il clacson può voler dire “attento ci sono anch’io”, oppure “guarda chi si vede, come stai?”, o anche “ce lo facciamo un caffè” o addirittura “mamma ho fame..”. In pratica sembra essere ritornati indietro con il tempo, all’epoca nostra c’erano probabilmente meno auto ma altrettanti clacson, si facevano gare per sapere chi aveva il clacson più originale, ma sempre clacson a destra e a sinistra, con il poliziotto che dall’angolo della strada organizzava il traffico attraverso il suo fischietto, talvolta ancora più fragoroso che i clacson di prima mentre un qualsiasi sciuscià gli lustrava gli stivali come nuovi. Mai dimenticato…

L’Hotel ST Georges, 100% chiuso salvo la piscina sotto, dove si giocava a poker…
Il Libano, 50 anni dopo
MARTEDÌ 15 Ottobre 2019
Alle 10 in punto del mattino ci viene a prendere Habib, tassista locale e anche una conoscenza dei Corsini, tassista che ci scorrazza prima a Harissa e quindi a Byblos, attraverso paesaggi che sono semplicemente straordinari e a ancora più belli di prima e non esagero per niente.
Harissa é quasi uguale a quando l’avevamo lasciata una cinquantina di anni fa, la statua e la seggiovia sono ancora li ma adesso troviamo anche una chiesa/cattedrale/basilica enorme e alta come un palazzo di parecchi piani, molto ma molto differente dalla chiesetta che c’era prima e che é ancora sotto la statua della Notre Dame du Liban. Una vista mozzafiato, un panorama altrettanto bello come allora e che lascia a bocca aperta anche ai giorni nostri. Meta di tanti libanesi, di qualsiasi religione o ceto sociale, un’oasi di pace in un paese che ha bisogno di tanta pace.

15/10 – Non penso occorra spiegare dove siamo…
Habib ci porta da Harissa a Byblos, una differenza in gradi centigradi che si sente subito subito, una limonata fresca diventa una quasi necessità. Byblos resta per tanti versi uno dei luoghi di villeggiatura preferita di tanti stranieri, si sente parlare in USA, italiano, cinese, giapponese, il souk sembra essere tale e quale a quando l’abbiamo lasciato in pratica 50 anni fa, salvo forse che ormai si trova da comprare in pratica tutto quello che si può desiderare senza lasciare il souk stesso, una marea di bar e ristoranti e una marea altrettanto grande di negozietti di arte locale, artefatti d’epoca antica e produzione locale di fez e roba del genere, il tutto servito da un caldo asfissiante anche nel mese di ottobre, ve lo posso assicurare…
La vecchia città é ancora cintata da muri medievali e ci si trova anche la chiesa di St. John-Mark, chiesa costruita dai crociati, così come una moschea del 17mo secolo, con il castello dei crociati costruito all’esterno delle mura e con le rovine usuali un po’ dappertutto.

15/10 – Byblos by Day…
MERCOLEDÌ 16 Ottobre 2019
Giorno particolare e anche di più, oggi si torna indietro nel tempo di più di 50 anni, un balzo alquanto straordinario e anche di più. Baba viene a prenderci e insieme ci dirigiamo verso Fidar, località dove troviamo la DBT, Don Bosco Technical School, un pezzo di scuola che non si sarebbe sdegnato neanche ai tempi nostri.

16/10 – Cosa si vede dalla scuola DBT…
Una vista eccezionale, un susseguirsi di aule, materiale di studio, macchinari straordinari per l’apprendimento di materie scientifiche e meno, come l’informatica, una sorpresa che più sorpresa di così… La scuola é semplicemente una gran bella riuscita e Gianni e don Pozzo ci spiegano per lungo e per largo come ci si é arrivati, don Pozzo era anche la persona rappresentante i salesiani che ha stabilito le modalità e la costruzione di un gioiello di scuola come questa.
Arrivano le 13:00 e, come da copione SSB, ci si siede tutti attorno al tavolo, una leccornia unica da parte di una signora che secondo me potrebbe fare la cuoca ancora per un bel po’ : insalata mista, pasta al forno, piselli con pancetta, cavolfiore alla griglia al forno e mango per dessert, il tutto che “sbarca” in diretta dal giardino poco distante, no kidding… Con l’aggiunta di un Nocino di 35 anni di età, vin rosso da capogiro ed un cognac di più di 25 anni che don Gianni ha “brillantemente” contrabbandato da Cremisan fin qui a Fidar. Con noi c’erano don Buratti e anche il direttore della scuola stessa, SIMON ZAKERIAN originario di Qamishly all’estremo N-E della Siria, senza dimenticare il confratello che ha fatto da autista e guida, DANY AL HAYEK originario di El Houssoun pensa un po’, tutti bravissimi e simpatici.

16/10 – Non era proprio un Ritiro “Spirituale” ma sempre spirituale…
Dopo il pranzo, don Pozzo, don Gianni e don Al Hayek si mettono all’opera e arriviamo a El Houssoun dopo appena un quarto d’ora di scorazzata in automobile, roba da matti, all’epoca la strada non esisteva quasi neanche e facevamo i salti mortali per evitare buchi enormi e zolle di terra che si riversavano dai campi li vicino sull’unica “strada” che ci portava su. Ora la strada é una meraviglia unica e vi posso assicurare che non assomiglia per niente a quanto si aveva allora.
La scuola, con il cortile, il campo di pallacanestro, la Chiesa e la “passeggiata” in mezzo al boschetto é tutta lì, come prima e forse anche più di prima, anche se attualmente le scolaresche che la frequentano sono sotto la responsabilità del governo libanese che ha in pratica sequestrato l’intero edificio, troppo lunga a spiegarvi ma sono convinto che riuscirò a convincere don Pozzo di scambiare con noi alcune delle sue “storie” che più vere di così…
Siamo ritornati sul campo di calcio che é stato saggiamente coperto con sabbia e anche se i sassi sono sempre sotto, non li si vede in pratica più e diventa tutto più semplice anche senza le scarpe da ginnastica.

