Abbiamo bisogno di una Europa politicamente integrata
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Non possiamo, a livello locale, rimanere dei semplici spettatori delle vicende politiche nazionali e internazionali quando, com’è il caso dei nostri giorni, sono in gioco il nostro benessere e quello dei nostri figli e nipoti. I populismi, che tendono a tutto rottamare senza minimamente indicare una qualsiasi soluzione ai seri problemi che ci attanagliano – particolarmente disoccupazione e migrazione – si sviluppano quando la politica si mostra incapace di affrontarli, con appropriati interventi e determinazione.
Vale la pena di rilevare, all’occasione del 60mo anniversario dei trattati di Roma che, con un’Europa di oltre 500 milioni di abitanti non politicamente integrata, i singoli Paesi membri e l’Italia in particolare, saranno assolutamente incapaci di confrontarsi con successo, nell’agone economico globale, con colossi quali gli Usa dai 325 milioni di abitanti e la Cina con ben 1miliardo e 385 milioni di cittadini.
Abbiamo urgente bisogno di un’effettiva integrazione politica e amministrativa dell’Unione Europea, alla quale dovrebbero essere domandate competenze politiche nazionali particolarmente sul piano economico. Cosi come vi è l’esigenza di una sua democratizzazione. Vale a dire dirigenti politici europei eletti direttamente dai cittadini e non nominati dai governi dei paesi membri.
Gli avversari di un’Europa unita, quali gli Usa di Trump, si felicitano per il Brexit e, allo stesso tempo, spingono verso un suo allargamento troppo rapido e poco responsabile. Hanno insistito a lungo persino per l’entrata della Turchia nell’Unione europea: una proposta per più ragioni irrealistica. In definitiva si vuole indebolire l’Europa affinché resti un mercato di libero scambio e non diventi una potenza politica ed economica. Abbiamo inoltre un parlamento europeo gigantesco e troppi commissari, ben 28, quando Jacques Delors presidente della Commissione nel decennio 1985-1995, ripeteva che il loro numero non avrebbe dovuto superare i 12.
Attualmente, in realtà, esistono due Europe: quella a 28, che è una zona di libero scambio troppo burocratica e non sempre apprezzata dagli europei e quella della zona Euro alla ricerca dell’integrazione economica del continente affinché diventi una potenza mondiale. Quello dell’Europa a 28 sarà sempre e solo un grande mercato. L’altra Europa, quella dell’Euro, dovrà portare avanti un progetto di maggiore integrazione. Vent’anni fa Germania, Francia e Italia erano potenze economiche di primo piano. Ora sono spinte sempre più in basso nelle classifiche mondiali. Dobbiamo assolutamente integrarci per divenire una potenza economica mondiale capace di sostenere la concorrenza della Cina e degli Stati Uniti d’America. Se non lo faremo. l’economia, se ne andrà altrove. Oggi siamo i primi importatori al mondo ma ricordiamoci che queste importazioni sono tutte a scapito del lavoro nazionale.
La Germania, che è la nazione che ha fatto la migliore politica economica da vent’anni a questa parte, vuole che l’integrazione, che significa anche unificazione del debito pubblico del quale l’Italia ha il triste primato, sia accompagnata da un certo numero di riforme. E ha ragione! Non si può avere un debito eccessivamente diverso tra i Paesi membri. D’altro canto, il mercato del lavoro, il sistema delle pensioni, quello di welfare a sostegno della disoccupazione e quant’altro, sono tutti elementi che devono essere simili o quasi perché sistemi economici troppo diversi finiscono per mettere un paese contro l’altro, come già sta succedendo ora.
È urgente reclamare ai nostri governanti adeguate misure per colmare al più presto le differenze e rendere cosi possibile una reale integrazione europea senza la quale il nostro futuro è seriamente in pericolo.
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