ADDIO, SIGNORA EMANUELA

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Al mattino del 30 Luglio ricevo una telefonata da Marina. Con voce alterata dal pianto mi dice: “Dalle 4,30 di stamattina mamma non c’è più”.  – “Mi dispiace per te, per Carla e Milena … Ma lei è volata in cielo. Stasera celebro la Messa per lei e per voi”.

La settimana prima Marina mi aveva accompagnato a trovare la mamma nella clinica in cui risiedeva da anni, semiparalizzata. Da circa un mese non parlava più. Le dissi che pregavo per lei e che chiedevo a Don Bosco di fare il miracolo … Non rispose niente, non aprì neppure gli occhi.  Ma con grande sorpresa due giorni dopo Marina la senti dire: “Voglio Don Bosco!”. “E perchè lo vuoi ?”. “ Voglio guarire”. Dunque aveva ancora momenti di coscienza, anche se non riusciva più ad esprimersi per l’oppressione al petto che le impediva di respirare.

Le condizioni si aggravarono. Il 26, con Marina e Carla, le amministrammo l’estrema unzione, alternandoci nelle preghiere e nei riti del sacramento.  “Padre nostro … sia fatta la tua volontà”. Le lasciai un rosario di Gerualemme e una reliquia di San Charbel, rinnovando a lui e a Don Bosco la richiesta della grazia! Evidentemente anche loro si adeguarono al misterioso disegno di Dio il quale aveva già previsto il termine della vita terrena della signora Emanuela da li a pochi giorni. Ma, almeno, fu un transito senza ulteriori sofferenze.

La notizia della morte mi colse mentre da due giorni mi trovavo in Sardegna nel paesetto natio per fare compagnia a mia madre anziana e malata. Non mi fu possibile tornare a Roma per i funerali che avrei voluto presiedere …

Avevo conosciuto la signora Emanuela Rotta Loria nel 1972 nella nostra scuola di Beirut, dove frequentavano le figlie Milena, Carla e Marina. La improvvisa morte del marito fu per lei una prova durissima che superò sorretta dalla grande fede e sostenuta dall’affetto dei membri della sua famiglia naturale e di quella salesiana di cui si sentiva parte già dagli anni della seconda guerra mondiale, in Egitto: Don Morazzani (che, grazie al suo passaporto maltese, era riuscito a mettere in salvo le scuole italiane …), Don Risatti, Don Moroni, Don Doveri, Don Praduroux …  Il fratello medico, dottor Landone,  nella clinica di Ghiza aveva assistito per anni il salesiano Don Ciglia, paralizzato …

Quella con Don Guglielmo Morazzani  era una amicizia spirituale profonda. Lui e lei avevano in comune il tratto signorile, un certo humor fine, la bontà unita a chiarezza e decisione, un grande amore a Maria Ausiliatrice e a Don Bosco. Per anni la signora Emanuela metteva nelle mani di Don Morazzani generose “offerte per le opere salesiane”. Poi continuò a farlo con me fino alla fine…

A Beirut Don Risatti e Don Moroni erano anche i suoi direttori spirituali e confessori, gli animatori dei ritiri e conferenze per le Cooperatrici Salesiane (”le cospiratrici” come scherzosamente le chiamava Don Paoloni).

Signora Emanuela , “la mamma di Milena e delle gemelline”,  era immancabile alla Messa domenicale, seguita per le signore dal caffé in direzione, mentre i signori e le ragazze, ai bordi di quel campo di sabbia rossa, assistevano alla partita di calcio dei ragazzi e dei chierici … (Don Nicola, Don Luciano, Luigi e Sergio, Luca, Romolo e Livio … ). Immancabile alla novena e alla processione di Maria Ausiliatrice, alla festa di Don Bosco; spesso accompagnatrice di gruppi in ritiro in quell’oasi di serenità che era El-Hssoun

La tragedia della guerra libanese (1975-1991) obbligò anche la famiglia Rotta Loria ad abbandonare Beirut e, nella speranza di poter rientrare presto, a lasciare a presunte persone di fiducia quanto non poteva essere portato con sé . Nel cimitero latino di Fanar riposavano il marito e i genitori…

Negli anni ’80 ebbi modo di incontrare la signora Emanuela e le figlie a Roma sia personalmente sia in occasione dei raduni degli Exallievi d’Egitto e del Libano che organizzai con Don Morazzani al “Sacro Cuore” di via Marsala. Stessa elegante signorilità, stessa cordialità! Una intenzione di preghiera che mi raccomandava: “Vedere sistemate le mie ragazze …”. Un desiderio che si realizzò pienamente nel 1989. Per una serie di fortunate coincidenze, ebbi la gioia di benedire le nozze di Marina e di Milena. Carla si era sposata già prima. Questi eventi contribuirono a rafforzare i legami di stima e di affetto tra di noi.

Ebbi anche la gioia di trascorrere una settimana a Marbella, ospite della signora Emanuela. Anche qui lei era la figura centrale, la persona di riferimento, con quello stile fatto di bontà e di fermezza, che le conquistava l’affetto delle figlie, generi e nipoti: Alexis, Livia, Francesca, Chiara, Alessandra e Luigi.

…Poi vennero le sofferenze, iniziarono le crisi di salute, e un brutto giorno anche la serie di attacchi ischemici che la lasciarono semiparalizzata. La signora Emanuela si aggrappò con tutta la sua fede a Maria Ausiliatrice e a Don Bosco, chiedendo il miracolo. Nei contatti telefonici Roma-Gerusalemme si resero più frequenti gli inviti che mi rivolgeva a pregare per lei. Le iniziali speranze di guarigione man mano svanirono. Non fu facile per una donna come lei, abituata a muoversi e viaggiare,  accettare l’ immobilità e l’ incapacità a gestirsi, bloccata su una carrozzella.  “Ma perchè proprio a me, perchè adesso ?”. Oppure in qualche momento di comprensibile sconforto, col tono di chi si sfoga con un amico: “Questo, Don Bosco non me lo doveva fare!”

Cominciava così una pesante “via crucis” di sofferenze che la degenza in una clinica specializzata cercò di alleviare. Poi il trasferimento a un’altra clinica, le terapie più specifiche, … finché il cuore, che aveva retto per anni, cedette.

Si aggiunse anche il dolore per la perdita del fratello e poi per la prematura scomparsa di suo nipote Livio … Sono stati sette anni di sofferenze che l’hanno purificata, come si purifica l’oro nel crogiolo e le anime nel purgatorio, e l’hanno preparata all’incontro con Dio in paradiso. Sette anni di sofferenza, accompagnate da un senso di impotenza, anche per Milena, Carla e soprattutto per Marina che, essendo la più vicina, la visitava giornalmente.  Posso testimoniare con quanto affetto, amore e sacrificio l’hanno assistita giorno dopo giorno. La sorella Marisa, con la quale ha vissuto una vita in simbiosi, la chiamava giornalmente da Piacenza per farle sentire la sua vicinanza e conforto. Io stesso risposi alla sua chiamata il 26 Luglio mentre mi trovavo in clinica.

Carissima signora Emanuela, grazie per quello che è stata per noi, per me. Ci siamo voluti bene, stimati, aiutati a vivere la nostra comune vocazione cristiana e salesiana. Lei ci ha preceduto “nella casa del Padre”. Preghi perché anche noi possiamo proseguire il nostro cammino nella fede, speranza e carità, nella salute e nella malattia, e giungere un giorno a lodare e godere Dio in paradiso. “Un pezzo di paradiso aggiusta tutto” – diceva Don Bosco.

Don Gianni

SSB, Non Dimenticar...