16/10 – Non ci credevo quasi ma é sempre il famoso campo di calcio di Houssoun, senza i sassi…
Baba si é rimesso in porta e la vista mi si é annebbiata dai ricordi che mi assalivano il cervelletto in quei momenti, straordinario… Baba in porta e Giampiero ed il sottoscritto a tirare rigori. Un tuffo nel tempo di più di 50 anni che non sembrava neanche possibile fino a qualche giorno fa!!!
Prima di ripartire Don Vittorio ci ha portato su al primo piano e ci ha fatto rivedere dove passavamo le nostre giornate nel 1967 e dintorni, e le classi che all’epoca erano al fondo dell’ala, ala che é stata allungata per tante ragioni, ci siamo tutti e tre rammentati di fatti d’epoca in pratica allo stesso momento e delle stesse cazziate, roba da non crederci…
Don Pozzo poi ci ha fatto vedere la sua “collezione” di pezzi di archeologia trovati da lui stesso in mezzo alle montagne di El Houssoun, oppure trovate da altri ma sempre sotto la sua “direzione” artistica. Don Pozzo, per la cronaca, é un “giovane” di 82 anni, un “pozzo” di scienza e sempre all’erta, nel caso in cui ci sia da scovare altra roba, una collezione da far paura e anche invidia, é stato intervistato parecchie volte e la sua “collezione” é stata valutata poco più di un milione di dollari : avete letto giusto, un MILIONE DI DOLLARI!!! Non so se mi spiego, ma forse si potrebbe fare qualcosa per mettere in salvo tutto quel materiale trovato e catalogato con una minuzia particolare da don Pozzo stesso, sempre con il mail aperto nel caso in cui qualcuno abbia anche una idea in proposito…

16/10 – Una collezione nella collezione…
Epilogo
VENERDÌ 18 Ottobre 2019
Ci siamo messi d’accordo in quattro o cinque, Giampiero con uno dei suoi dipendenti, noi due e probabilmente anche la Marcelle si doveva andare a Tripoli la mattina stessa del 18 e fare uno di quei giri enormi per il famoso Mercato a cielo aperto di Tripoli appunto, un mercato unico con una sfilza di articoli talmente diversi da perdere la testa con il conto totale delle possibilità di acquisti da ipotizzare, siamo sempre sull’ipotetico mi raccomando.
Senonché Beirut ed il Libano si sono svegliati in uno di quei momenti che saranno ricordati per parecchio, non capita sempre di vedere tanta di quella gente camminare, cantare, scioperare in pratica tutti contro decisioni di un governo che non esisterà più qualche giorno dopo con le dimissioni del Primo Ministro, anche se non tutto procede come previsto al momento di scrivere queste righe (13/11/2019).

Momenti tratti dalla televisione libanese
SABATO 19 Ottobre 2019
Tutto il Libano bloccato, l’Aeroporto bloccato, l’autostrada bloccata, arrivare a Beirut da Bikfaya era un “viaggio di Gulliver” dal primo all’ultimo minuto, un susseguirsi di notizie alla televisione, radio, giornali, agenzie di stampa che si facevano concorrenza a chi stampava per primi l’ultima notizia libanese, uno straordinario momento di una nazione intera che si era tolta le scarpe per non disturbare nessuno ma che si era piazzata in sala da pranzo e non aveva nessuna voglia di tornare a casa.
Eravamo incollati davanti al televisore in pratica dodici o più ore al giorno, nessuno sapeva ancora come e cosa fare perché potessimo tornare a casa, noi si era solo ospiti e non residenti, il telefonino sempre attaccato al numero della British Airways che, guarda caso, non rispondeva neanche a pagarla, un punto interrogativo in testa permanente e duraturo…

Momenti tratti dalla televisione libanese
LUNEDÌ 21 Ottobre 2019
Insomma, per farvela breve, il biglietto di ritorno non “esisteva” più dato che la sera del sabato la BA ci informa che hanno cancellato il volo, nessuno sa quando si riparte e per non stare con le mani in mano, il lunedì 21 ottobre troviamo un taxi che ci viene a prendere, riusciamo ad arrivare all’aeroporto, mancava poco che restassimo ancora a Beirut dato che il taxi é saltato su di un dosso e la frizione automatica é morta di morte naturale e l’autista chiama una collega che arriva dopo un cinque minuti secchi, troviamo un volo della Air France e si arriva a casa nostra qui nel sud della Francia all’UNA del mattino, in pratica quasi 18 ore di travaglio per una rientrata spettacolare.

Il tassista con l’auto che é “morta” a pochi chilometri dall’aeroporto…
Che dire? Che il racconto e le fotografie mi hanno catapultato al ’67 generando tanta malinconia (non tristezza!) anche considerando le immagini dei nostri luoghi di ritrovo, ora cadenti, chiusi o trasformati….. Grazie Diego per la cronaca di questo viaggio più che mai coinvolgente e grazie per le foto che ti sono costate tanto impegno. Ti prego, se possibile, di darci una descrizione più dettagliata del viaggio, magari anche a puntate, di modo che si possa essere anche noi partecipi di questa straordinaria avventura. E accludi anche le altre foto, brutte, storte, sfuocate, non importa, perchè questa è storia viva, vero balsamo per la nostra anima. Davvero bellissimo e commovente. Grazie. Un fraterno abbraccio. Mario.